“Una startup deve essere un continuo fallimento. Deve abortire una marea di idee e cambiare innumerevoli volte il proprio business model prima di trovare la strada giusta”. Non sono esattamente le parole che ti potresti aspettare da chi ha ideato e progettato B-Heroes, programma di accelerazione che ha preso il via a gennaio e che ha l’obiettivo di sostenere le migliori startup italiane, favorendone la crescita e lo sviluppo. Eppure secondo Fabio Cannavale, imprenditore nel mondo dell’innovazione e ceo di lastminute.com, la resilienza è la qualità fondamentale per la sopravvivenza di ogni nuova impresa: “Una startup deve avere la forza di andare avanti anche nelle situazioni più difficili. Come un esploratore dell’ignoto, anche lo startupper deve riuscire a rialzarsi nei momenti peggiori”.
Fabio, con la collaborazione di Intesa Sanpaolo, sta lavorando da circa tre mesi insieme a imprenditori di nuova generazione e ai manager delle aziende più innovative per selezionare la migliore startup tra le circa 600 candidate iniziali che riceverà un investimento di 800.000 euro. Un progetto che nasce dall’esigenza di raccontare e creare interesse attorno all’ecosistema startup italiano.
“Nel nostro Paese quando si parla di startup difficilmente si pensa a una crescita professionale o lavorativa senza grossi rischi di perdere capitali e risorse. Mentre in altri Paesi è un mondo ricco di opportunità per la carriera. Nell’ultimo quarter in Italia sono stati investiti appena 28 milioni di euro in giovani startup, mentre in Germania addirittura intorno a un miliardo. Ricordo che Diego Piacentini, vicepresidente di Amazon e Commissario Straordinario per l’Agenda Digitale, mi disse di essere rimasto allibito dallo scarso livello di conoscenza delle tematiche dell’innovazione digitale da parte del management italiano”. Basti pensare che in Italia solo una startup, Yoox fondata da Federico Marchetti, è riuscita a diventare un cosiddetto “Unicorno”, un’azienda non quotata che ha raggiunto una valutazione superiore al miliardo di dollari.
La parabola di B-Heroes è ora giunta alle fasi finali di accelerazione: le 12 startup finaliste divise in quattro categorie, stanno ricevendo il supporto da quattro super coach: Davide Dattoli di Talent Garden (tra i 100 under 30 di Forbes Italia) per la categoria Lifestyle, Ugo Parodi Giusino di Mosaicoon nella Business Innovation, Luca Ferrari di Bending Spoons nei Consumer Products e Gian Luca Comandini di You & Web in Sharing & Social. Alla fine solo quattro startup accederanno alla finalissima. Il loro cammino verrà poi raccontato in quattro puntate all’interno di B Heroes, programma che andrà in onda a partire dal 18 maggio su Discovery Italia (le prime due puntate sono state trasmesse a inizio marzo).
L’identikit della startup vincente però è tutt’altro che facile da tratteggiare. “In molti pensano che basti avere l’idea giusta, ma in realtà per creare una nuova impresa di successo ci vuole lavoro, fatica e soprattutto un team di qualità”, chiarisce ancora Fabio. “Sono anche convinto che un buon livello di educazione sia fondamentale. La caratteristica comune a molte startup che poi sono diventate grandi è proprio quella di avere tra i fondatori, ragazzi che hanno studiato all’estero”. Un requisito, quello dell’internazionalità, che spesso è confuso con la classica fuga di cervelli. “Avere una doppia sede per la propria azienda, sia in Italia che all’estero, non significa abbandonare il proprio Paese. Consente invece di raccogliere maggiori capitali e avere un mercato di più ampio respiro e non limitato ai confini nazionali”.
Tra i fattori da considerare, infine, non bisogna dimenticare un certo approccio analitico verso il settore in cui si vuole operare. “Ce ne sono alcuni più inflazionati di altri, come l’e-commerce, un mondo molto competitivo in cui è arduo differenziarsi. Quello delle auto, invece, è un settore interessante in cui ci sono diverse opportunità. Più in generale, guardo con interesse a quelle startup che riescono a scardinare le attività quotidiane a cui siamo abituati”.
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