In un’epoca in cui “OK boomer” è diventato il grido di battaglia della gioventù politicizzata contro il paternalismo degli anziani, gli studi statistici vengono in soccorso dei millennial. Non è vero che hanno le mani bucate per il FOMO, acronimo di Fear Of Missing Out – la paura di perdere l’occasione) o che scialacquano in beni superflui, come suggeriscono periodicamente alcuni articoli
Secondo il Dipartimento del Lavoro degli Stati Uniti d’America, ad esempio, i famigerati “giovani d’oggi” spendono meno in cibo e divertimenti e più in spese sanitarie e istruzione di quanto facessero i Baby boomer o la generazione X alla loro età. Gli americani che nel 2016 avevano tra i 25 e i 34 hanno speso il 145 per cento in più per studiare rispetto ai loro coetanei del 1989, e circa il 26 per cento in meno in alcolici. La spesa in affitti è aumentata al contempo del 48 per cento, mentre quella per la lettura del 70 per cento (probabilmente grazie a Internet). E la spesa per l’istruzione calcolata in questa ricerca non include nemmeno i debiti studenteschi da ripagare negli anni successivi alla laurea. In altre parole l’educazione stessa sembra essere uno dei veri ostacoli all’accumulazione di ricchezza dei più giovani.
In un’intervista con Axios, l’economista specializzata nelle politiche per il lavoro Teresa Ghilarducci ha spiegato che i millennial non si comportano in maniera radicalmente differente rispetto alle precedenti generazioni; si trovano soltanto ad affrontare circostanze diverse.
Più si è giovani, e meno è probabile che il futuro riservi certezze sulle pensioni. I datori di lavoro americani (e non solo stanno) infatti accelerando gli sforzi per sostituire i vecchi piani pensionistici con alternative individuali (paragonabili alle assicurazioni) che rendono i lavoratori più insicuri e carichi di responsabilità. Secondo un altro studio, due terzi dei millennial americani non hanno da parte alcun risparmio per la pensione.
Al tempo stesso, c’è una percentuale minore di under 35 che si merita l’etichetta di super saver – super risparmiatori – poiché esibiscono una notevole cautela nella gestione del proprio reddito. In uno studio della società finanziaria Principal questo segmento è stato definito come coloro che salvano il 15% o più dei loro introiti per la pensione, e che tende a tagliare la spesa soprattutto per quanto riguarda i vestiti di marca, i viaggi e le auto.
Ghilarducci suggerisce anche che i giovani con reddito elevato non si trovano solitamente in questa posizione perché più prudenti con le proprie finanze di altri, ma perché beneficiano di eredità, fondi familiari e dell’assenza di debiti studenteschi.
Secondo un sondaggio del Transamerica Center for Retirement Studies, il 38% dei millennial devolve più del 10% del proprio stipendio in piani pensionistici individuali. La quota degli appartenenti alla Generazione X che fa lo stesso è del 32%.
Tra le circostanze che hanno condizionato la propensione al risparmio degli americani nati tra l’inizio degli Ottanta e la prima metà dei Novanta c’è ovviamente la Grande recessione, che ha colpito i millennial nei loro anni formativi: hanno visto i loro genitori perdere il lavoro, la pensioni dei loro nonni venire erose e molti dei loro amici non potersi più permettere una casa dove vivere con dignità.
Questi eventi hanno lasciato una traccia indelebile nelle loro abitudini da adulti, e la razionalizzazione delle loro abitudini di consumo ha ripercussioni anche su una serie di filiere produttive, che devono aggiornarsi e adattarsi.
In alcune categorie di spesa, poi – ad esempio i vestiti – i singoli prodotti sono diventati sempre più economici nel corso degli anni a causa della globalizzazione e l’avanzamento tecnologico.
Ci sono inoltre differenze culturali importanti tra i trentenni di oggi e quelli di tre decenni fa. Si fuma di meno e si consuma meno alcol tra i giovani, riporta il Centers for Disease Control and Prevention. E, grazie alle riviste su Internet, il dibattito sui social e gli abbonamenti online, i millennial pagano sempre meno per le loro letture.
E per quanto riguarda i millennial italiani? Anche loro come formiche: più bravi e più attenti a ridurre le spese della media nazionale, e soprattutto più pronti a cambiare se non soddisfatti. Dall’indagine realizzata per Facile.it da mUp Research e Norstat emerge un quadro di nati dopo il 1981 che risparmiano in media il 14% in più di tutte le altre fasce d’età su bollette, assicurazione auto, telefonia e le principali voci di spesa domestiche.
La morale è che un’insicurezza finanziaria superiore a quella dei propri genitori è parte dell’orizzonte esistenziale dei millennial, e anche quando sono capaci di risparmiare per la pensione, prevale un senso di insensatezza nell’assenza di soluzioni più generali, come piani pensionistici più umani, un’istruzione meno dispendiosa e l’aumento dei salari.
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