Quando l’Alfa Romeo storica 6C 2500 della Scuderia Savoia Cavalleria ha trionfato al concorso di eleganza di Kyoto, in Giappone le vendite del brand italiano sono aumentate dell’8 per cento. E il discendente della casa reale di Savoia, il principe Emanuele Filiberto, ne fa un punto di orgoglio. “È la dimostrazione che le auto storiche sono cultura e la cultura può essere mercato” commenta. E soprattutto che anche un principe con i nomi delle figlie tatuate sul braccio può servire alla causa.
Questo è proprio ciò che il 46enne erede di un trono che in Italia non c’è più aspettava di sapere da tempo. Sono ormai 16 anni, da quando cioè l’abrogazione di una norma transitoria ha posto fine all’esilio della famiglia reale, che si chiede, dice, “cosa posso fare io per questo Paese”. E alla fine si è riconosciuto in ciò che di più italiano c’è: il cibo, la famiglia e la tradizione automobilistica. Ha creato t-shirt, ha lanciato la pasta street food negli Usa e adesso pensa di aprire una rete di “pasta bar”, con tanto di macchine e pastaie in vetrina.
Quello di Emanuele Filiberto di Savoia non è stato però un percorso lineare. Prima si era buttato in politica con il suo movimento Valori e Futuro, ma oggi è convinto “sia stato un errore, perché non ero ancora pronto”. Poi è andato a danzare con le stelle in tv e ballava anche molto bene, ed è convinto di non aver fatto un errore. Ha scritto libri, pattinato sul ghiaccio. Alla televisione francese ha ottenuto una standing ovation cantando Laissez moi chanter nei panni di Dalida. Si è sempre messo in gioco raccontando famiglia, figli e psicoterapia, ma alla fine hanno vinto il tartufo, la pizza e le auto d’epoca, “di cui papà Vittorio Emanuele è un grande appassionato”. Ne possiede infatti una decina, tra cui una Fiat Topolino e una Ac Cobra “ed è in grado di smontare e rimontare da solo un motore completo”.
La Scuderia Savoia Cavalleria, lanciata lo scorso novembre, era dunque già nelle corde di un papà meccanico per hobby e del figlio, già pilota di rally con Mitsubishi Rallye Art. Il food truck forse, un po’ meno. Ma funziona. I due furgoni attrezzati a cucina, azzurri come il colore dei Savoia, sono stati lanciati un paio d’anni fa in California e – anche se i conti non sono ancora in pareggio – “siamo stati inseriti nel circuito dei food truck gourmet”. ”Che lo crediate o no, devo mantenere una famiglia” insiste Emanuele Filiberto di Savoia. “Sognavo da sempre di poter rientrare in Italia, nutrito dei racconti della mia famiglia. Essendo però cresciuto in esilio, quando sono finalmente arrivato ho potuto guardare a questo Paese con occhi diversi, come avrebbe fatto un giovane straniero. Solo così ho potuto cogliere ricchezze e potenzialità che venivano date per scontate e invece avevano spazio per essere sviluppate”.
E così nasce l’idea del camion della pasta. “Volevo realizzare uno street food e promuovere la cultura italiana, ma i tempi di cottura della pasta confezionata erano incompatibili con questo genere di consumo”, continua. “Così mi sono ricordato della pasta Rana, che sono solito cucinare alle mie figlie quando ho poco tempo. Cuoce in pochi minuti. E da lì è nata l’idea dello street food con pasta fresca” nel furgone Prince of Venice.
Il successo di ricette come pasta al pomodoro e basilico o al tartufo è tale che adesso il principe sta pianificando l’apertura di 40 pasta bar in franchising in tutti gli Stati Uniti, senza escludere altre tappe visto l’interesse già suscitato in aree come il Medio Oriente, Malta, Cipro, Germania e Sud America. “Il primo aprirà il prossimo ottobre a Los Angeles e tutti saranno anche attrezzati con un laboratorio di pasta fresca” sottolinea ancora Emanuele Filiberto di Savoia.
Non solo. “Ho in mente l’idea di lanciare negli Usa anche la pizza al taglio, come snack e street food. Oltreoceano sono ancora abituati alla pizza italiana soltanto al ristorante, costosa. Quella della buona pizza al taglio è invece un’esperienza che manca”. Impossibile dargli torto. Sua Altezza Reale, che si autodefinisce buon cuoco e ottima forchetta, dell’Italia ha voluto prendersi il meglio. Subito dopo il suo ingresso nel Belpaese aveva cominciato con la moda, lanciando le sue t-shirt in cotone e seta insieme con Enzo Fusco di FGF Industry (con lui sono nati i brand Blauer USA e CP Company), poi sono arrivate la televisione e la pastasciutta da portare avanti insieme alla rete degli ordini dinastici della real casa di Savoia, “un network internazionale di beneficenza” ma anche un ottimo strumento di marketing dell’Italia all’estero.
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