Articolo apparso sul numero di giugno 2024 di Forbes Italia. Abbonati!
“Da Roma, la città in cui sono nato e cresciuto, ho imparato a guardare il futuro con positività, non dimenticando la storia da cui veniamo, che ci definisce e ci dice chi siamo”. Classe 1969, Francesco Minotti, da maggio 2023 amministratore delegato e direttore generale di Mediocredito Centrale, è cresciuto in un contesto caratterizzato da forte fermento culturale e passaggi storici epocali che hanno profondamente trasformato il sistema bancario e finanziario. Lo sguardo al di qua e al di là dei confini nazionali, le prospettive di un mondo, quello della finanza, in profondo cambiamento. “Quando ero ragazzo, mio padre era vicedirettore generale dell’Abi. Credo si possa dire che sono cresciuto a pane e banca”. Da qui la forte passione per il settore, che lo ha portato a laurearsi in economia e commercio alla Sapienza di Roma con il massimo dei voti.
Minotti vive sempre nella Capitale, tra il quartiere Pinciano e il quartiere Salario, con la famiglia e due carlini, Martino e Camillo, che ama portare a passeggio a villa Borghese. Roma è la città che ama e in cui ha deciso di tornare dopo diverse esperienze in giro per l’Italia e all’estero, per poi approdare alla guida di un’importante banca a controllo pubblico, con un’altrettanto importante mission: supportare le imprese e le famiglie del Mezzogiorno.
La carriera di Minotti è iniziata presto, con un’esperienza all’estero, in Lussemburgo, in quello che all’epoca era il gruppo Comit, oggi Intesa Sanpaolo. Lì ha toccato con mano i temi a cui si era appassionato durante gli studi. Il salto è avvenuto quando, a metà degli anni ’90, è stato chiamato dal Credito Italiano per il progetto che ha portato alla costituzione di Pioneer Investments. “Sono stati anni entusiasmanti e ‘pioneristici’, per rimanere in tema, in cui contribuimmo in maniera importante allo sviluppo dell’asset management in Italia. Era un’industria giovane e in forte crescita. In quegli anni gli italiani, tradizionalmente risparmiatori, si confrontarono con un nuovo modo di gestire i risparmi. Fu una rivoluzione culturale”.
L’arrivo in Bpm
Poi, nel 2004, l’arrivo in Banco Bpm, “che all’epoca era la Banca Popolare di Verona e Novara, poi Banco Popolare”. Qui Minotti ha assunto diversi ruoli: da vicedirettore generale della capogruppo a direttore generale di diverse banche partecipate. “Un periodo intenso, ricco di stimoli e opportunità, che, dopo anni nella finanza, mi ha permesso di confrontarmi con i territori e le loro realtà produttive. Un amico banchiere di grande esperienza una volta mi disse che per essere un buon banchiere bisogna saper ascoltare il territorio. Credo che questo sia il modo giusto per interpretare al meglio il ruolo”.
Prima della recente nomina in Mcc, nel 2012 ha assunto la guida della direzione commerciale per la clientela istituzionale, la pubblica amministrazione e il terzo settore, sempre in Banco Bpm. “Anche questo è stato un passaggio importante. I risultati generati in quegli anni testimoniano il successo del modello che abbiamo sviluppato”. In particolare, aggiunge Minotti, “lavorare con il settore pubblico mi ha fatto scoprire la qualità della nostra amministrazione e quanto sia importante mettere al servizio del Paese le proprie competenze”.
Nel suo percorso, da un lato ci sono le imprese, le famiglie e le comunità, dall’altro il settore pubblico, i grandi investitori istituzionali e la finanza internazionale. Un insieme di esperienze preziose per chi è chiamato a guidare un gruppo bancario a capitale pubblico con una forte vocazione territoriale. “È una sfida importante, che passa dalla sintesi tra la nostra dotazione di capitale pubblico, la missione affidataci dalla norma istitutiva e la modalità di mercato con cui operiamo”.
I numeri di Mcc
Mcc ha cambiato pelle grazie alla svolta impressa da Bernardo Mattarella, ora alla guida di Invitalia (la controllante di Mediocredito Centrale, ndr), che oggi continua con Minotti. “In questi anni Mcc ha svolto un ruolo fondamentale di supporto all’economia attraverso la gestione del Fondo Centrale di Garanzia, con oltre 200 miliardi di finanziamenti garantiti al 31 dicembre scorso. Da banca specializzata di secondo livello si è trasformata in un gruppo bancario universale al servizio del Mezzogiorno, grazie all’acquisto di Popolare di Bari, oggi BdM Banca. Ci attende un intenso lavoro, nella consapevolezza che quanto più riusciamo a sviluppare l’economia dei territori in cui operiamo, tanto più contribuiamo a rafforzare il nostro Paese”.
E i risultati già si vedono. Il bilancio 2023 di Mcc ha registrato un utile netto consolidato di 46,8 milioni, contro i 37,8 milioni dell’anno prima (+24%), grazie alla performance positiva di tutte le banche del gruppo. In crescita il margine di interesse (+17%), pari a 285 milioni di euro, il margine di intermediazione (+3,9%), pari a 457 milioni, e il coefficiente di solidità patrimoniale Cet1/Tier1, al 13,03% dall’11,28% del 2022.
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