La prevenzione diventa tascabile. O almeno presto potrebbe diventare tale, grazie a due giovani italiani e al loro lavoro di ricerca. Già oggetto di un articolo pubblicato questa settimana sulla prestigiosa rivista JACS (Journal of the American Chemical Society), il frutto di questa ricerca viene ufficialmente presentato oggi.
Al centro di quella che potrebbe essere una vera e propria rivoluzione della diagnostica c’è un’invenzione, quella dei nanointerruttori, che secondo le attese permetteranno nel prossimo futuro di monitorare il proprio stato di salute da casa attraverso un biosensore, simile a quello comunemente utilizzato per misurare il livello di glicemia nel sangue e che oggi si può trovare anche in formato smartphone.
Una novità promettente sia per i riflessi che potrà avere ad esempio nella riduzione dei costi per effettuare screening su larghi strati della popolazione (rispetto ai metodi attualmente in commercio ha un costo di circa 10 volte più basso) e di conseguenza nell’aumentare realmente le possibilità di prevenzione, sia per verificare l’efficacia dei trattamenti farmacologici a livello personalizzato.
A presentare la scoperta sono Ulisse BioMed e l’Università degli Studi di Roma Tor Vergata. Ulisse BioMed è una startup fondata da due giovani ricercatori italiani, Rudy Ippodrino e Bruna Marini, che oggi sono anche i responsabili della sezione scientifica della startup, insieme a un team composto dal professor Francesco Ricci e da Alessandro Porchetta dell’Università di Roma Tor Vergata, e dal professor Arnaldo Caruso e da Francesca Caccuri dell’Università di Brescia.
In termini tecnici i nanoninterruttori sono interruttori sintetici di pochi nanometri (1 nanometro equivale a 1 milionesimo di millimetro, ndr) realizzati con Dna sintetico ed acido peptidonucleico che possono interagire tra loro ed emettere fluorescenza solo in presenza del biomarcatore che si vuole rilevare.
Nella pratica l’invenzione renderà possibile rilevare istantaneamente la presenza nel sangue di biomarcatori batterici, virali o tumorali, monitorare il livello di alcuni farmaci in circolo, rendendo le terapie farmacologiche sempre più personalizzate, e delineare il livello di protezione di un vaccino o di un’immunoterapia, ottenendo così informazioni importanti sull’efficacia dei trattamenti.
A spiegarlo in termini ancora più semplici sono proprio i due ricercatori fondatori di Ulisse BioMed, Bruna Marini e Rudy Ippodrino: “Abbiamo sviluppato molecole che disegniamo in maniera artificiale in grado di accendersi o spegnersi in presenza di biomarcatori che correlano con le infezioni, con i batteri, con i virus e anche con le patologie tumorali”. Sarà quindi possibile anticipare i tempi nella lotta a molte malattie, perché “ci sono bio-marcatori precoci che indicano la possibilità di sviluppare una certa patologia”, ma anche arrivare a cure personalizzate pur con gli stessi farmaci, perché “permetterà ad esempio di monitorare come mai sotto certi dosaggi una cura anti-tumorale non funziona su una certa persona”
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Quella dei nanointerruttori è una storia italiana anche per la provenienza dei principali finanziamenti. Nata nel 2015, Ulisse BioMed è stata sostenuta dall’opera di collocamento delle quote da parte dei consulenti finanziari di Copernico SIM, società di intermediazione finanziaria di Udine, grazie alla quale Ulisse è riuscita a raggiungere il compimento di due step di aumento di capitale. La società attualmente ha una capitalizzazione di 5 milioni di euro e quasi 1 milione di euro vinti in finanziamenti nazionali ed internazionali, 6 domande di brevetto e più di 1000 soci. Nell’ottobre del 2017 Ulisse BioMed è sbarcata anche negli Stati Uniti con l’apertura di una base operativa presso l’IHV, l’Institute of Human Virology il cui direttore è il Dott. Robert Gallo (co-scopritore dell’HIV e della sua relazione con l’AIDS assieme a Luc Montagnier). In USA, la Start Up si occuperà di caratterizzare nuovi biomarcatori di origine batterica che hanno una correlazione con il rischio di sviluppare tumori.
Naturalmente perché dalla scoperta si possa passare alla produzione di strumenti tascabili che potranno arrivare in tutte le case occorreranno anche altri investimenti.
Intanto Ulisse BioMed e i suoi fondatori si godono un successo che va oltre l’affermazione personale. “E’ motivo di grande orgoglio poter coniugare la bellezza della ricerca scientifica con la fondazione e lo sviluppo di un’azienda”, dice Bruna Marini, “tanto più quando questa crea occupazione sul territorio, dato che oggi in Ulisse BioMed lavorano 16 persone, la maggior parte dei quali sono giovani di talento con meno di 35 anni. Poter fare questo in Italia, il paese che amiamo, è per noi già un grande risultato”.
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