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Il giro del mondo in 200 economie di un commercialista italiano. Ecco cosa ha visto

Articolo tratto dal numero di luglio 2020 di Forbes. Abbonati

“Sono nato a Bergamo. Ho fatto scuole e università e i primi anni da praticante nel raggio di un chilometro da casa. Poi a quasi trent’anni, sono partito e non mi sono più fermato”. Esordisce così Lorenzo Riccardi. Dopo una gioventù a chilometro zero, dal 2006 fa base a Shanghai, dove si trova la sede principale di Rsa Asia, il suo studio di commercialisti con 40 professionisti che seguono la contabilità delle filiali cinesi di molte multinazionali italiane. In più tiene anche un corso alla Shanghai Jiao Tong University su m&a e fiscalità internazionale. In realtà c’è ben altro, perché in questi 14 anni Riccardi ha viaggiato in tutto il mondo. E non tutto per modo di dire, come racconterebbero in molti agli amici. Lui ha visitato tutti i 193 Paesi riconosciuti dalle Nazioni Unite e vari altri territori autonomi.

“Mi piace definire i miei viaggi come il giro del mondo in 200 economie, il G200, come lo chiamo io. Infatti oltre ai 193 Paesi Onu, esistono quelli che non ne fanno parte, come Città del Vaticano, e altri territori che non godono dello status di stato sovrano, ma hanno comunque grande autonomia. Un esempio? Macao e Hong Kong, che hanno economie proprie, addirittura la propria moneta, ma a livello diplomatico sono territori a statuto speciale della Repubblica Popolare Cinese”, spiega Riccardi.

Dopo i primi anni in Cina, ha iniziato a fare viaggi d’affari in tutta Asia per clienti che avevano interessi diffusi e si è dedicato a studiare le economie dei vari Paesi, tanto da scrivere due libri: Guida alla fiscalità di Cina, India e Vietnam, edito da Il Sole 24 Ore e Gli investimenti in Asia Orientale, Maggioli.

Poi cosa è successo? “Con il passare del tempo, i miei viaggi sono andati oltre le necessità dei clienti e sono diventati una passione e una grande fonte di apprendimento per il mio lavoro. Così in me è nato il desiderio di realizzare il più grande viaggio d’affari che sia mai stato fatto. Ho cercato e scoperto che ci sono più persone che hanno viaggiato nello spazio rispetto a chi ha visitato ogni nazione della terra e tutti lo hanno fatto per turismo o per sfida, nessuno si è soffermato a studiarne le economie e le opportunità d’affari”.

Non una cosa semplice. E la preparazione a questi viaggi deve essere minuziosa. Con le grandi nazioni è più facile, si trova molto da leggere, hanno collegamenti facili e spesso si possono visitare senza visto con il passaporto italiano. “Per altri non è così: alcuni visti sono complessi da ottenere, come quelli per la Guinea Equatoriale e il Turkmenistan. E tante sono le zone con collegamenti aerei difficili o poco frequenti, come Kiribati che è il Paese più a est del pianeta, o Nauru, che è il meno visitato del mondo con soli 180 visitatori l’anno”. E spesso avrà trovato anche situazioni pericolose. “Sì, certo! È necessario avere conoscenza delle zone pericolose o con conflitti in corso, come in Iraq, Siria, Somalia, Yemen. Lo stesso per le zone con rischio di malattie: ebola nella Repubblica Democratica del Congo, febbre gialla in gran parte dell’Africa e dengue in alcune aree del Sud Est Asiatico”. E di stranezze ne ha viste tante: “Ad esempio si può volare a Timor Est solo dall’Indonesia o in Nord Corea solo dalla Cina. Addirittura ci sono due Paesi, Kiribati e Samoa, che hanno deciso di perdere un giorno nel proprio calendario per essere i primi a svegliarsi in Oriente invece che gli ultimi ad andare a letto in Occidente, ma soprattutto per essere nell’influenza geopolitica della Cina invece che in quella degli Stati Uniti”.

Proprio l’influenza delle grandi potenze su molti Paesi è importante per capire le varie economie. E lo si vede soprattutto dalle ambasciate presenti, dalle aziende internazionali che fanno opere pubbliche, dalle doppie lingue che trovi negli aeroporti oltre a quella locale. “Ad esempio in Africa è tangibile l’influenza di Pechino: il nuovo aeroporto di Algeri, le ferrovie lungo la costa della Nigeria, il palazzo dell’Unione Africana ad Addis Abeba e la più grande moschea del continente sono tutte opere costruite da aziende cinesi”. E qui si ferma, come a riflettere, come a cercare una summa, per poi riprendere: “Fusi orari, clima, sistemi politici, religioni, etnie, influenze di grandi potenze… sono moltissime le variabili che formano un Paese. Non basta leggere, in tanti casi è impossibile comprendere l’economia di una nazione senza visitarla, senza incontrare le persone che ci vivono”. Una scelta, quella di Riccardi, che inevitabilmente ha ripercussioni sulla sua vita più personale: “Non sono sposato. Il lavorare e il viaggiare hanno sempre avuto la priorità sul farmi una famiglia. Comunque molti Paesi li ho visitati in compagnia: è capitato di viaggiare con la mia compagna, con i clienti o altri viaggiatori incontrati nei vari scali o nelle code per il controllo dei visti”.

E dopo 14 anni di viaggi con l’obbiettivo di visitare tutti i 193 Paesi Onu, tanto da farne una ragione di vita, come ci si sente ad averli finiti? “L’ultima tappa è stata Trinidad e Tobago, a inizio 2020. È stato un traguardo da un lato e una nuova partenza dall’altro. Dopo ho aperto il sito 200-economies.com e ora sto lavorando a un libro e a una mostra fotografica. Voglio raccontare le mie esperienze, farne partecipi gli altri e comunque continuare ad approfondire i cambiamenti economici dei vari Paesi. Il Covid-19 porterà tanti cambiamenti, anche geopolitici”. Insomma, il suo futuro sarà ancora con lo zaino in spalla. “Sicuramente meno di prima. Sarà tanto fra Asia e Europa”. Poi si ferma, cambia espressione, e con lo sguardo di chi vede una nuova sfida: “E poi c’è ancora l’Antartide!”.

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