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Il caffè ai massimi da quasi 50 anni. Le cause? Dal maltempo al regolamento Ue sulla deforestazione

Il caffè ha fatto registrare un nuovo record in Borsa. I futures dei chicchi di Arabica di qualità superiore sono saliti a 3,23 dollari alla libbra a New York (+4,7%), la quotazione più alta mai registrata dal 1977.

Volano i prezzi del caffè

  • Mercoledì, i chicchi di caffè Arabica sono saliti a 3,23 dollari alla libbra a New York (+4,7%), la quotazione più alta mai registrata dal 1977.
  • Ampliano lo spettro, da inizio anno le quotazioni sono salite di oltre il 70%
  • Anche sui futures di Londra i chicchi di caffè robusta (più economici e utilizzati nel caffè solubile) sono aumentati del 7,7%, raggiungendo i 5.507 dollari a tonnellata, quasi il doppio del loro prezzo all’inizio dell’anno.
  • Sono diverse le motivazioni che hanno scatenato quest’impennata. Dalle preoccupazioni per una carenza di offerta globale, fino ad arrivare all’incertezza del mercato legata all’impatto del recente regolamento Ue sulla deforestazione.

Cosa sta succedendo secondo gli analisti

Come specificato da Areté – The Agri-Food Intelligence Company, il Dipartimento dell’agricoltura Usa, nei FAS report pubblicati a novembre ha marcatamente rivisto a ribasso per il 2024/2025 la produzione di caffè in Brasile e in Indonesia rispetto alle previsioni pubblicate circa a metà anno. Guardando al paese sudamericano, la produzione è stata rivista a ribasso del 6% per la varietà arabica (da 48,2 a 45,5 Mio Bags) e del 3% per la varietà robusta (da 21,7 a 21 Mio Bags), per l’Indonesia la produzione di robusta è stata rivista a ribasso dell’8% da 9,5 Mio Bags a 8,6 Mio Bags, l’aumento produttivo rispetto alla scorsa campagna si riduce così dal +40% al +36%.

Revisioni importanti, “solo parzialmente compensate dall’aumento della produzione colombiana (da 12,4 a 12,9 Mio Bags) e indiana (da 6 a 6,2 Mio Bags)”. Anche perché, evidenzia la società, “si inseriscono in un contesto di stock già previsti ai minimi dal 2001, di incertezza macroeconomica e di rischi meteo che potrebbero impattare anche sui raccolti 25/26”.

Non è però la prima volta che il caffè fa registrare delle impennate di prezzo. Nel 2014, a febbraio, ci fu un rialzo del 45%, che proseguì nei due mesi successivi fino a totalizzare un rialzo complessivo del 70% da 146 a 260 dollari. “In quel contesto i prezzi scesero nel corso dei mesi successivi riportandosi su minimi addirittura inferiori rispetto a quelli visti nel mese di febbraio. Questo è solamente un esempio di come il prezzo del caffè sia altamente volatile”, dice David Pascucci, analista dei mercati per XTB. Altri forti rialzi poi li abbiamo visti tra il 2020 e il 2022 quando il prezzo è salito di circa il 180% portandosi dai 110 di ottobre 2020 ai 305 dollari del febbraio 2022.

Ora, dai minimi di ottobre del 2023, vediamo un rialzo del 130% circa, “un’impennata che non è del tutto anomala per questa materia prima altamente soggetta alle variazioni dovute al clima e alla logistica”, aggiunge Pascucci, che conclude: “Il trend è al momento palesemente rialzista e non si escludono ulteriori rialzi di prezzo anche se, come visto storicamente, una volta toccato un massimo (picco di quotazione) il ribasso che segue tende a tornare su livelli di prezzo accettabili per il lungo termine con ribassi anche molto importanti in termini percentuali, tra il -40% e il -60%”.

Tra maltempo e leggi Ue

Come evidenzia il Financial Times, un ruolo da protagonista in questa impennata la stanno giocando i torrefattori di caffè, che mirano ad assicurarsi le forniture prima di probabili carenze e incertezza sul regolamento europeo sulla deforestazione che impegna gli importatori del continente di dimostrare che il caffè importato non è stato coltivato su terreni deforestati. Da qui la corsa ad acquistare i chicchi prima del solito.

A ciò, come abbiamo visto, si aggiungono le preoccupazioni ambientali: il clima caldo e secco in Brasile ha alimentato i timori sulla produzione e di conseguenza sulle scorte globali, soprattutto per i chicchi di Arabica. Il paese, infatti, ha sofferto la peggiore siccità degli ultimi 70 anni ad agosto e settembre, seguita da forti piogge a ottobre, portando a temere che il raccolto in fiore appassirà. Maltempo che ha colpito duramente anche il Vietnam, il più grande paese produttore di chicchi di robusta.

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