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Ne racconta come un bambino che sta giocando con il lego. Spiega il progetto, i particolari, e senti che si sta divertendo. Sarà anche perché dopo la vendita di Bulgari, l’azienda di famiglia di cui ha guidato la crescita, Francesco Trapani è uno degli uomini più ricchi d’Italia e se lo può permettere. Ma a questo 61enne – che crede nei giovani e ripete di non avere più l’energia per fare il ceo – non possono bastare le soddisfazioni dell’investitore passivo. Trapani è azionista di Tiffany e di Tages Holding di cui è anche vicepresidente esecutivo, compra a Wall Street azioni di compagnie tecnologiche e ha costruito la sua holding personale di investimenti, Argenta: ma è quando racconta di come sta seminando grandi idee che si illumina di entusiasmo infantile.
L’imprenditore si è messo in testa di costruire un polo del food made in Italy di qualità, stiloso e per tutte le tasche, sulla linea della “affordable luxury fashion lanciata qualche tempo fa negli Stati Uniti”, spiega. E naturalmente si comincia dalla pizza napoletana e dal gelato, fatti come si deve, con gli ingredienti della tradizione, ma serviti in una veste di design e nel contesto di un servizio impeccabile e “a prezzi accessibili”.
Il progetto di Trapani ha iniziato a prendere forma la scorsa estate con l’acquisizione di Foodation (53%) e si perfeziona adesso con l’acquisto del 51% di Geloso, società che ha brevettato il gelato naturale su stecco, totalmente privo di addensanti o additivi. Il suo obiettivo è di fare di Briscola Pizza (uno dei brand di riferimento di Foodation) il punto di riferimento della pizza napoletana in Italia e in Europa, per poi uscire dal continente e riaffermare le prerogative del cibo italiano nel mondo. Banale? Se pensiamo che le grandi catene della pizza e del gelato si chiamano Pizza Hut, Dominos Pizza e Haagen-Dazs e non sono italiane, si tratta di un visione non soltanto orgogliosa, ma che tiene conto dei cambiamenti delle abitudini di consumo.
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“Scegliendo di acquisire la maggioranza assoluta di queste società me ne assumo la responsabilità dell’indirizzo strategico e dell’organizzazione del management, ma la gestione resta in mano ai fondatori, tutti giovani e molto motivati”, racconta Trapani. Briscola parte da Milano – non soltanto città dove è nata, ma anche “bollino di buona qualità e gestione” riconosciuto in Europa – per poi approdare a Londra e da lì aprirsi al mondo: “Abbiamo appena inaugurato in Duomo, a Milano, un locale disegnato dall’architetto Fabio Novembre”, racconta Trapani. “I due esistenti sono già in ristrutturazione e un quarto sarà inaugurato la settimana prossima a Porta Nuova, mentre il quinto è a Firenze. Vogliamo prima raggiungere la leadership assoluta a Milano, quindi puntiamo a Londra dove già stiamo cercando una location adeguata”.
Entro il 2019 però le insegne Briscola saranno più di una anche in Inghilterra. E anche se Trapani non vuole raccontare investimenti e obiettivi finanziari dei prossimi cinque anni, all’orizzonte potrebbero esserci altre aperture in Europa, Medio Oriente e Tokyo. Certamente l’ambizione non manca. Geloso è stato fondato da Jacopo Mattei, Fabrizio Pirro, Allegra Antinori dell’omonima famiglia vinicola, Lesya Vorona, la 28enne Ceo, e da Manuele Presenti, “lo chef del gelato premiato da tre coni del Gambero Rosso e fondatore della Gelato naturale Academy”, riferisce ancora Trapani. “Con lui abbiamo l’eccellenza e un gelato, l’unico privo di addensanti, che offre su stecco la sensazione di un gelato artigianale spatolato. Possiamo lavorare sul brand, sul packaging e la distribuzione, puntando con decisione su un segmento di alta gamma”.
Nelle prossime settimane Geloso aprirà il suo primo flagship store nel centro storico di Roma, cui seguiranno una serie di pop-up store, ma la vera penetrazione nel mercato avverrà attraverso il canale ristoranti (Briscola compreso) e in luoghi dove tradizionalmente il gelato non è presente: hotel di lusso, campi da golf e palestre con una linea dedicata di gelati iperproteici. Alla fine, arriveranno anche i tradizionali canali di distribuzione, ma utilizzando pozzetti dedicati.
Trapani è l’uomo che ha guidato Bulgari, l’attività di famiglia, fino a farla diventare un colosso internazionale oggi parte del gruppo francese Lvmh, che spazia dal mondo dei gioielli alla pelletteria passando per orologeria, profumi e una rete alberghiera di altissima gamma. E a lui il food pare la nuova scommessa italiana, il settore in cui giocare un ruolo da protagonisti. “Il mondo intero riconosce come poli del lusso soltanto tre Paesi: la Francia, la Svizzera con gli orologi e l’Italia, ma non siamo riusciti a costruire grandi gruppi di gestione e indirizzo come i francesi, che hanno comprato tutto quello che hanno potuto”, conclude.
“La ragione di questo è principalmente storica, visto che l’industria del lusso in Francia nasce almeno venti anni prima che in Italia, garantendo loro un vantaggio competitivo nel capire e nel creare gruppi aggregati e forti finanziariamente”. Al momento della vendita di Bulgari, anche Trapani cercò senza successo il dialogo in Italia. E oggi è scettico sulle possibilità di recupero italiane: “Riusciremmo a creare dei gruppi competitivi soltanto se due o tre grandi famiglie o imprenditori si unissero, ma al momento non la vedo una strada facilmente praticabile”. Ci restano però il buon cibo, l’entusiasmo dei giovani e l’esperienza di grandi imprenditori con la voglia di continuare a giocare, seriamente.
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