“Un calendario che abbatte le barriere tra sfilate e altre modalità di racconto, tra brand affermati e nuove proposte, all’insegna di quella contaminazione che oggi fa rima con modernità”. É con queste parole che alla vigilia di Milano Moda Uomo, Carlo Capasa, presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana, ha descritto lo scenario del fashion system.
La nuova fashion week dedicata al menswear per la fall-winter 2018/19 prende il via oggi per concludersi il 15 gennaio all’insegna di diversi fenomeni che stanno determinando un’evoluzione delle modalità di espressione della moda maschile e femminile. Evoluzione, che se da una lato ha impattato sul format dei calendari internazionali, a volte rinnovandoli completamente, a volte riducendone drasticamente la durata, dall’altro ha segnato una divisione netta tra le quattro capitali del fashion: Milano, Parigi, Londra e New York.
Innanzitutto la cosiddetta strategia “co-ed”, che prevede la presentazione delle collezioni maschili e femminili della stessa stagione, unificate ogni semestre in un unico show. Dopo Vetements e Burberry, che nel 2016 hanno dato il via al nuovo trend, insieme alle due griffe di Kering, Gucci e Bottega Veneta, sono stati moltissimi i marchi che hanno deciso di aderire al co-ed, che nella scorsa primavera-estate ha ricevuto l’appoggio di maison come Etro, Missoni, Jil Sander e Trussardi. Sulla scia di Salvatore Ferragamo, che a novembre scorso ha fatto sapere di voler unificare il suo universo uomo e donna dal 2018, format che sarà probabilmente battezzato a febbraio, durante questa stagione milanese, che ospiterà un totale di 13 happening, 7 presentazioni su appuntamento e 55 appuntamenti tra eventi speciali, presentazioni e sfilate, risponderanno alla voce co-ed brand come Diesel Black Gold, Isabel Benenato, Neil Barrett, Marcelo Burlon County of Milan, Dsquared2, Daks, Sartorial Monk, Palm Angels, GCDS e Frankie Morello.
Una tendenza che, malgrado stia accogliendo un numero sempre maggiore di seguaci, decisi a rafforzare il loro universo estetico attraverso strategie di comunicazione ritagliate su misura dei Millennials, bisogna leggere ormai in parallelo con un altro concept innovativo che sta dividendo in due i quattro mercati del lusso, con Londra e New York largamente favorevoli e Milano e Parigi invece ancora diffidenti: il see-now-buy-now. Secondo una ricerca della società di web marketing Launchmetrics, la scelta da parte di una griffe di rendere acquistabile i propri capi subito dopo il termine dello show si distinguerebbe per tre aspetti fondamentali: il sensibile incremento delle vendite (basti pensare che nel giorno dello show ready to buy della collezione autunno 2016 di Tommy Hilfiger, l’e-commerce del marchio ha segnato un +220% di vendite rispetto allo stesso giorno del 2015), un maggiore engagement da parte di consumatori, specialmente di quelli digital-oriented pronti a tutto pur di acquistare un capo irripetibile, e infine l’esclusività. Ed è proprio con riferimento a questo trend (che vede finora come suoi maggiori rappresentanti Tommy Hilfiger, Alberta Ferretti, Mulberry, Rebecca Minkoff e Burberry), che il mondo della moda si dovrà confrontare per fare fronte alle trasformazioni in atto. Basterà per far cambiare definitivamente volto alla moda tradizionale?
Nel frattempo, mentre ci si interroga su come simili fenomeni potranno influenzare nel lungo termine lo schedule delle fashion week internazionali, le passerelle meneghine si preparano ad accogliere per la prima volta nomi nuovi come Isabel Benenato, brand italiano fondato da Isabel Vitiello, Represent, label inglese nata nel 2012 dai fratelli George e Mike Heaton e il newyorchese Hunting World. Grazie al supporto della Camera, sfileranno infine Sartorial Monk, brand italiano nato dal genio creativo di Sabato Russo, Federico Curradi, Sulvam, Sunnei e Yoshio Kubo.
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