Speciale 100 Ristoranti Innovativi 2025
U na cucina contemporanea in un luogo senza tempo: il nome Kisté è un omaggio alle origini greche della città di Taormina attraverso il restauro e la valorizzazione delle due antiche cisterne greco-romane presenti all’interno dell’antica Casa Cipolla. L’edificio che ospita il ristorante, a due passi dal Duomo e defilato rispetto alle vie più turistiche della città è infatti un monumento sottoposto a tutela specifica già nel 1939, uno dei rari esempi di stile tardo Rinascimento siciliano nella zona di Taormina. Il termine greco è stato motivo d’ispirazione per lo chef Pietro D’Agostino, già proprietario insieme alle sorelle Cinzia e Giorgia del ristorante stellato “La Capinera” sempre a Taormina, che ha voluto declinare la sua filosofia gastronomica nella realizzazione di un ‘contenitore’ di ingredienti e sapori isolani di cui fa parte il marchio IO Pietro D’Agostino, che racchiude e valorizza le materie prime d’eccellenza di piccoli produttori siciliani. Se le ricette e i segreti dello chef Pietro si trovano nel suo libro “Memoria, Creatività, Territorio” (ed. Trenta Editore), i suoi piatti al Kisté restano fedeli al suo rigore nella selezione degli ingredienti, ma interpretano in maniera fresca e contemporanea la tradizione gastronomica di una Sicilia senza tempo. Morena e un team affiatato di giovani promettenti accolgono gli ospiti un’atmosfera romantica e curata in ogni dettaglio. Due i menù degustazione: “Marea”, un viaggio nell’identità di mare in cinque tappe (con selezione di crudité di mare, arancia, limone, mandorla, sale in cristalli; Tagliolini alla curcuma, calamaretti, limone e menta, fino al Calamaro verace con funghi, patate, cialda croccante di riso) e “Isola”, con otto variazioni di terra e di mare sul tema dell’identità siciliana.
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CONTATTI
Via S. Maria de’ Greci, 2
Taormina (Me)
Tel. 3313711606
www.kiste.it
[email protected]
In primo piano
Tra le intuizioni più innovative con cui al Kisté lo chef Pietro D’Agostino declina l’universo della Sicilia gastronomica troviamo il Vitellone con tonno e liquirizia o Agnolotti fatti a mano con anatra, caprino e nocciole tostate. Non mancano piatti che giocano sul ricordo di altre tradizioni, come “Ratatouille” (Cavatelli di pasta fresca con stracotto di vitello e peperoni) o “Non è un’anatra alla pechinese” in cui il petto d’anatra è accompagnato da pistacchio, nerello mascalese e funghi.