Articolo a cura di Michele D’Antoni tratto dal numero di agosto 2024 di Forbes Italia. Abbonati!
Il ruolo dell’imprenditore agricolo va ben oltre la produzione di cibo: è custode delle nostre terre, delle tradizioni e della biodiversità che rendono l’Italia unica nel panorama mondiale. Parola di Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura. Forbes lo ha intervistato sui temi più attuali del settore.
In un’economia come quella italiana, l’agroalimentare è centrale nel creare ricchezza economica, ma anche bellezza, partendo dalla qualità dei nostri prodotti agricoli, da quella dei nostri territori (inimmaginabile pensare all’Italia senza i nostri vigneti, uliveti, campi arati, frutteti…) e, non per ultimo, da quella sociale del settore agricolo. Come si protegge e si sviluppa tutto questo?
La qualità che contraddistingue il made in Italy racchiude un insieme di valori e di risorse ambientali, culturali, sociali. Vogliamo recuperare lo spirito dei Trattati di Roma del 1957, dove gli agricoltori rappresentavano un pilastro della sicurezza alimentare e della manutenzione del territorio. I nostri agricoltori sono i primi amici dell’ambiente e sentinelle del territorio che hanno contribuito anche a disegnare. Basta pensare alle tante colline, montagne, da Nord a Sud, scolpite dal lavoro dei nostri agricoltori: vigneti, campi di grano, di frutta, produzioni agricole che diventano paesaggio, come spiegò la storica figura di Emilio Sereni, che abbiamo celebrato al ministero, nel suo testo Storia del paesaggio agrario italiano. Il nostro impegno è rivolto a proteggere queste realtà, conosciute in tutto il mondo, a promuoverle e a sviluppare nuovi canali di sbocco economico. Il percorso che stiamo portando avanti punta da una parte a tutelare le nostre tradizioni e identità e dall’altra a incentivare la ricerca e l’innovazione, dove siamo apripista in Europa. Come nel caso delle Tecniche evolutive assistite (Tea), per un’agricoltura di qualità, ma pronta ad affrontare le sfide che il futuro le riserva.
L’export agroalimentare è un aspetto importante. Nel 2023 abbiamo raggiunto i 64 miliardi di euro e nel 2024 già nei primi tre mesi registriamo un +7% rispetto all’anno scorso. Come si muove il nostro Paese per aprire nuovi mercati, soprattutto per i prodotti di qualità?
La qualità è la cifra distintiva del made in Italy e rappresenta il nostro punto di forza nei mercati internazionali. Con lo spirito di squadra che contraddistingue il governo Meloni, abbiamo istituito un tavolo tra il ministero dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste e il ministero delle Imprese e del made in Italy per attuare una strategia condivisa a sostegno del brand Italia anche all’estero. Lavoriamo in costante raccordo con l’Ice, l’Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane, con particolare attenzione agli appuntamenti fieristici. Siamo presenti come non era mai capitato negli ultimi anni in tutte le fiere internazionali del settore, oltre che in una serie di eventi collaterali che ci aiutano a promuovere l’Italia nel mondo. Da ultimo, ma solo per questione di tempo, ricordo il tour mondiale della nave Amerigo Vespucci, che sta valorizzando anche la nostra cucina nei principali porti del mondo. A questo va aggiunto il potenziamento della logistica, attraverso i fondi del Pnrr, per garantire che le nostre merci arrivino velocemente e a costi competitivi. Stiamo lavorando in squadra, come sistema Italia, con azioni concrete per sostenere le nostre eccellenze.
Sotto i riflettori c’è l’italian sounding, che certamente è un problema, ma che vale oltre 120 miliardi, cioè il doppio del regolare export. Un fenomeno che testimonia quanto, per il mondo, il prodotto italiano sia di valore. Ma come ci possiamo difendere?
I prodotti italiani rappresentano un’eccellenza a livello globale e, oggi più che mai, siamo chiamati a salvaguardare questa preziosa eredità. Il governo Meloni riconosce pienamente l’importanza di combattere con fermezza il fenomeno dell’italian sounding e per questo motivo abbiamo rafforzato il personale dell’Ispettorato centrale della qualità e repressione frodi (Icqrf) e istituito una cabina di regia dei controlli per la tutela agroalimentare, che coinvolge Icqrf, i comandi dei Carabinieri per la tutela agroalimentare e per la tutela forestale e parchi, la Guardia di finanza, il reparto Pesca, Agea e l’Agenzia delle dogane. L’obiettivo è quello di garantire una maggiore tutela ai cittadini e ai nostri produttori, difendendo ciò che ci rende unici, la qualità, elemento che dobbiamo difendere da chi ci imita nel resto del mondo. L’esperienza, il dialogo e la collaborazione come sistema Italia sono cruciali per poter affrontare al meglio le sfide che attendono l’agroalimentare italiano, puntando a valorizzare sempre più il settore, sia in Italia che all’estero. Stiamo inoltre intensificando le attività sui mercati internazionali, supportando le imprese italiane che producono eccellenze. Il Comitato per il made in Italy nel mondo (Cimim) permetterà di sviluppare, condividere e implementare strategie promozionali per i prodotti italiani. La candidatura della cucina italiana a patrimonio immateriale dell’Unesco, che abbiamo fortemente voluto, è un’ulteriore scelta che si muove in questa direzione.
Recentemente, al porto di Salerno, un’associazione di categoria per dire no al falso made in Italy e sì all’origine in etichetta ha bloccato 40 container di triplo concentrato di pomodoro proveniente dalla Cina, pronto per essere trasformato in salsa di pomodoro italiano. Che risposte può dare l’Europa per garantire, soprattutto i consumatori?
Non possiamo tollerare prodotti di dubbia provenienza e qualità che entrano nella nostra nazione, compromettendo il lavoro dei nostri produttori e trasformatori. È fondamentale difendere la trasparenza lungo tutta la filiera produttiva, evitando dispersioni di valore che danneggiano la reputazione e l’economia del made in Italy. In linea con questo impegno, stiamo agendo attivamente anche in ambito europeo. L’indicazione dell’origine dei prodotti è di primaria importanza. Abbiamo dimostrato di mettere al centro l’agricoltura anche con il recente Dl Agricoltura. Riteniamo che la reciprocità sia un elemento fondamentale sul mercato europeo e internazionale. La sicurezza alimentare è il cardine del nostro programma di governo. Un concetto che sarà anche al centro del G7 Agricoltura che si svolgerà a settembre a Siracusa, in Sicilia. La cabina di regia dell’agroalimentare è l’organo che vigila e garantisce che nessun prodotto che non rispetta i requisiti di qualità, salubrità, concorrenza leale, diritti delle persone che vi lavorano finirà sulle tavole degli italiani o sugli scaffali degli esercizi commerciali all’estero. La sicurezza alimentare è una priorità strategica del governo. In tale contesto, la ricerca può giocare un ruolo fondamentale. L’innovazione costituisce un elemento imprescindibile – non per produrre cibo in laboratorio, su cui ci siamo opposti fermamente, tanto da essere la prima nazione al mondo a vietarlo -, ma per migliorare la competitività delle filiere agricole. Il nostro obiettivo è difendere le produzioni di cibo che legano l’uomo alla propria terra, i posti di lavoro, la salute e non permettere che ci siano monopoli nelle mani di pochi.
Un grosso problema per le campagne (ma ormai anche per le città) italiane è la presenza massiccia di cinghiali. Rappresentano un problema serio per l’agricoltura e la zootecnia, in quanto portatori della peste suina, che rischia di mettere in ginocchio tutto il settore suinicolo. Senza considerare l’incremento degli incidenti stradali causati dalla presenza di questi animali. Il problema è in carico alle regioni, ma ci saranno delle direttive nazionali?
Negli ultimi anni, per ragioni ideologiche di natura ambientalista, abbiamo smesso di gestire in maniera adeguata la proliferazione della fauna selvatica, determinando uno squilibrio dell’ecosistema naturale e un impatto sulla sicurezza e sulle attività economiche. I due milioni di cinghiali oggi presenti in Italia, secondo le rilevazioni dell’Ispra, rappresentano la principale causa della diffusione della peste suina africana (Psa), che sta causando danni economici ingenti al comparto suinicolo, per via delle restrizioni sanitarie e del mancato export. Il governo Meloni è intervenuto su più fronti e in maniera decisa per arginare questo problema, in particolare modificando la Legge 157/1992, ormai vecchia di 30 anni, e nominando un commissario per la gestione dell’emergenza Psa. Abbiamo sostenuto le imprese con 50 milioni di euro destinati agli indennizzi e a interventi di biosicurezza. Con il recente Decreto Agricoltura, la cui legge di conversione è stata appena approvata dal Parlamento, abbiamo rafforzato, con ulteriori 20 milioni di euro, la dotazione per le misure di biosicurezza e autorizzato l’impiego di un contingente di 177 unità di personale delle forze armate per l’attuazione delle misure di contenimento della Psa e controllo della fauna selvatica. Con lo stesso provvedimento abbiamo previsto la possibilità di attivare lo stato di emergenza, con l’intervento della Protezione civile, anche nel caso di diffusione di malattie animali come la Psa. L’ecosistema deve restare in equilibrio e deve garantire le specie da squilibri che possono portare a criticità enormi. Tra queste specie c’è anche l’uomo, con le sue produzioni.
Nella cultura contemporanea, in molti paesi, il vino, primo prodotto dell’export italiano, viene considerato semplicemente alcol. Come possiamo superare i cosiddetti health warnings?
Il vino è un pilastro della nostra cultura, economia e identità territoriale, oltre che un elemento presente nella dieta mediterranea. La filiera vitivinicola italiana rappresenta un esempio di eccellenza, caratterizzata da pratiche volte alla cura della terra, da una forte connessione con il territorio e con la cultura rurale. Il nostro impegno è rivolto al rafforzamento della filiera, che non può correre il rischio di essere ingiustamente penalizzata dalle etichette dagli health warnings. Insieme al ministro della Salute, Orazio Schillaci, siamo impegnati a fornire ai più giovani gli strumenti per distinguere tra uso e abuso. L’Italia si impegna a sostenere la viticoltura come fattore di sviluppo economico, sociale e culturale, preservando la nostra tradizione e difendendo il valore del made in Italy a livello internazionale.
A settembre si terrà a Siracusa il G7 Agricoltura. Quali sono le opportunità e quali le prospettive future?
Il G7 Agricoltura, che si terrà dal 27 al 29 settembre, rappresenta un’opportunità unica, non solo per il settore agricolo, ma anche per quello della pesca. Per la prima volta, infatti, discuteremo le politiche agricole congiuntamente a quelle della pesca, sancendo in modo definitivo l’equiparazione tra agricoltori e pescatori, che, come governo, abbiamo sempre sostenuto. Inoltre rafforzeremo la cooperazione con il continente africano, in linea con gli obiettivi del Piano Mattei. Ci sarà una giornata di lavori dedicata interamente al coinvolgimento dei nostri partner africani, con i quali intendiamo elaborare strategie di crescita e sviluppo condivise. Il G7 focalizzerà l’attenzione anche sul protagonismo delle nuove generazioni e sulla necessità di sostenere il ricambio generazionale e l’occupazione giovanile in agricoltura. Nel corso del vertice sarà discusso l’impegno per lo sviluppo delle filiere agroalimentari nel continente africano, anche attraverso il progetto sul miglioramento della qualità delle sementi e il progetto Africampus per la formazione delle nuove generazioni. Temi che saranno approfonditi anche nel corso del Forum per l’Africa che affiancherà il G7 Agricoltura. Abbiamo deciso inoltre di abbinare al G7 un evento straordinario: un’expo dedicato all’agricoltura, la più grande esposizione del sistema agricolo e agroalimentare mai vista in Italia negli ultimi decenni. Sarà una vetrina straordinaria per far conoscere ancor di più le nostre eccellenze al mondo.
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