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L’Italia è spaziale, viaggio in un’eccellenza sconosciuta

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(Shutterstock.com)

Articolo tratto dal numero di dicembre 2018 di Forbes Italia.

15 dicembre 1964, mattina. La base Nasa di Wallops Island, sulle coste orientali degli Stati Uniti, è un viavai di ingegneri italiani. Sono guidati da Luigi Broglio, professore mestrino ben noto per aver rivoluzionato 30 anni prima i metodi di calcolo strutturale. Broglio e il suo staff non sono lì in visita. Hanno la responsabilità del vettore Scout che a breve lancerà nel cosmo il San Marco 1, una sfera di 66 centimetri con all’interno uno strumento per rilevare la densità atmosferica.

Da quel momento, prima nazione a farlo in autonomia dopo Unione Sovietica e Stati Uniti, l’Italia entrerà nello spazio. A 54 anni da allora, le attività oltre l’atmosfera muovono 383,5 miliardi di dollari a livello globale. Secondo Morgan Stanley è un valore che triplicherà entro 20 anni. In Italia, le circa 250 imprese del settore danno lavoro a 6300 persone (+3% degli occupati dal 2014) e nel 2017 hanno prodotto un fatturato di 1,9 miliardi di euro.

Si volesse però spiegarla solo attraverso i numeri, l’Italia dello spazio non si capirebbe; almeno non del tutto. Se ne perderebbe, per esempio, il fascino, quello legato al tipo di sogni che a suon di competenza e progettualità, o se si vuole eccellenza, prima o poi si realizzano. Terzo finanziatore dell’Agenzia Spaziale Europea e prima per numero di astronauti (quattro) dell’attuale European Astronaut Corps, l’Italia è uno dei pochissimi paesi al mondo a disporre di una filiera di prodotto completa nel settore.

Ogni euro investito nelle attività spaziali ne produce 11 di ritorno economico sul territorio.

“L’obbiettivo è onorare e rilanciare la nostra gloriosa eredità”, commenta Roberto Battiston, presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, “lo testimoniano esempi come la Iss, in gran parte realizzata negli stabilimenti torinesi di Thales Alenia Space, i prossimi lanciatori Vega C, oppure il veicolo di rientro orbitale senza equipaggio Space Rider, un progetto europeo di cui abbiamo la leadership. Siamo convinti che nello spazio sia possibile fare manufacturing, oltre che sperimentazione”.

È un’indicazione cruciale, considerato che uno studio effettuato dall’Asi con il dipartimento di Economia dell’Università di Roma Tre ha rilevato che ogni euro investito nelle attività spaziali ne produce 11 di ritorno economico sul territorio. “Aree come quella medica o farmaceutica”, conferma Battiston, “potrebbero per esempio disporre di una grande capacità di sperimentazione anche avvalendosi dei cosiddetti lab-on-a-chip, micro laboratori automatici portati in orbita a centinaia in un singolo lancio”. Non meno significativi sono i progetti relativi all’esplorazione umana: “collaboriamo con la Nasa per lo sviluppo del Lunar Orbital Platform-Gateway, la stazione in orbita cislunare che potrà riportarci sul nostro satellite e, un domani, su Marte. Puntiamo anche sulla collaborazione con la Cina, che sta investendo molto sul volo abitato e con cui vantiamo ottimi rapporti, al punto che la nostra industria potrebbe essere coinvolta nella realizzazione della loro stazione spaziale”.

Il professor Broglio ne sarebbe orgoglioso: ovunque nel mondo è facile trovare un italiano che si occupi di spazio. Come quella mattina del dicembre ’64.

LEONARDO
28 aprile 2016, l’assemblea degli azionisti approva la nuova denominazione sociale di Finmeccanica: Leonardo Spa. È l’apice dell’operazione di rebranding successiva all’incorporamento per fusione di OTO Melara e Wass, e all’assorbimento nella società principale delle attività di tutte le controllate (AgustaWestland, Alenia Aermacchi, Selex ES). Oggi, con il 30% delle azioni in mano al Ministero dell’economia e della finanza e con Alessandro Profumo come amministratore delegato (da maggio del 2017), Leonardo è il colosso dell’Italia spaziale.

foto alessandro profumo
Alessandro Profumo, ad di Leonardo

All’avanguardia nello sviluppo e nella produzione di strutture orbitanti, partecipa ai più importanti programmi internazionali: il suo ruolo è stato cruciale in Copernicus, il più ambizioso progetto di osservazione della Terra della Comunità Europea, nel programma di navigazione satellitare Galileo, e in COSMO-SkyMed, l’unica costellazione radar di osservazione della Terra a uso duale. Non sarà meno importante nei programmi di esplorazione del sistema solare BepiColombo, lanciato da pochi giorni verso Mercurio, e nella seconda ExoMars, che nel 2020 porterà una trivella sul Pianeta Rosso. Sono risultati ottenuti grazie alla sua divisione dedicata e soprattutto alle due joint venture costituite nel 2007 con la francese Thales: Thales Alenia Space (67% Thales e 33% Leonardo), operatore di riferimento nella manifattura satellitare e nella space habitability, e Telespazio (67% Leonardo e 33% Thales), leader nei servizi oltre l’atmosfera.

“Le attività e i sistemi extra atmosferici sono in profonda evoluzione”, spiega Luigi Pasquali, coordinatore delle attività spaziali di Leonardo e amministratore delegato di Telespazio, “internet of things, sistemi mobili a guida autonoma, agricoltura di precisione sono esempi di nuove applicazioni supportate dalle tecnologie spaziali. Anche settori apparentemente distanti, come l’assicurativo e il finanziario, sono diventati mercati di sbocco, per esempio nel campo della geo-informazione per la business intelligence. L’Italia, da sempre protagonista del mercato spaziale, ha tutte le competenze per cogliere queste opportunità”.

THALES ALENIA SPACE
Nel suo stabilimento torinese, uno dei 14 sparsi in tutta Europa, è stata costruita più della metà dei volumi pressurizzati della Stazione Spaziale Internazionale, compresa la celebre Cupola panoramica. In quello di Roma sarà costruito Euclid, un satellite per lo studio dell’energia e della materia oscura che raggiungerà il cosmo nel 2022. Sempre nei suoi stabilimenti nasceranno Space Rider, il mini shuttle del futuro, e forse una parte del Lunar Orbital Platform-Gateway. Thales Alenia Space è un’eccellenza a livello mondiale nel settore dei sistemi e delle infrastrutture spaziali: dalla navigazione alle telecomunicazioni, dalla meteorologia al controllo ambientale. Nata dalla joint venture tra Thales e Leonardo, conta 8mila dipendenti sparsi in tutto il mondo e nel 2017 ha registrato ricavi globali per 2,6 miliardi di euro.

foto donato amoroso
Donato Amoroso, ad di Thales Alenia Space (Imagoeconomica)

“Nel corso degli ultimi anni”, sottolinea l’ad Donato Amoroso, “Thales Alenia Space ha rafforzato la sua posizione di primo piano grazie al dinamismo, che ha portato all’apertura di nuovi mercati e all’acquisizione di nuovi clienti, a cominciare dalla Russia per passare al continente americano fino al sud est asiatico, in particolare in Corea e Cina. I programmi che ci vedranno protagonisti nei prossimi anni sono soprattutto legati all’esplorazione, come ExoMars. All’orizzonte, dopo Marte, ci sono la Luna e la realizzazione del programma Space Rider”.

TELESPAZIO
È tra i principali operatori al mondo nel campo delle soluzioni e dei servizi satellitari. Nel 2017 ha generato un fatturato di 564 milioni di euro potendo contare su 2500 dipendenti, metà dei quali in Italia e il resto in Europa e America Latina, dove opera attraverso società controllate.

Telespazio è attiva a livello globale attraverso un’ampia rete di centri spaziali e teleporti. Il più importante è il Centro Spaziale del Fucino, in Abruzzo, realizzato negli anni ’60 per gestire i primi esperimenti di telecomunicazione satellitare fra Europa e Stati Uniti. Oggi al Fucino, che conta su 170 antenne, hanno sede il centro di controllo della costellazione satellitare COSMO-SkyMed e uno di quelli che gestiscono il sistema europeo di navigazione e localizzazione Galileo. In Italia la società opera anche attraverso i centri spaziali del Lario, di Matera e Scanzano, mentre all’estero possiede e gestisce teleporti in Brasile, Argentina e Romania.
Con la controllata e-GEOS, joint venture con Asi, Telespazio è leader internazionale nell’osservazione della Terra, un ambito che registra una crescita annua fra l’8 e il 10%. Un posizionamento che nei prossimi anni l’azienda intende rafforzare con partnership e investimenti mirati anche nel campo del cosiddetto big data analytics.

AVIO
A fine agosto il satellite meteorologico Aeolus, il primo capace di misurare la velocità dei venti dallo spazio, si è staccato dalla sua rampa al Centro Spaziale Europeo, in Guyana Francese, per oltrepassare l’atmosfera. A portarlo in orbita, un lanciatore Vega, al suo dodicesimo successo su 12 lanci. È un record storico ed è striato di tricolore, visto che il Vega esce dagli stabilimenti di Colleferro della Avio. Per il 35% di Leonardo, Space2 e In Orbit, Avio è un’azienda specializzata nel settore dei lanciatori e della propulsione applicata a sistemi di lancio missili e satellitare. È quella che gli americani definiscono una “succes story”: ad aprile 2017 è stata la prima azienda di lanciatori a quotarsi in Borsa; nel primo semestre 2018 ha registrato ricavi per 178,8 milioni di euro, con un incremento del 20,3% anno su anno, attribuibile principalmente alle attività del Vega e allo sviluppo del nuovo motore P120C, comune ai vettori di prossima generazione, Ariane 6 e Vega C.

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Giulio Ranzo, ad di Avio

“La domanda di mercato evolve verso satelliti di dimensioni ridotte – spiega Giulio Ranzo, amministratore delegato della società – Avio sta ampliando l’offerta con due obiettivi: incrementare la competitività e aumentare la flessibilità rispetto ai diversi requisiti dei clienti. In particolare il nuovo Vega C porterà dal 2019 a una riduzione significativa del costo per chilogrammo trasportato, mentre il nuovo sistema Ssms consentirà di caricare su Vega C fino a 30 piccoli satelliti di taglia variabile fra uno e 400 chilogrammi. Dal 2024, una nuova versione di Vega, il Vega E, sarà in grado di effettuare manovre orbitali sempre più flessibili a costi ancora più concorrenziali”.

ARGOTEC
Il 3 maggio 2015 Samantha Cristoforetti ha sorseggiato il primo caffè espresso italiano nel cosmo. Due anni dopo è stato Paolo Nespoli a godersi un “ISSpresso” in orbita. La prima partnership commerciale effettuata in ambito aerospaziale in Europa (con Lavazza) è solo il più “pop” fra i tanti successi ottenuti dalla Argotec, una pmi innovativa operante in ambito aerospaziale e fondata a Torino nel 2008.

“Innovation in Technology Development and Demonstration Award” dell’American Astronautical Society per l’esperimento di scambio termico passivo “Arte”, effettuato sulla Iss, e “Premio dei premi” per l’innovazione conferito dalla Presidenza della Repubblica, Argotec realizzerà l’unico nanosatellite europeo dei 13 selezionati dalla Nasa per prendere parte alla Exploration Mission 1, che nel 2019 testerà il nuovo lanciatore americano Space Launch System.

David Avino, ad di Argotec

Con un fatturato nel 2017 di 3,1 milioni di euro (+155% anno su anno) “Argotec crede che tutto ciò che è progettato per attività spaziali possa avere un immediato ritorno sulla Terra” dice David Avino, managing director dell’azienda. Ne sono esempi addirittura il il bonus food prodotto per gli astronauti e commercializzato nella linea ReadyToLunch “per i terrestri”, o la macchina del caffè, “i cui brevetti potranno consentire di migliorare quelle usate tutti i giorni con un risparmio di circa il 40% di acqua”. “La strategia vincente”, dice Avino, “rimane la velocità nell’adattare il proprio percorso alle esigenze di mercato. Per questo oggi stiamo concentrandoci nello sviluppo di piattaforme satellitari dalle dimensioni ridotte ma in grado di resistere alle condizioni estreme dello spazio profondo, o nel supporto allo spaceflight turistico. L’accesso allo spazio negli ultimi anni si è ampliato in modo significativo e nell’imminente futuro si prevede una crescita ancora più accentuata”.

SITAEL
La ragione sociale risale all’ottobre del 2010, ma l’esperienza nel settore, così come quella del suo promotore e attuale amministratore delegato Nicola Zaccheo, affonda le radici all’inizio degli anni ‘90, nella fusione fra Aurelia Microelettronica e Caen Aerospace (spin off della Costruzioni Apparecchiature Elettroniche Nucleare).
Oggi Sitael è la più grande realtà privata dell’Italia spaziale e rappresenta l’avanguardia cosmica degli affari di Angel, la business holding internazionale fondata dall’industriale Vito Pertosa.

Nicola Zaccheo, ad di Sitael Spa

Ha il suo nuovo quartier generale a Mola di Bari, oltre alle sedi di Roma, Forlì, Salonicco, Adelaide e ai due stabilimenti di Pisa, dove nella camera a vuoto più grande d’Europa realizza uno dei suoi prodotti di punta, il motore elettrico a bassa e alta potenza, che sfrutta l’accelerazione ionica. Specializzata in internet delle cose e nella realizzazione di piccoli satelliti e piattaforme micro satellitari, dopo essersi aggiudicata contratti prestigiosi con Esa, Nasa e Jaxa, l’agenzia giapponese, Sitael è anche alla testa del progetto Platino con l’Agenzia Spaziale Italiana, ed è partner di Virgin Orbit per il lancio dei suoi satelliti. La collaborazione con il gruppo di Richard Branson riguarda anche Virgin Galactic per le future attività allo spazioporto di Grottaglie, adibito ai voli suborbitali.

ALTEC
Con sede a Torino, Altec è una joint venture tra Thales Alenia Space e Agenzia Spaziale Italiana. Nota nel settore come la “piccola Houston italiana”, in 17 anni di attività si è imposta a livello internazionale per la fornitura di servizi ingegneristici e logistici per l’utilizzazione della Iss, e per il supporto alle missioni di esplorazione planetaria. L’azienda ha la responsabilità dei servizi di addestramento degli astronauti italiani, di logistica e di supporto delle operazioni; con proprio personale distaccato alla Nasa e all’Esa, coadiuva le attività di training svolte all’European Astronautic Center di Colonia e le operazioni del laboratorio Columbus, un modulo di ricerca della Iss in orbita dal febbraio 2008. È anche impegnata nella realizzazione degli esperimenti italiani di biomedicina. Mentre nella prima parte della missione ExoMars dell’Esa, partita nel marzo di due anni fa, ha fornito i dati dei payload a bordo del dimostratore di atterraggio sul Pianeta Rosso, per la seconda missione, ExoMars 2020, Altec ospiterà presso il proprio stabilimento un simulatore di terreno marziano su cui verranno effettuate prove reali di manovra, attraverso l’uso di un modello di test del Rover.

Vincenzo Giorgio, vice presidente marketing & sales per le attività istituzionali di Thales Alenia Space Italia e amministratore delegato di ALTEC S.p.A.

Grazie all’impostazione dei due azionisti, l’azienda è diventata il crocevia di significative operazioni strategiche della new space economy. Per esempio, in base al protocollo di intesa rinnovato lo scorso luglio con Virgin Galactic, Sitael e The Spaceship Company, società produttrice di veicoli spaziali britannico-americana fondata da Burt Rutan e Richard Branson, Altec sta valutando la possibilità di realizzare voli spaziali suborbitali con base all’aeroporto di Grottaglie, in Puglia, recentemente designato come Spazioporto Nazionale. Le operazioni dovrebbero includere il turismo spaziale, la sperimentazione in microgravità e la preparazione del personale astronautico e dei piloti.

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