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Meglio comprare Aston Martin o Ferrari? Il responso da oggi alla Borsa

La sfida tra miliardari sulle strade della Croisette a Cannes piuttosto che di Rodeo Drive a Los Angeles non potrà avvenire prima del 2021/22. Solo allora i tifosi di Aston Martin, purché si siano prenotati per tempo versando un congruo anticipo (“solo” mezzo milione di sterline per i modelli più economici) potranno comprare il modello più piccolo di Valchiria, il gioiello extra-lusso creato dalla casa inglese in collaborazione con la scuderia Red Bull. Un vero affare, solo 750mila sterline per un coupé fatto per chi non può permettersi la Valchiria 1: 3 milioni di sterline per i 150 fortunati che potranno concedersi il modello più prestigioso prodotto in soli 150 esemplari. Certe cifre non devono spaventare: la McLaren Senna, in uscita a fine 2019 è sul listino a 995mila sterline. E la serie Icona di Ferrari, presentata recentemente a Maranello, non vuol certo esser da meno: il prezzo, che verrà rivelato a inizio ottobre, del resto non fermerà di certo i ricchi in coda per un’auto che già conta una lunga lista di clienti. “Abbiamo il potenziale per ulteriore successo in nuove aree geografiche, in particolare in Cina e più generalmente in Asia. La demografia della crescita del benessere nel mondo è allineata in nostro favore”, ha detto Louis Camilleri, il ceo del Cavallino Rampante.

Ma prima che nelle località alla moda, la sfida delle griffe si terrà in Borsa, a disposizione anche di tasche meno capienti. Aston Martin, a breve (il debutto sulla Borsa di Londra è previsto per l’8 ottobre), cercherà di conquistare già al debutto la pole position a danno di Ferrari. Eppure la Rossa, grazie alle intuizioni e alla determinazione di Sergio Marchionne che pretese con successo valutazioni comparabili con Hermès ed altre società del lusso, vanta prestazioni da fuoriserie: contro i 52 dollari del debutto nel 2016, il titolo veleggia sui 119 euro per una valutazione attorno a 22,6 miliardi.

Troppo poco per le ambizioni di Andy Palmer, il ceo di Aston Martin e di Investindustrial, gruppo Bonomi, il private che si ripromette un capital gain da favola al momento dell’uscita. Nel 2012, al momento dell’ingresso di Bonomi, per il 37,5% del capitale (150 milioni l’investimento), Aston Martin, all’epoca in rosso per 26,4 milioni di sterline su un fatturato di 461,2, era stata valutata 740 milioni di sterline. Oggi, sei anni dopo l’Ipo del produttore delle auto di James Bond, avviene sulla base di una valutazione di 4,3 miliardi di sterline, ovvero circa 20 volte l’ebitda (dopo la società si è convinta a ridurre le iniziali pretese sul prezzo di Ipo). Quando Ferrari tratta a 20,5 volte.

“Certo” – ammette Palmer – “chiediamo al mercato una grande prova di fiducia sulle potenzialità dell’azienda”. Che margini di crescita può ancora avere la prossima matricola della City, cresciuta di 10 volte in soli sei anni? Tra i punti di forza spiccano:1) Aston Martin segna il rientro dell’auto alla Borsa di Londra 2) Il prossimo sbarco sul mercato cinese, finora assente dall’orizzonte dell’azienda; 3) le ottime prospettive del Suv che debutterà sul mercato nel 2020, due anni prima di Purosangue, la vettura Ferrari che a Maranello è proibito definire Suv ma che vuol coprire la stessa area di mercato.

Basteranno questi argomenti a convincere gli analisti che la casa di James Bond (o, più modestamente, di Carlo Bonomi) può valere quanto o di più del Cavallino che, tra l’altro, promette 15 nuovi modelli e una massiccia conversione verso l’ibrido? Max Warburton, analista principe di Sanford Bernstein è scettico. “Il marchio mi piace molto” – dice – “ma non è realistico sfidare Ferrari. I conti, se esaminati con i criteri Gaap sono ancora in rosso”. Più possibilista Arndt Wllinghorst di Evercore: “Dipenderà dal successo dei nuovi modelli della casa inglese. Ma i conti per ora sono squilibrati: Aston Martin capitalizza il 95% delle spese in ricerca e sviluppo contro il 25% di Ferrari”. Senza dimenticare che la Rossa ha intenzione di aumentare profitti e dividendi in maniera sensibile in questi anni. Il pronostico del derby, insomma, vede in testa Maranello. Ma James Bond, si sa, ha sempre una risorsa in più.

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