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Dai cosmetici alle scarpe, dagli alcolici ai telefoni: quali sono i prodotti più rubati nei negozi italiani

Cosmetici, alcolici, calzature e occhiali. Sono questi i prodotti più rubati per numero di pezzi nel 2023. A rivelarlo è la ricerca La Sicurezza nel Retail in Italia, frutto della collaborazione tra Checkpoint Systems e Crime & Tech, spin-off dell’Università Cattolica, insieme all’Associazione del Laboratorio per la Sicurezza.

Lo studio, giunto alla quarta edizione, ha coinvolto 40 aziende o gruppi aziendali, prendendo in esame più di 103mila singoli eventi criminali registrati nei punti vendita dagli operatori della sicurezza. Secondo il rapporto, il costo economico complessivo medio delle perdite nel settore retail e gdo è di circa 6,7 miliardi di euro, pari a circa 114 euro a testa per ogni cittadino italiano.

In una situazione di questo tipo, solo un’azienda su quattro (24%) adotta sistemi di controllo automatici della merce in ingresso o uscita dal magazzino in grado di produrre dati sistematici. Le aziende identificano la localizzazione del punto vendita come fattore principale di sicurezza, seguito da elementi strutturali come la dimensione, il design, il numero di dipendenti, le misure di sicurezza adottate e l’estensione dell’assortimento.

Quali sono i prodotti più rubati?

Se consideriamo le categorie di prodotto più rubate per valore economico, capispalla e maglieria (abbigliamento) sono al primo posto, seguiti da alcolici, tonno e carne in scatola (supermercati, ipermercati e discount), calzature e occhiali (calzature e accessori). E ancora smartphone, tablet e accessori di telefonia mobile (elettronica di consumo), accessori per le smart-home e utensili elettrici (fai da te).

E la situazione non cambia troppo se si prendono in considerazione i prodotti più rubati per numero di pezzi: in cima alla classifica ci sono cosmetici e maglieria (abbigliamento), al centro negli ultimi giorni del caso del deputato del Partito democratico Piero Fassino, accusato di avere rubato un profumo Chanel dal duty free di Fiumicino. Sempre in questi giorni, i giornali hanno parlato anche di Matej Boltauzer, uno dei più celebri arbitri di basket d’Europa, sorpreso dalle telecamere al duty free di Belgrado mentre infilava in borsa un profumo.

A scendere in classifica troviamo alcolici, salumi e formaggi (supermercati, ipermercati e discount), calzature e occhiali (calzature e accessori), accessori per la telefonia mobile e pile (elettronica di consumo), spine, prese elettrice e colla (fai da te).

Oltre alle cause di natura criminale, tra i fattori rilevanti nella determinazione delle perdite totali risultano anche gli errori amministrativi e scarti e rotture. Nel settore abbigliamento, ad esempio, gli errori amministrativi sembrano essere particolarmente importanti, mentre nel settore supermercati, ipermercati e discount sono rilevanti scarti e rotture, i mancati freddi e la merce scaduta o deteriorata.

Le misure di sicurezza

Nel settore retail e gdo, la gestione delle perdite e di altri fenomeni criminali correlati richiede l’adozione di una serie di misure di sicurezza, di tipo sia tecnologico che organizzativo. Secondo il report, nel 2022 le aziende hanno speso in media lo 0,64% del fatturato in misure di sicurezza.

La videosorveglianza (94%) e le barriere antitaccheggio (86%) sono gli strumenti più utilizzati dalle aziende, così come la formazione del personale (94%). Tra i metodi più diffusi a protezione dell’intero punto vendita ci sono i sistemi di allarme gestiti da terze parti (80%), sigilli alle porte o controlli alle uscite di emergenza (71%) e servizi di portierato (69%). Per la protezione dei singoli prodotti, le aziende utilizzano soprattutto placche/etichette antitaccheggio (83%) e scaffali chiusi o vetrine (63%).

L’aumento dei casi di taccheggio

Tra le cause alla base delle perdite inventariali e delle misure di sicurezza adottate nel settore retail e gdo in Italia ci sono sono i furti esterni, seguiti da furti interni, scarti e rotture, errori amministrativi e contabili e furti commessi da fornitori.

Per quanto riguarda i furti esterni, il taccheggio risulta la modalità più frequente: l’82% delle aziende ha registrato un aumento. Seguono i furti con scasso e i furti di necessità. Come evidenzia il rapport, i taccheggiatori sembrano limitarsi a non passare gli articoli in cassa, con una tendenza in aumento rispetto al 2021.

L’occultamento di articoli tra i vestiti o all’interno di borse o zaini è un altro metodo utilizzato frequentemente, anche se in diminuzione rispetto al 2021. Al contrario, l’uso di borse schermate o la sostituzione delle etichette rimangono poco utilizzate. Rapine e frodi sono invece le modalità meno frequenti.

Ma a qual è l’impatto economico delle attività di questi gruppi organizzati? Il report calcola un valore medio pari a circa 40 euro, cifra che cambia a seconda dei settori merceologici e delle persone coinvolte. Negli episodi in cui sono coinvolti tre o più autori di reato, questo valore tende ad aumentare.

Dal wardrobing ai mancati pagamenti a self checkout

Per quanto riguarda le frodi esterne, gli intervistati indicano come modalità più comune il wardrobing (tipo di frode in cui un prodotto acquistato viene poi utilizzato per un certo periodo e successivamente restituito al negozio per ottenere un rimborso), seguita dallo scambio di etichette dei prodotti e i mancati pagamenti alle casse. L’adozione di sistemi alternativi di checkout, oltre a presentare dei vantaggi, espone le aziende al rischio di furti o errori in buona fede.

Per far fronte a questi rischi, le aziende possono adottare diverse soluzioni. Tra gli approcci più utilizzati troviamo
quelli legati alla presenza di personale dedicato, le barriere di uscita con validazione dello scontrino e la presenza di antenne e disattivatori antitaccheggio.

Furti e frodi interne

Come evidenzia il report, la modalità di furti e frodi interne più frequente e con un maggiore impatto sulle perdite è il furto della merce, seguito dall’annullamento totale o parziale degli scontrini, dal furto di denaro dalla cassa e dal reso di merce fraudolento.

I fornitori di servizi logistici (es. corrieri, trasportatori) e i fornitori di altri servizi (es. società di sicurezza, pulizie, vigilanza) risultano essere i principali fornitori coinvolti in furti e frodi, che rimangono stabili tra il 2021 e il 2022 (solo il 29% dei rispondenti indica un aumento di questi reati).

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