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Per la Fed un solo taglio nel 2024: come cambiano obbligazionario e azionario

A cura di Michaël Lok, group cio e co-ceo asset management di Union Bancaire Privée (Ubp)

Ad aprile l’economia statunitense ha proseguito lungo la sua robusta traiettoria di crescita, anche se con alcuni segnali di decelerazione. Contemporaneamente, le persistenti pressioni sui prezzi hanno consolidato le aspettative di tassi più alti più a lungo. In questo contesto, sia le obbligazioni che le azioni hanno registrato rendimenti negativi, rispettivamente del -2,5% e del -3,0%, influenzando le metriche delle performance ad oggi dei portafogli tradizionali. Per quel che riguarda invece gli hedge fund e l’oro, questi hanno sovraperformato, registrando rispettivamente rendimenti del -0,5% e del 3,9%.

Il nuovo scenario di asset allocation

Dal momento che la tendenza alla disinflazione degli Stati Uniti è stata messa a dura prova per tre mesi consecutivi, abbiamo adattato di conseguenza i nostri scenari di asset allocation. Rispetto alla previsione del mercato di inizio anno che vedeva sei tagli dei tassi nel 2024, ora noi di Ubp prevediamo un solo taglio a dicembre. Questo aggiustamento influisce notevolmente sulle nostre prospettive sul reddito fisso, corroborando al contempo le recenti modifiche alla nostra allocazione azionaria.

Per quanto riguarda il reddito fisso, in un contesto con limitato potenziale di compressione degli spread con prospettive macroeconomiche favorevoli, il principale motore di performance per l‘asset class è da ricercarsi principalmente nel carry. Di conseguenza, abbiamo rafforzato le nostre strategie di carry, aumentando la nostra esposizione sull’high yield, passando da titoli a breve scadenza a quelli a scadenza intermedia che offrono rendimenti superiori. A nostro avviso, le valutazioni elevate di questa asset class sono giustificate dalle ottimistiche prospettive di crescita economica, che implicano un costo elevato per un periodo prolungato.

Vale la pena sottolineare che gli attuali mercati obbligazionari offrono rendimenti assoluti storicamente elevati, con livelli raramente superati negli ultimi due decenni (esclusi periodi di crisi come la crisi finanziaria globale e la pandemia di Covid).

Fed, cosa cambia nell’azionario

Per quanto riguarda i titoli azionari, dopo il notevole rally di cinque mesi partito a ottobre 2023, ad aprile l’azionario globale ha subito una correzione, con un calo del 3,3% dell’indice Msci World, attribuito principalmente all’aspettativa diffusa di tassi d’interesse più alti più a lungo. Nonostante questa correzione stagionale, le prospettive per fine anno per l’azionario rimangono positive.

Nel primo trimestre la stagione degli utili ha preso il via con una nota positiva sia in Europa che negli Stati Uniti, con ad oggi un aumento degli utili del 7,0% per l’S&P 500 (contro il 5,1% previsto alla fine del primo trimestre), guidato soprattutto dalle large cap tecnologiche, che hanno registrato una crescita record degli utili di circa il 35,0% su base annua. Gli altri settori si sono ritrovati ancora alle prese con una crescita media degli utili negativa per il primo trimestre, ma si prevede che questa tendenza si inverta nei prossimi trimestri, il che giustifica la previsione di un ampliamento della partecipazione dei vari settori.

Questi sviluppi supportano la nostra scelta strategica di diversificare a livello sia geografico che settoriale. Se nel primo trimestre abbiamo rafforzato e diversificato la nostra esposizione regionale entrando nel mercato indiano e rafforzando gli investimenti nei titoli del Regno Unito e della Svizzera, ad aprile il nostro posizionamento azionario è rimasto costante per tutto il mese. Inoltre, abbiamo deciso di moderare tatticamente il nostro orientamento negativo verso le azioni cinesi, basandoci sui previsti fattori ciclici positivi per l’economia cinese nel breve termine, nonché sulle potenziali riforme a lungo termine che potrebbero essere annunciate in estate durante il terzo plenum del Comitato centrale.

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