Gli scienziati hanno detto la parola definitiva sulla cosiddetta “guerra del termostato”: la querelle che tutti gli anni all’emergere dei primi caldi mette di fronte i lavoratori di sessi diversi circa l’utilizzo dell’aria condizionata negli uffici.
Il cervello delle donne semplicemente funziona meglio a temperature più elevate, quello degli uomini a temperature più basse. E’ il risultato di uno studio pubblicato sulla rivista PLOS One e redatto da Tom Y. Chang e Agne Kajackaite.
Lo studio, condotto in Germania, ha testato la capacità di 500 uomini e donne di svolgere una serie di compiti a diverse temperature. A temperature più elevate, le donne ottengono risultati migliori in matematica e in compiti connessi con le capacità verbali, mentre il contrario è vero per gli uomini. In particolare, all’interno di un intervallo di temperatura di 16 e 33 gradi Celsius, le femmine mostrano generalmente migliori prestazioni cognitive all’estremità più calda della distribuzione della temperatura mentre gli uomini fanno meglio a temperature più fredde.
Gli studiosi spiegano che “l’aumento delle prestazioni cognitive femminili sembra essere guidato in gran parte da un aumento nel numero di risposte presentate. Interpretiamo ciò come una prova che l’aumento delle prestazioni è in parte dovuto a un aumento degli sforzi. Allo stesso modo, la diminuzione delle prestazioni cognitive maschili è parzialmente determinata da una diminuzione dello sforzo osservabile”.
Per le donne però, l’aumento delle prestazioni sul lavoro a temperature più calde è “significativamente più grande” rispetto alla diminuzione delle prestazioni maschili. Ecco perché, spiegano i ricercatori nello studio, “i nostri risultati suggeriscono che i luoghi di lavoro di genere misto possono essere in grado di aumentare la produttività impostando il termostato più alto rispetto agli standard attuali”.
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