inizio 2019
Strategia

10 consigli per fissare fin d’ora buoni propositi di inizio anno. E per mantenerli

inizio 2019
(Shutterstock)

di Roberto D’Incau, headhunter e executive coach

Alzi la mano chi di noi a inizio anno non si è detto almeno una volta “Quest’anno mi metto in riga e dimagrisco”, oppure “E ’l’anno buono per imparare lo spagnolo”, oppure “Basta fumare un pacchetto di sigarette al giorno, quest’anno smetto”.

Purtroppo, nella maggior parte dei casi già a febbraio i buoni propositi vengono dimenticati: una ricerca dell’University of Bristol, condotta su 3.000 casi, mostra che ben l’88% dei buoni propositi di inizio anno fallisce miseramente, nonostante il 52% dei partecipanti ci credesse davvero all’inizio.

Cambiare le proprie abitudini è davvero difficile, lo sappiamo. Come evidenzia “Immunità al cambiamento”, un bel libro appena uscito di Kegan e Lahey (FrancoAngeli), “un recente studio ha mostrato come solo uno su sette dei pazienti informati dai medici sui pericoli corsi in caso di mancato cambiamento delle loro abitudini, segua con successo le indicazioni ricevute. Desiderio e motivazione non sono sufficienti: perfino quando si tratta letteralmente di una questione di vita o di morte, la capacità di cambiare resta per i più qualcosa di esasperatamente sfuggente”.

Come è possibile allora imprimere dei veri cambiamenti nella nostra vita, personale e professionale?

L’evidenza scientifica mostra che il metodo del “goal setting”, del darsi degli obiettivi (di un certo tipo),  rimane il più valido, permette di raggiungere il proprio obiettivo nel 22% dei casi in più rispetto a chi non lo fa. Vediamo come fare.

  1. i nostri obiettivi devono essere specifici: la specificità significa che dovremo essere molto chiari con noi stessi relativamente su quello che vogliamo ottenere, perché solo se l’obiettivo è molto ben definito, e delimitato, possiamo raggiungere il nostro scopo;
  2. dobbiamo darci obiettivi facilmente misurabili: dobbiamo avere un sistema di misurazione che ci permetta di tenere sotto controllo i nostri progressi e il raggiungimento del risultato che ci siamo prefissi;
  3. dobbiamo coccolarci anche quando ci diamo obiettivi: raggiungere un goal è una sfida che per definizione ci tira fuori dalla nostra zona di conforto, e se l’asticella che ci diamo è troppo alta, quasi irraggiungibile, rischiamo ben presto di percepire una sensazione di fallimento. Un obiettivo corretto deve essere attrattivo, sfidante ma non frustrante;
  4. siamo realistici: Il confronto con la realtà è un elemento fondamentale, perché ci permette di capire se vale la pena o meno di dedicarsi all’obiettivo. Un obiettivo del tutto irraggiungibile è un falso obiettivo, è solo un sogno.
  5. diamoci un timing preciso: ogni obiettivo deve avere un periodo di tempo limitato, non può essere all’infinito, pena la totale frustrazione. Deve essere sempre prevista una timeline definita, con un inizio e una fine, anche perché avere una scadenza precisa è un ottimo modo per motivarsi;
  6. partiamo col modificare la nostra quotidianità: ne parlavo con Simona Musocchi, autrice di “Il metodo smartgym” e personal trainer molto nota. E’ inutile affannarsi a correre in palestra, e fare ad esempio solo tapis roulant (lo fanno in molti), se si ha solo mezz’ora: molto meglio inserire nella propria routine quotidiana il fatto che si va in ufficio a piedi, se possibile. Valgono di più i piccoli gesti quotidiani che modificano le nostre abitudini, che i grandi propositi che vengono poi regolarmente disattesi;
  7. negli obiettivi, less is more: concentriamoci su pochissimi obiettivi alla volta (uno, due, massimo tre alla volta). E’ inutile darsi una serie infinita di obiettivi che non raggiungeremo mai, e il cui non raggiungimento ci creerà frustrazione. Molto meglio concentrarsi, senza disperdere le nostre energie, e una volta raggiunti quelli passare ad altro;
  8. spacchettiamo gli obiettivi con step intermedi progressivi: è del tutto inutile raccontarsi che “entro quest’anno voglio parlare fluentemente Portoghese”, meglio dirsi che entro giugno voglio avere fatto un corso intensivo di base e a settembre passare al corso intermedio;
  9. ragioniamo sui nostri obiettivi antagonisti nascosti, di cui parla “Immunità al cambiamento”: ad esempio, nel caso di una persona sempre oberata, che cerca situazioni in cui c’è bisogno di lui/lei per fare la differenza, l’obiettivo antagonista nascosto è sentirsi sempre indispensabile. Nell’essere troppo grassi, e quindi sentirsi non desiderabili, ci può stare un obiettivo antagonista nascosto di non mettersi in gioco con un nuovo partner e via discorrendo;
  10. infine, prendiamoci le nostre responsabilità. E’ vero che farci supportare e far monitorare i nostri progressi, ad esempio da un coach, è molto utile, ma è altrettanto vero che chi che è davvero responsabile del nostro cambiamento agito o non agito, alla fine, siamo proprio noi. Non diamo le colpe agli altri, non serve.

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