Articolo tratto dal numero di maggio 2020 di Forbes Italia. Abbonati
Stefano Pessina guida Walgreens Boots Alliance, un impero della farmacia e distribuzione farmaceutica da 136,9 miliardi di dollari di fatturato. È il terzo uomo più ricco d’Italia. Insieme alla compagna Ornella Barra, è impegnato fortemente nella lotta al coronavirus in paesi come gli Usa, il Regno Unito, la Cina. Ecco come si sta muovendo
Ne possiede circa il 16%, che gli consente di essere nella lista Forbes dei Billionaires nel mondo e al terzo posto nella classifica degli italiani più ricchi, con un patrimonio stimato in 10,2 miliardi di dollari. Wba è un colosso da 136,9 miliardi di dollari di fatturato, con quasi mezzo milione di dipendenti e circa 20mila farmacie in 25 paesi, dal Regno Unito agli Usa, dall’America Latina alla Cina. Wba è anche una delle maggiori reti di distribuzione farmaceutica, con più di 400 hub che consegnano a oltre 240mila farmacie, medici, centri sanitari e ospedali in più di 20 Paesi. Oggi Stefano Pessina, insieme alla sua compagna Ornella Barra, co-chief operating officer del gruppo, è impegnato in prima fila con tutta la sua struttura nella lotta contro il coronavirus nel mondo. Questa sua posizione gli consente di avere un punto di vista molto particolare sulla situazione. Forbes Italia lo ha intervistato.
Cosa si prova ad avere un ruolo così nevralgico nella difesa della salute di milioni di persone?
Una realtà come Walgreens Boots Alliance si trova al centro di questa pandemia globale. Lo è in questo momento in Europa e negli Usa, e lo è stata sin dal principio in Cina, dove siamo presenti con circa 5mila farmacie attraverso GuoDa, la principale catena del Paese. Stiamo fornendo assistenza sanitaria, farmaci e tecnologie per la salute a milioni di persone, a medici e strutture ospedaliere in tutto il mondo. È ciò che facciamo normalmente, è il nostro lavoro. Oggi più che mai questo ruolo è vitale per la società.
Siete in prima fila…
Sì, siamo impegnati in prima fila, come servizio pubblico essenziale, insieme a tutti coloro che in questo momento prestano la propria opera per far fronte all’emergenza medici infermieri e altri operatori sanitari di cui ho grandissima ammirazione e che ringrazio per quello che fanno per la comunità. Le nostre attività sono tra le poche rimaste sempre aperte ovunque. Le farmacie si confermano il fulcro della salute sul territorio e nelle comunità, mentre la distribuzione farmaceutica mostra tutta la sua importanza nell’assicurare il corretto approvvigionamento di medicine e prodotti sanitari.
Che tipo di esperienza professionale ha tratto da questa pandemia?
In oltre 40 anni di lavoro ho assistito a molti episodi e situazioni critiche, ma nulla di paragonabile alla situazione straordinariamente complessa che stiamo vivendo oggi. Le attività produttive, dalle industrie alle catene di distribuzione, si sono interrotte in tutto il mondo e non c’è certezza di quando si tornerà alla normalità. Quanto accaduto ci deve far riflettere sulle nostre debolezze e sul fatto che tutto quello che non immaginiamo può accadere e, in tempi assolutamente veloci, cambiare le nostre vite.
C’è bisogno di una maggiore collaborazione?
Purtroppo anche questa situazione non fa che evidenziare la necessità di una maggiore collaborazione e un maggior coordinamento per la gestione della sanità globale. Il cosiddetto “ecosistema della salute” è ancora troppo disgregato, andrebbe fatta un’analisi oggettiva e profonda e trovate soluzioni a lungo termine. Ora più che mai, solo unendo le rispettive conoscenze possiamo trovare soluzioni utili in risposta a questa crisi e ad altre che inevitabilmente seguiranno nel tempo. Anche se, devo dire, in questo periodo si è evidenziata una volontà di isolamento da parte dei paesi, più che una volontà di collaborazione.
Quale ruolo sistemico è chiamata a svolgere un’azienda leader globale come Wba considerata la sua presenza lungo tutta la filiera della farmaceutica?
Con le nostre farmacie e i nostri sistemi di distribuzione farmaceutica, siamo un alleato strategico dei sistemi sanitari di molti paesi. Lo siamo in tempi normali, lo siamo enormemente di più ora che la pressione su tutti coloro che operano in questo settore è al massimo.
Materialmente come agite?
I governi degli Stati Uniti e del Regno Unito hanno entrambi scelto Wba come partner chiave per la realizzazione dei programmi nazionali per i test del Covid-19 nei rispettivi paesi. Abbiamo anche il compito di diffondere alla cittadinanza le indicazioni sanitarie ufficiali emanate. Con le nostre competenze e le nostre strutture, siamo considerati una risorsa centrale dai governi, a cui fare affidamento in tempi di grave emergenza. Ci viene attribuito un ruolo che va ben oltre quello strettamente di business. I nostri collaboratori sono i primi a volersi impegnare, spesso su base volontaria, oltre il loro ruolo professionale e ciò non può che riempirmi di orgoglio.
State svolgendo azioni particolari per esempio nel Regno Unito (dove Wba è presente ha circa 2.500 farmacie Boots) e negli Usa (con circa 9.500 farmacie Walgreens)?
Nel Regno Unito Boots è la più grande catena di farmacie del Paese. Il governo britannico ha chiesto la nostra collaborazione per un compito cruciale, quello di effettuare i test Covid-19 al personale del National Health System (Nhs), il sistema sanitario pubblico britannico. È fondamentale fare i test innanzitutto ai professionisti della salute, affinché possano continuare a prestare la propria opera nelle strutture. In brevissimo tempo, stiamo creando in tutto il paese postazioni in cui le persone possono sottoporsi al test senza scendere dall’auto, in condizioni di massima sicurezza, grazie al lavoro di nostri dipendenti Boots adeguatamente formati che aderiscono su base volontaria.
E negli Usa?
Negli Usa, la nostra catena di farmacie Walgreens è la più importante e diffusa su tutto il territorio, un punto di riferimento per la salute degli americani da oltre un secolo. Siamo una delle big companies chiamate alle armi dal governo Usa per gestire l’emergenza. Il 13 marzo siamo stati convocati a Washington per l’incontro con il presidente Trump che è diventato un’immagine simbolo della risposta americana all’emergenza coronavirus. Siamo tra i prescelti per realizzare i test per il Covid-19, un’attività di importanza cruciale nella lotta al contagio, che stiamo portando avanti attraverso un sistema per le rilevazioni appositamente organizzato in aree dedicate in prossimità delle nostre farmacie. Stiamo anche dando un supporto a 360 gradi a istituzioni e cittadinanza, che va dal servizio tradizionale garantito dalle nostre farmacie, ai programmi speciali per consegna a domicilio di farmaci, ai servizi digitali per l’accesso a informazioni di importanza primaria. Con le attuali restrizioni, circolano molte meno persone e anche le farmacie soffrono. Ma evidentemente il nostro è un servizio essenziale e dobbiamo essere aperti. Negli Usa abbiamo anche avviato un programma di assunzioni per far fronte alle assenze delle persone malate o in quarantena. Continueremo a fornire tutti i servizi anche in questa situazione.
Siete presenti in tutto il mondo dall’Europa alla Cina agli Stati Uniti, e tutto il mondo ha organizzazioni, stili e comportamenti di vita differenti. Quali sono state le principali differenze osservate dal vostro particolare punto di vista?
Le differenze tra i diversi paesi ci possono anche essere, come è ovvio, ma il punto fondamentale è dare risposte efficaci. In alcuni paesi, come abbiamo visto, si è puntato molto sulla partnership pubblico-privato. Noi conosciamo bene ogni realtà in cui siamo presenti e questa esperienza oggi è di utilità imprescindibile per chi deve pianificare gli interventi.
Il sistema è fragile?
In tutto il mondo, l’emergenza sanitaria e la crisi economica che ne consegue mettono in risalto le fragilità del sistema. Ci siamo resi conto dell’incredibile velocità con cui oggi un’infezione virale di questo tipo si può propagare da un capo all’altro del mondo. Gli effetti sul piano sanitario sono stati e continuano a essere molto pesanti ovunque, anche se da questo punto di vista penso si possa avere fiducia nella scienza e nella sua capacità di trovare una soluzione. Le preoccupazioni maggiori sono per le conseguenze del lockdown globale. Il rischio concreto è che in futuro si verifichino una crisi economica profonda e una divisione del mercato, in cui prevalgono i dazi e le guerre commerciali. Dobbiamo renderci conto che il mondo globalizzato come l’abbiamo inteso finora non sarà più lo stesso. Questo sarà determinante nel pensare alla ricostruzione.
La vostra filiera comprende anche il ruolo di distributore farmaceutico per garantire rifornimenti a ospedali, medici, farmacie. Come vi state muovendo?
Lungo tutta la catena di distribuzione, abbiamo quadruplicato gli sforzi in questo periodo per assicurare forniture regolari a ospedali, farmacie, medici e pazienti. Dobbiamo restare al fianco di chi necessita materiali urgenti e farmaci, nonostante le evidenti restrizioni fisiche e normative a cui siamo sottoposti. Stiamo anche svolgendo servizi speciali per diversi ospedali, per aiutarli a portare assistenza specialistica ospedaliera direttamente a casa dei malati. Un elemento decisivo in questa particolare pandemia.
Praticamente un lavoro dietro le quinte?
Ci si sta rendendo conto di quale ruolo decisivo ricoprono attività industriali dietro le quinte come quella della distribuzione farmaceutica. Senza il lavoro di chi ogni giorno sta nei magazzini e sui mezzi di trasporto, semplicemente non ci sarebbe la possibilità di far arrivare i farmaci dove ce n’è bisogno. Il Ministro della Salute francese ci ha voluto scrivere una lettera per ringraziare di questo contributo poco visibile ma fondamentale. Queste attività hanno un valore incredibile, meriterebbero sempre un grande riconoscimento. Personalmente ne sono pienamente consapevole, mi fa piacere vedere che anche da parte delle istituzioni ci sia ora ampio apprezzamento di quanto il settore della distribuzione farmaceutica sta facendo in qualità di servizio pubblico essenziale.
Innovazione e solidarietà possono essere risposte utili in situazioni come quella che stiamo vivendo?
Innovazione vuole dire trovare soluzioni nuove. Solidarietà vuol dire mettersi a disposizione degli altri. Con il nostro lavoro stiamo unendo questi due concetti tra loro. Un esempio sono le partnership strategiche pluriennali che abbiamo con Microsoft e altre aziende altamente tecnologiche, fondate su una visione di lungo termine, in cui condividiamo visioni e valori oltre a esperienze professionali. Stiamo effettuando una totale digitalizzazione dell’azienda, il cui valore, in questo momento critico, si esprime chiaramente. Penso che questa crisi costringerà molte aziende ad accelerare i loro processi di innovazione.
Quanto siete impegnati nel campo della responsabilità sociale e della sostenibilità?
La pandemia da Covid-19 ha causato uno choc destinato a cambiare tante cose. Sono convinto che il concetto stesso di sostenibilità andrà ad assumere un significato più profondo. Noi siamo già da tempo in questa traiettoria. Lavoriamo sempre con l’obiettivo di migliorare il mondo che ci circonda, secondo principi etici solidi e creando valore per le persone e per l’ambiente. Credo che saremo chiamati sempre più a dare l’esempio in questo senso.
Identikit
Una coppia perfetta
Stefano Pessina è executive vice chairman and chief executive officer di Walgreens Boots Alliance di cui possiede il 16%. È il terzo uomo più ricco d’Italia e il 133° nel mondo secondo la classifica Forbes. Nato a Pescara nel 1941, laureato in ingegneria nucleare al Politecnico di Milano, due figli dal primo matrimonio, vive nel Principato di Monaco con la compagna Ornella Barra, co-chief operating officer di Wba. Terminati gli studi, si è trasferito in Campania per riavviare l’azienda di famiglia, Alleanza Farmaceutica, che si occupava principalmente di distribuzione di prodotti farmaceutici ed è cresciuta acquisendo diverse società del sud Italia. L’incontro con Ornella Barra, laureata in farmacia e figlia di imprenditori liguri del settore, ha prodotto la fusione tra la Alleanza Farmaceutica e la Di Pharma dando origine all‘Alleanza Salute Italia che in seguito si è fusa con una compagnia inglese, creando la Alliance Boots GmbH, e diventando un gruppo leader in Europa nella distribuzione di prodotti cosmetici e farmaceutici. Un’ulteriore fusione con il colosso Usa Walgreens ha dato vita alla più grande azienda mondiale di prodotti per la salute e il benessere con il nome Walgreens Boots Alliance.
La società
Wba, un colosso da 137 miliardi di dollari
Walgreens Boots Alliance, società quotata al Nasdaq, è un leader globale della farmacia e della distribuzione farmaceutica che fattura 136,9 miliardi di dollari. Ogni giorno, interagisce con milioni di persone attraverso la dispensazione e distribuzione di medicine, attraverso punti vendita accessibili, piattaforme digitali e i propri prodotti per la salute e la bellezza. È nata il 31 dicembre 2014, con la fusione tra Walgreens e Alliance Boots, due aziende con marchi iconici, presenza geografica complementare, valori condivisi e un patrimonio di servizi per la salute offerti tramite la distribuzione farmaceutica all’ingrosso e la farmacia da oltre un secolo.
Considerando anche le società partecipate, Wba è presente in oltre 25 paesi e conta più di 445mila dipendenti e un circuito proprietario di oltre 18.750 farmacie nel mondo o marchi principali come Walgreens e Duane Reade negli Usa, Boots nel Regno Unito, Asia e Paesi del Golfo, Farmacias Ahumada e Farmacias Benavides in America Latina e, attraverso una partecipazione al 40%, farmacie GuoDa in Cina.
Inoltre Wba è una delle maggiori reti di distribuzione farmaceutica, con oltre 400 centri di distribuzione che consegnano a oltre 240mila farmacie, medici, centri sanitari e ospedali in più di 20 paesi. In Europa, opera principalmente attraverso Alliance Healthcare Grazie alle dimensioni e all’esperienza di cui dispone, Wba svolge un ruolo centrale nell’offerta di farmaci su prescrizione, negli Stati Uniti e nel resto del mondo.
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