Aprire il mondo delle imprese e quello della ricerca a una virtuosa contaminazione reciproca. Questo è il senso dell’iniziativa promossa dal Gruppo Maire Tecnimont che lunedì a Roma ha inaugurato la cattedra in Open Innovation presso l’Università LUISS Guido Carli.
La cattedra di Open Innovation, una sinergia fortemente voluta da Fabrizio Di Amato, presidente e azionista di maggioranza del Gruppo, e da Andrea Prencipe, Rettore LUISS, come spiega una nota, è stata assegnata al professor Henry Chesbrough, direttore del Garwood Centre for Corporate Innovation dell’Università della California a Berkeley e padre intellettuale del concetto di Open Innovation.
“L’inaugurazione di questa cattedra rappresenta un ulteriore passo avanti verso la Open Innovation, una vera e propria Rivoluzione Copernicana per le industrie di ogni settore”, ha dichiarato il presidente di Maire Tecnimont Di Amato. “Credo, infatti, che oggi più che mai sia necessario un approccio open-minded che porti a un’evoluzione delle società da organizzazioni ‘chiuse’ ad organizzazioni ‘aperte’”. E ha aggiunto: “se l’innovazione è basata sulla capacità di cambiare mentalità, in modo tale da affrontate le sfide poste dalla digitalizzazione e dalla sostenibilità, dobbiamo, quindi, creare un ecosistema che coinvolga i diversi stakeholder, aperto alla “fertilizzazione incrociata” tra università, istituti di ricerca, società, start-up, mondo della finanza, autorità pubbliche, incubatori e acceleratori”.
L’argomento della open innovation è noto e dibattuto all’interno della comunità scientifica e professionale del management, ma necessita ancora di ulteriori approfondimenti.
In tal senso, ha osservato il rettore della LUISS “l’elemento di differenziazione fondamentale tra l’Open Innovation e altre forme di collaborazione per l’innovazione risiede nella ricerca di partnership non ovvie che possano quindi offrire conoscenze, idee, competenze, informazioni non convenzionali, inaspettate, impensate ed a volte impensabili. I veicoli e i canali di trasmissione di queste idee incoerenti e inattese sono informali e semplici; viaggiano attraverso strade digitali e passaparola”.
Il paradigma della Open Innovation come modello di innovazione prevede che le imprese ricorrano non soltanto all’utilizzo di risorse interne, ma anche a strumenti e competenze tecnologiche che arrivano dall’esterno. Motivo per cui il professor Chesbrough, a cui è stata assegnata la cattedra, lancerà un progetto di ricerca sulla analisi dei principi della Open Innovation sfruttando i quali le aziende e le organizzazioni potranno perseguire obiettivi centrali in ambito sociale, economico e di sostenibilità ambientale.
Secondo Chesbrough, l’innovazione aziendale deve infatti “far tesoro in maniera sistematica di collaborazioni, idee e risorse esterne rispetto al perimetro societario classicamente inteso. Dalle start-up al mercato globale delle idee e dei brevetti, questo modello illustra meglio dei precedenti perché un’azienda non abbia più bisogno di controllare, quasi di possedere, i processi di innovazione dall’inizio alla fine”. Come peraltro ha dimostrato di voler fare proprio Maire Tecnimont coinvolgendo attivamente le risorse umane nel processo di trasformazione digitale attraverso, per esempio, il progetto BEYOND DIGITAL.
Insieme a Fabrizio Di Amato, Andrea Prencipe ed Henry Chesbrough, all’inaugurazione della cattedra di Open Innovation sono intervenuti Simona Romani, professoressa Luiss di Consumer behavior, Pierroberto Folgiero, amministratore delegato, laureato Luiss. Maria Latella, giornalista de Il Messaggero ha moderato il dibattito. A concludere l’evento, dopo una sessione di Q&A che ha coinvolto il pubblico, le considerazioni di Paola Severino, vicepresidente Luiss Guido Carli.
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