Uscire dalle logiche di un’impresa familiare e dotarsi di “spalle” più larghe per affrontare meglio alcuni mercati esteri e strutturarsi ancor di più, pur mantenendo solide basi in quella Toscana che li ha visti nascere quattro generazioni fa e crescere fino a diventare un’icona del tartufo italiano.
Non passa di mano, quindi, Savini Tartufi, una delle realtà più significative del mondo dell’alimentazione toscana. L’azienda di Montanelli (Pisa) – finita anche nel Guinness dei primati per il tartufo bianco più grande nel mondo (1.497 kg), trovato nel 2007 sotto una quercia e battuto di beneficenza all’asta al prezzo record di 330mila dollari– è stata acquisita dal fondo di private capital Italian Fine Food, promosso da Avm Gestioni.
L’acquisizione del fondo Amv
Dopo essere diventata socia di Chiara Ferragni rilevando il 20% della holding Fenice che gestisce le attività dell’influencer di moda, la società guidata da Giovanna Dossena adesso punta sui tartufi made in Tuscany, acquistando l’80% di Savini Tartufi per circa 9,6 milioni (l’enterprise value di Savini è di 12 milioni di euro).
“Italian Fine Food nasce nell’agosto di quest’anno”, spiega Dossena, “con l’ambizione di valorizzare e realizzare il grande potenziale e l’eccellenza del made in Italy nel cibo e nei prodotti di qualità. Ha un target di raccolta di 100 milioni e finora ne sono stati raggiunti 30. Con questa operazione vogliamo creare qualcosa di totalmente nuovo e in grado di contraddistinguersi nel panorama internazionale. Il tartufo ha ottenuto, nell’ultimo decennio, un proprio posto di rilievo nei mercati nazionali ed internazionali”, aggiunge la titolare di Avm Gestioni insieme a Stefano Filippini, che ha seguito l’operazione, “caratterizzandosi quale prodotto per la convivialità e superando la stagionalità. Da qui è nata l’idea di creare un campione in grado di cogliere tutte le opportunità generate dalla possibilità di unire le forze dei migliori player del settore”.
La società toscana dei tartufi, che esporta il 65% della produzione in oltre 40 paesi, sarà quindi capofila di un progetto più ampio. L’operazione, conferma l’acquirente, “è un primo tassello per la creazione di un campione del fine food italiano, su cui realizzare tutte le potenzialità del settore attraverso una crescita organica basata su future acquisizioni, sull’internalizzazione e sulla diversificazione, a partire da un’iniezione di risorse per finanziare il piano di sviluppo”.
Il processo di crescita di Savini Tartufi
Nessuno snaturamento del brand Savini, insomma. Anzi: nell’operazione viene salvaguardata la continuità, perché l’ad Cristiano Savini è stato confermato alla guida dell’azienda. È proprio lui a spiegare le ragioni della vendita.
“Siamo un’azienda storica ma a dimensione familiare, e le dinamiche di una famiglia non sono quelle di una grande impresa. Con le nostre forze possiamo continuare a crescere, ma per compiere determinati passi servono skill che forse ancora ci mancavano. La mia azienda è la mia famiglia e quest’operazione è stata fatta con grande consapevolezza, per poter dare la possibilità al brand Savini Tartufi di crescere con nuova energia vitale e finanziaria. Questa nuova strada è il percorso più giusto da intraprendere per andare oltre al sogno iniziato da mio nonno”.
Oggi Savini Tartufi produce e commercializza prodotti di alta qualità a base del pregiato fungo ipogeo: dai tartufi freschi – frutto della ricerca di 650 cavatori sul territorio – a quelli conservati, pronti a essere gustati in fette, in paté o in salamoia, fino a salse e condimenti. Savini commercializza inoltre anche altri prodotti a base di tartufo come, ad esempio, formaggi, olio, pasta, e riso.
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