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Il Decreto Rilancio ha lasciato un buco sui licenziamenti, ma la loro revoca è dietro l’angolo

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Un lunedì a rischio licenziamenti. È questa la situazione controversa che milioni di lavoratori italiani stanno vivendo in queste ore a causa del buco normativo creatosi tra l’entrata in vigore del cosiddetto decreto Cura Italia e quella prossima del decreto Rilancio.

Per capire cosa sta succedendo è opportuno però fare un passo indietro e tornare al 17 marzo, giorno in cui è stato ratificato il decreto Cura Italia. Infatti, per “non permettere a nessuno di perdere il lavoro a causa del coronavirus”, il governo Conte ha inserito all’interno del suddetto decreto il blocco dei licenziamenti individuali e collettivi per la durata di 60 giorni.

Ciò significa, che fino al 17 maggio, ossia ieri, nessun datore di lavoro avrebbe potuto licenziare un proprio dipendente, se non per gravi motivi disciplinari. Ma attenzione: visto che il nuovo decreto Rilancio (che estende il blocco dei licenziamenti per altri tre mesi) non è stato ancora ratificato e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, è come se lo scudo attivato dall’esecutivo giallorosso sui lavoratori italiani oggi si fosse spento, permettendo quindi alle aziende di poter procedere ai licenziamenti. Un vero e proprio buco normativo.

Licenziamenti: le aziende rischiano una condanna

Anche se il rischio di veder crescere i casi di licenziamenti nella giornata di oggi è concreto, è opportuno precisare un aspetto fondamentale che può far star tranquilli tutti i lavoratori italiani e che consiglia alle aziende di evitare di intraprendere strade tortuose: un eventuale licenziamento intercorso nella giornata di oggi sarebbe infatti facilmente impugnabile e quindi revocato.

I pareri raccolti dalla nostra redazione presso diversi studi legali specializzati in diritto del lavoro è sostanzialmente unanime: “Anche se dal punto di vista tecnico – visto che il Decreto Rilancio non è stato ancora ratificato – è possibile avviare una procedura di licenziamento, tuttavia il suddetto decreto è stato già approvato”, pertanto le aziende si esporrebbero a rischi non indifferenti.

Ciò significa, sottolineano gli esperti, che “i licenziamenti possono essere facilmente impugnati, e successivamente revocati, con annesse condanne per i datori di lavoro”.

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