di Piera Anna Franini
Claudia Parzani è l’unica italiana ad essere stata inclusa da HERoes e Yahoo Finance fra le 100 Women Role Model 2019, la classifica delle donne che stanno facendo la differenza in tema di inclusione di genere nelle professioni. Parzani è presidente di Allianz Italia, vicepresidente di Borsa Italiana e, premesso che Linklaters è il colosso legale britannico presente in 20 Paesi, con 30 uffici, 3mila avvocati e un fatturato intorno ai 1,31 miliardi di sterline, è Managing Partner per l’area Western Europe nonché la numero uno, a livello globale, per il Business Development Marketing. Il suo nome spesso finisce nelle classifiche internazionali. Nel 2018 figurava nella top 10 “Female Champion of Women in Business” del Financial Times, ebbe un simile riconoscimento nel 2017 quando il FT e HERoes la inclusero nella classifica “10 Global Champions of Women in Business”.
Ha un profilo ibrido, a metà tra finanza e professioni legali. Quando il gioco si fa duro chiamano lei, nota per l’attitudine dirompente. “Qualsiasi cosa faccia – spiega – cerco sempre di guardare oltre, di pensare a come saranno le cose in futuro. Ora mi chiedo: come saranno gli uffici europei di Linklaters? Che esigenze avranno i clienti? Saranno persone che vanno di fretta? Vorranno un supporto a 360 gradi? Quella dell’avvocato è una professione rimasta uguale a se stessa. Nel bene e nel male, mi ricorda una bella signora che invecchia
bene. Però è arrivato il momento di pensare a che immagine si vuol dare di sé: quello della signora sul divano di velluto oppure del ragazzino sullo skateboard?”
Sul fronte “donna”, Parzani ha sostenuto progetti come il Women’s Leadership Programme, pensato per attrarre e mantenere le professioniste di talento, e lo Stepping Forward, un nuovo programma di coaching per le giovani dello Studio. Ha ideato Breakfast@Linklaters, una comunità che conta oltre mille manager attente ai temi della diversità e che si incontrano ogni due mesi, il lunedì di primo mattino. “Noi donne dobbiamo andare oltre il concetto di perfezione, spesso inibitorio. Ne ho parlato anche a una delle nostre Breakfast@Linklaters – aggiunge – . Dobbiamo credere di più in noi stesse. I maschi non hanno questo problema. Sono stupendi ma questo non l’hanno. E’ provato che per una job application, un maschio è positivo nelle risposte, fiducioso. La donna inizia a dirsi: mah, l’inglese proficiency non l’ho fatto, questo no, questo neppure”. E la donna italiana? “Per noi entra in gioco la famiglia. Non sei mai una mamma che va bene, quindi hai i sensi di colpa. Ma non riesci neppure a dedicarti al lavoro in modo completo, e allora non va bene neppure questo”.
Parzani siede nel board di Linklaters, prima donna in assoluto in rappresentanza dell’Europa Occidentale. Per un’avvocatessa, s’aggiunga italiana, è la conquista dell’Everest. Una voce mediterranea che valore
aggiunto porta in un comitato esecutivo come quello di Linklaters? “Noi mediterranei siamo persone ricche di risorse, capaci di andare incontro a tutte le parti, troviamo la soluzione migliore per tutto. Le donne, poi, hanno un maggior senso pratico”.
Curiosità. Dalle vette di un colosso, come vede i piccoli studi? Sono ormai una realtà in via d’estinzione? “C’è sempre spazio per le persone che lavorano bene e sanno individuare la propria nicchia creando boutique pregate. Se un avvocato ha una forte passione, penso allo sport o all’arte, può partire da lì e specializzarsi in diritto dell’arte o dello sport. Mi piace pensare che la passione crei l’eccellenza”. Data l’emorragia di iscritti all’Albo: che scenari si aprono agli studenti (comunque sempre meno) di Giurisprudenza? “Sbaglia chi, non avendo idee chiarissime, si iscrive per una laurea flessibile. A questo punto, meglio puntare su due estremi: Filosofia o Ingegneria”. Filosofia? “Sì, perché può formare un manager che sappia leggere e rileggere le cose in chiave diversa. Però chi ha un desiderio molto forte lo deve coltivare e immatricolarsi a Giurisprudenza. A margine di tutto questo, va detta una cosa: anche nel nostro Studio vedo arrivare ragazzi bravi, con la luce negli occhi, ma non hanno una storia. Non va bene studiare e basta, bisogna fare esperienze lavorative. Come tanta gente, io mi laureai con 110 e lode, ma nel frattempo avevo fatto tante cose, disparate, persino la pr. Al primo impiego mi presentai con un CV vario e ricco”.
Aldilà della passione per gioielli antichi, vasi, e la musica italiana anni ’60, Parzani adora costruire ponti, “connettere: è la mia arte”, confessa. Segreto per condurre in contemporanea tutti gli incarichi? “Circondarsi di persone capaci e delegare. Io do fiducia totale, gioisco nel vedere le persone spiccare il volo, così, nel frattempo, io posso guardare avanti al passaggio successivo”. Quanto è competitiva? “Sarà la morbidezza che viene dagli anni – continua – , ma non riesco a incattivirmi per accaparrarmi un cliente, non mi vien da pensare: questo è mio. Non è nel mio stile. In compenso, questo fa di me una che nelle operazioni complicate arriva in fondo.” Una cosa è certa: è ambiziosa, “nel senso che corro la mia gara. Però so anche lasciare andare. Quando un’esperienza è fatta, è fatta. Ho una regola base: se non fai spazio, le cose non entrano e lo spazio va fatto prima. Se a Linklaters mi spiegassero che altri vogliono ricoprire il mio ruolo, me ne andrei all’istante. Sono sufficientemente imprenditoriale per trovare alterative”. Ecco entrare in campo lo spirito
imprenditoriale bresciano (è nata a Rovato, alle porte – appunto – di Brescia).
“Questa attitudine non mi abbandonerà mai. A inizio carriera, lavoravo con figli di professori, di avvocati. Io venivo dalla campagna. Sentivo che mi mancava lo stile, la classe. Poi col tempo ho capito che l’avvocato lo fai in due modi: o come dottore che sta seduto e aspetta il paziente oppure lo fai come imprenditore che esce, propone e vende. O sei reattivo o sei propositivo. L’avvocatura era un posto da dottori ma sta diventando un posto da imprenditori. Linklaters sta in un’area di Milano dove ci sono più studi legali che case. Come ne esci vincente? Con la categoria dell’imprenditore più che del dottore. Per fare l’avvocato-dottore devi essere quello là, super, per gli altri non c’è spazio. Tutto è cambiato. Ora la vera sfida è mettere al centro il cliente, ascoltarlo per bene e sapersi innovare. Non siamo tutti Apple che distrugge il prodotto per farne uno nuovo, ma nemmeno possiamo offrire la stessa cosa. Il tema vero è il valore che offri e la differenza che puoi fare”.
Quanto è disciplinata Parzani? “Ho l’ascendente Vergine. Non posso che essere disciplinata. Sono una precisa, se ho un impegno, io ci sono. Del resto due erano le alternative con tre figlie e una professione come la mia: organizzare tutto, oppure finire dritta alla neuro. Ho acquisito quelle competenze manageriali che consentono di arrivare in fondo viva, so delegare per esempio. Detto questo, ammetto che lavoro parecchie ore”. Quante? “Sono a un punto in cui è difficile misurarle, capire quando il lavoro finisce e inizia. Ci sono tante relazioni che sconfinano nel personale, quindi ti porti un flusso”. Parzani ha una particolarità: risponde puntualmente a ogni email. Come fa? “Non posso pensare di lasciare un’email senza risposta, se non riesco chiedo alla mia assistente di telefonare. E’ frustrante mandare una email e non ricevere risposte. Le volte che è successo a me, poi mi chiedevo, ora che faccio? Riscrivo? Faccio finta di niente? E’ finita nella spam? Basta un minuto. Un po’ di umanità non va mai persa”.
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