Tra poche ore scadrà il termine concesso dall’Unione europea all’Italia per la risposta ai rilievi mossi sulla Manovra. L’Italia deve infatti inviare entro oggi alla Commissione europea una lettera con le modifiche al documento programmatico di bilancio respinto nelle scorse settimane.
Cosa rischia l’Italia se la Manovra non sarà modificata o addirittura in caso di apertura di una procedura di infrazione? Settimana scorsa il commissario europeo Pierre Moscovici ha ipotizzato di comminare sanzioni all’Italia nel caso non si arrivi a una sintesi comune: “Voglio un dialogo, ma le sanzioni potrebbero essere applicate se non raggiungeremo un accordo”, ha detto. Per sanzione si intende in questo caso una misura precauzionale, pari a una frazione del Pil (solitamente lo 0,2%) che viene conservata in un deposito infruttifero.
Nel frattempo Bruxelles dovrà emettere un nuovo giudizio sul debito entro il 21 novembre. E, in caso di responso negativo, inviare una raccomandazione al Consiglio Ue per chiedere l’apertura della procedura per debito eccessivo. Successivamente ci saranno ulteriori 6 mesi per effettuare eventuali correzioni. Si arriverebbe però in questo modo in prossimità delle elezioni europee.
Intanto ieri l’Ufficio parlamentare di Bilancio – organismo indipendente che vigila sui conti dello Stato – ha criticato ancora una volta la manovra del governo. L’Ufficio calcola per il 2019 un deficit al 2,6%, non quindi al 2,4% come immaginato dall’esecutivo. Mentre oggi è convocato per le 20 a Palazzo Chigi un consiglio dei ministri, e una delegazione del Fondo monetario internazionale incontrerà il ministro del Tesoro Tria pubblicando nel pomeriggio il rapporto dei suoi ispettori sulla missione.
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