Articolo di Chase Peterson-Withorn apparso su Forbes.com
Non sappiamo ancora con certezza chi sarà il prossimo presidente degli Stati Uniti, e quindi nemmeno chi avrà la meglio tra gli oltre 250 miliardari e coniugi di miliardari che hanno finanziato le campagne di Trump e Biden. Ma è già possibile indicare alcuni vincitori e sconfitti dell’Election Day 2020.
Alcuni di questi ricchissimi finanziatori hanno visto eleggere i loro candidati, oppure hanno contribuito a far approvare o bocciare proposte di legge negli stati in cui vivono. Altri hanno speso cifre enormi per candidarsi in prima persona, o hanno investito molto in campagne fallite. Un miliardario, Jim Justice, ha ottenuto un secondo mandato come governatore del West Virginia.
Ecco i più importanti miliardari che hanno vinto e perso nell’Election Day. Almeno per il momento
Usa 2020: i vincitori
Jim Justice
Tra i primi candidati dichiarati vincitori nell’Election Day, l’unico miliardario del West Virginia si è assicurato un secondo mandato come governatore. Secondo la Associated Press, ha sconfitto il suo rivale con un margine di punti in doppia cifra, anche se il conteggio dei voti non è ancora terminato. Justice, 69 anni, ha raccolto donazioni per 1,8 milioni di dollari e ne ha prestati altri 2 alla sua campagna: vale a dire, il 2% del suo patrimonio, stimato in 1,2 miliardi.
Il magnate delle miniere di carbone ha corso con il Partito democratico nel 2016, ma è passato ai repubblicani sei mesi dopo l’inizio del suo mandato. Un’indagine di Forbes dell’aprile 2019 ha rivelato che Justice aveva evaso le tasse e non aveva pagato fatture dopo la sua elezione, e aveva ricevuto sanzioni per decine di milioni di dollari. All’epoca, Justice dichiarò a Forbes che stava sistemando le cose con i suoi creditori e che anche a lui erano dovuti dei soldi. Justice ha ereditato il business del padre ed è ancora proprietario di miniere di carbone in cinque stati, oltre che del celebre resort Greenbier nel West Virginia.
Sheldon Adelson
Il grande finanziatore del Partito repubblicano ha speso moltissimo per assicurarsi che i conservatori mantenessero la maggioranza al Senato: oltre 60 milioni di dollari al super-PAC Senate Leadership Fund. Ha donato anche un milione a un altro super-PAC a sostegno della rielezione di Lindsey Graham, che ha sconfitto largamente il suo avversario, a sua volta molto ben finanziato. Adelson era uno dei 15 miliardari e coniugi di miliardari che hanno convogliato denaro verso il PAC. I principali donatori erano Adelson (un milione), Frank VanderSloot (300mila dollari), Larry Ellison (250mila), Donald Friese (250mila) e Laura Perlmutter (250mila), moglie del magnate della Marvel, Ike Perlmutter.
Reed Hastings & Patty Quillin
Patty Quillin, moglie del cofondatore e ceo di Netflix Reed Hastings, è stata una delle principali finanziatrici delle proposte di legge in California. Ha donato 4,7 milioni di dollari a cinque delle 12 proposte su cui gli elettori dovevano decidere in tutto lo stato. Ha speso la cifra più alta per opporsi alla Proposition 20, che, se approvata, avrebbe reso più difficile per i condannati ottenere la libertà sulla parola. Finora, il 62,3% degli elettori si è pronunciato come Quillin: una vittoria per Hastings e la moglie.
Quillin ha speso anche un quarto di milione di dollari per sostenere la Proposition 17 per dare diritto di voto a chi è in libertà sulla parola, che ha ottenuto il 59% dei voti a favore.
Altre proposte da lei sostenute, però, hanno avuto meno fortuna. Ha donato un milione per favorire la Proposition 16 sull’abrogazione del divieto di azione positiva, ma il 56,1% degli elettori ha votato contro. Quillin ha donato anche 750mila dollari a sostegno della Proposition 25, che avrebbe rimpiazzato il sistema della cauzione in denaro con un algoritmo basato sulla valutazione del rischio. È stata bocciata, con il 55,6% dei voti contrari.
Usa 2020: gli sconfitti
Mark Zuckerberg
Le organizzazioni filantropiche del fondatore di Facebook – la Chan Zuckerberg Initiative, la Chan Zuckerberg Initiative LLC e il Chan Zuckerberg Institute – hanno speso ben 14,6 milioni per sostenere una singola misura: la Proposition 15, che avrebbe aumentato le tasse per le imprese (inclusa Facebook), con l’obiettivo di raccogliere fondi per le scuole e per le amministrazioni locali. Quando è stato scrutinato il 76% dei voti, la proposta sta perdendo di poco, con il 51,8% dei voti contrari.
La seconda voce di spesa per Zuckerberg, però, sta ottenendo maggiore successo. La Chan Zuckerberg Initiative ha investito quasi 2,3 milioni di dollari contro la Proposition 20, schierandosi al fianco di Hastings e Quillin. Gli elettori hanno respinto la proposta.
Steve e Connie Ballmer
L’ex amministratore delegato di Microsoft e sua moglie hanno finanziato due proposte riguardanti la giustizia. Entrambe sono destinate alla sconfitta. Steve e Connie hanno donato 3 milioni a testa per sostenere la Proposition 25 sulla cauzione – rigettata finora dal 55,6% dei votanti – e 500mila dollari a testa per la Proposition 16 sull’abrogazione del divieto di azione positiva, anch’essa avviata a perdere.
Michael Bloomberg
A prescindere da chi conquisterà la Casa Bianca, il cofondatore di Bloomberg LP ed ex sindaco di New York perderà parecchi soldi. Bloomberg ha speso l’incredibile cifra di 1,1 miliardi del suo patrimonio nella sua campagna presidenziale, salvo abbandonare dopo avere ottenuto una sola vittoria nel Supermartedì (il territorio delle Samoa Americane). In seguito ha promesso di spendere più di 100 milioni a favore di Biden in Florida, Texas e Ohio. Tutti stati in cui ha vinto Donald Trump.
Kanye West
Il rapper che si è candidato alla presidenza si è inserito tardi nella corsa. Nonostante abbai speso più di 10 milioni di dollari per la sua campagna, il suo nome è comparso sulle schede elettorali in appena 12 stati. In un conteggio all’indomani dell’Election Day, risultava avere ottenuto solo 60mila voti su oltre 160 milioni. West ha ammesso la sconfitta martedì sera, con un tweet che in seguito ha cancellato: “WELP KANYE 2024”.
Per altri contenuti iscriviti alla newsletter di Forbes.it CLICCANDO QUI .
Forbes.it è anche su WhatsApp: puoi iscriverti al canale CLICCANDO QUI .