Da oggi, 30 gennaio, è in edicola il quarto volume del mensile Forbes. L’edizione di febbraio è dedicata alla bellezza italiana, partendo dai fasti del passato per guardare avanti, a un sistema economico da costruire, ma che fa già ben sperare. Protagonista della cover story è Jean-Christophe Babin, un parigino che ha scelto l’Italia come modello di vita. Babin, fotografato in esclusiva per Forbes da Oliviero Toscani, guida la maison Bulgari, da sette anni di proprietà dei francesi di LVMH, sovrani assoluti del lusso. 58 anni, proveniente da una famiglia parigina di avvocati, Babin è approdato al timone di Bulgari nel 2013 dopo i successi alla guida di TAG Heuer.
Ma su Forbes c’è anche un approfondimento con il numero 1 di Google. Dal 2002, da quando ha fatto la sua comparsa sulla scena Google News, i rapporti tra Google e gli editori mondiali sono sempre stati croce e delizia del settore. Fabio Vaccarono, 46 anni, a capo della filiale italiana del colosso di Mountain View, suggerisce un approccio pacificatore e inclusivo, con Google a fungere da “manuale di istruzioni per il mondo digitale”. Ma se il digitale diventa un’ossessione, c’è una soluzione: su Forbes #4 torna l’escapismo degli anni ’90: otto luoghi del mondo dove è possibile sfuggire alla dittatura del cellulare, scappare dai social media e abbandonare la routine. Li abbiamo selezionati per voi.
Nel mercato della consulenza di direzione, invece, è Deloitte a lanciare la sfida dell’innovazione con l’introduzione del brand Monitor. Andrea Poggi, partner romano con venti anni di fedeltà aziendale, guida il brand della società di consulenza, fondato negli anni ’80 da alcuni professori di Harvard (tra cui il mitico Michael Porter, studioso del vantaggio competitivo e vero e proprio guru per schiere di top manager). Per crescere con Monitor Poggi guarda a nuovi settori tra cui moda, lusso, agroalimentare, consumer, automotive ed energy.
Non mancano, sul quarto numero di Forbes, le storie di startup di successo, come quella di Alessandro Felici, manager di successo in alcune delle più importanti società del fast moving consumer goods. A lui si deve il lancio in Italia di Mobike, l’innovativo bike-sharing cinese. Un successo basato su poche ma salde intuizioni e partito, come dice lui stesso, “alla cinese: senza contratti, senza business plan, senza target”.
Ci vediamo in edicola.
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