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Claudia Georgia Banella, ad di Karl Storz
Healthcare

Dalla pallavolo all’healthcare: le nuove sfide di Claudia Georgia Banella, ad di Karl Storz

Articolo apparso sul numero di luglio 2024 di Forbes Italia. Abbonati!

Dal mondo della pallavolo professionistica a quello dell’impresa, e in particolare dell’healthcare, con la stessa determinazione. Pronta al gioco di squadra. A gennaio 2022 Claudia Georgia Banella ha assunto il ruolo di direttore generale e amministratore delegato della filiale italiana di Karl Storz, un’azienda con quasi novemila dipendenti e 70 filiali nel mondo, che opera nel campo della tecnologia endoscopica medicale, grazie alla ricerca e alla proposta di soluzioni d’avanguardia.

Una nuova sfida, per una giovane manager che ha alle spalle già una lunga esperienza e ha operato in alcune delle più importanti multinazionali del medtech. Sfida diversa dalle altre, poiché stavolta Banella è chiamata a guidare un’azienda che, nonostante la forte crescita, mantiene lo stile e la tradizione di un’impresa a conduzione familiare.

“Le sfide per me sono uno stimolo e un’occasione di crescita”, dice. “Ho vissuto in Africa i primi 12 anni della mia vita e quando sono arrivata in Italia ho iniziato a giocare a pallavolo, fino a livelli professionistici. Quando ho lasciato lo sport per dedicarmi allo studio, non ho perso la convinzione che le sfide vanno affrontate con coraggio e consapevolezza. Quando Karl Storz mi ha cercata, ho capito subito di avere davanti una sfida che mi avrebbe permesso di mettere a frutto l’esperienza maturata in contesti multinazionali complessi. Ho avvertito una consonanza con una realtà che, rimanendo sempre a carattere familiare e con una grande attenzione alla qualità, voleva introdurre figure manageriali in grao di aiutarla nella transizione verso il futuro, sviluppando un modello di business competitivo, allineato alle sfide del mercato italiano, in un contesto di servizio sanitario nazionale in forte evoluzione, offrendo anche un contributo alla modernizzazione. Cosa che Karl Storz fa guardando alle esigenze dell’utente finale e a quelle degli specialisti medici e fornendo supporto alla formazione professionale”.

Quanto è importante avere un rapporto stretto con chi usa i vostri prodotti?

L’azienda è molto attenta a sostenere i medici, che nel tempo hanno partecipato all’evoluzione delle apparecchiature Karl Storz. Tanto che molti strumenti endoscopici usati in tutto il mondo portano il nome di specialisti italiani. Questa è una dimostrazione del livello della nostra sanità. Karl Storz vuole creare tecnologie che supportino le pratiche chirurgiche e ha fatto dell’ascolto del mercato la sua filosofia. Lavoriamo a stretto contatto con gli opinion leader nazionali investendo sui trend del futuro, come l’intelligenza artificiale, la gestione dei dati e la robotica. La sfida, però, non è solo disporre di tecnologie avanzate, ma anche porsi come un’azienda pronta a rispondere alle esigenze di chi opera nel settore e vuole avere al fianco un partner affidabile.

Quali nuove responsabilità ha comportato l’approdo in Karl Storz?

Ci sono sempre responsabilità pesanti quando si è chiamati a guidare, e quindi ad avere un impatto sulle persone che ti stanno al fianco nel lavoro. Sono venuta qui pensando che l’azienda mi avrebbe dato l’opportunità di fare la differenza, preservandone l’identità, ma apportando allo stesso tempo un cambiamento, dopo che per 30 anni c’è stato lo stesso modello di gestione. Certo, ci vogliono cura e rispetto delle persone. È così che, in 18 mesi, ho ricostruito l’organigramma, redistribuendo le competenze e curando anche il trasferimento della sede da Verona a Roma. Un passaggio che, purtroppo, ci ha portato a perdere alcune persone, che non se la sono sentita di seguirci, ma che mi ha anche permesso di introdurre nuovi talenti, anche dall’estero, e portare così, accanto alla grande esperienza che c’era in azienda, risorse che hanno arricchito la diversità dell’ambiente. I risultati si sono visti: nel 2023 abbiamo registrato un incremento del fatturato del 26%.

Come fate ad attrarre talenti?

Credo che, in fondo, non sia così difficile. Oggi le persone vogliono essere coinvolte attivamente nei processi aziendali. Se concedi loro uno spazio adeguato, hanno la soddisfazione di trovarsi in un contesto proattivo, dove ci sono energia e l’opportunità di avere un impatto importante, e sono disposte anche a lasciare aziende più grandi. Per assumere abbiamo guardato all’attitudine, alla curiosità e alla voglia di essere parte di qualcosa di grande, oltre che, chiaramente, alla competenza. Chiuderemo l’anno con 72 dipendenti in Italia.

Quanto sono importanti questi cambiamenti in ottica futura?

Il cambiamento è pensato per darci un’organizzazione in grado di assecondare le richieste di un mercato in crescita e sempre più competitivo. È necessario aumentare le competenze e ottimizzare i processi, anche guardando a come l’intelligenza artificiale ci può aiutare. Davanti a tutto, però, ci sono le persone: quelle che lavorano con noi e quelle fuori, a cui vogliamo continuare a dare risposte di qualità. 

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