foto Roberto Ferrari
Innovation

L’Eataly (online) del design

foto Roberto Ferrari
Roberto Ferrari

Articolo apparso sul numero di novembre 2018 di Forbes Italia. 

“Occorre una Amazon per il made in Italy”, si sente dire spesso. L’ultimo a parlare in questi termini è stato il vicepremier Luigi Di Maio, lasciando intendere la necessità per l’Italia di dotarsi di una piattaforma e-commerce per vendere i suoi prodotti in tutto il mondo. Per la verità qualcuno ci ha provato. E con discreto successo, come Federico Marchetti con Yoox per la moda, o Oscar Farinetti con Eataly per il food (ma anche Alibaba e Amazon per la verità hanno uno spazio dedicato). Mancava fino ad ora qualcuno che decidesse di puntare con decisione su un’altra delle eccellenze italiane: il design.

A pensarci non è stato però un operatore del settore ma un ex banchiere, o meglio il banchiere più fintech d’Italia. Parliamo infatti di Roberto Ferrari, ex direttore generale di CheBanca! e chief digital and innovation officer di Mediobanca, che, lasciati i panni del banker di piazzetta Cuccia, ha scelto di seguire la sua vera inclinazione: dare vita a un’iniziativa imprenditoriale tutta sua. Per farlo si è messo insieme ad alcuni partner del mondo del lusso e a Pasquale De Lucia, ex manager nel settore, anch’egli oggi consulente informatico di aziende italiane del lusso. Perché quello che è uno tra gli influencer italiani più importanti del fintech (su cui ha anche scritto il primo libro in lingua italiana) non poteva lanciare un’iniziativa priva di una componente tecnologica.

È nata così DesignItaly.com, una piattaforma che si prefigge di distribuire nel mondo la qualità e il bello del design made in Italy, facendo affacciare al mercato internazionale i maestri artigiani italiani e le aziende d’eccellenza di piccole dimensioni.

“Dopo Yoox e Eataly cos’altro resta dell’Italia che è riconosciuto come un’eccellenza nel mondo? La risposta è il design, e l’artigianato di alta qualità italiano. Pensiamo a quanto è cresciuto il Salone del Mobile di Milano o alla necessità di rispondere alla domanda proveniente dai nuovi ricchi del mondo”, spiega Ferrari. “Il made in Italy è il terzo brand più famoso al mondo, ma potremmo dire che non è rappresentato da un vero brand”.  L’obiettivo di DesignItaly (il cui marchio è già depositato a livello europeo) è di essere online entro la primavera del 2019 in modo da essere presente in coincidenza con la Design Week di primavera.

“Sul marketplace ci saranno pezzi di arredamento unici, difficilmente reperibili altrove e dell’home decor, ma anche accessori, pelletteria e gioielleria”, aggiunge Ferrari, chiarendo che DesignItaly si occuperà di tutte le fasi di vendita. “Il modello”, dice ancora Ferrari, “è quello di Eataly, che nel retail ha declinato con successo un format legato all’Italian Food. O di Yoox, che ha sviluppato una piattaforma digitale sul fashion. Designitaly.com si ispira a Eataly, ma invertendo l’ordine delle piattaforme: prima l’e-commerce, più avanti il negozio fisico. “Non mancheremo di guardare anche a occasioni di corner shop e temporary shop, abbiamo un paio di idee interessanti in testa”.

Non solo. “Il catalogo sarà composto almeno per il 50% da prodotti personalizzabili e prevediamo anche sezioni particolari che per il momento tengo ancora per me, sempre mantenendo uno stile coerente”, aggiunge Ferrari. Ma non bastavano le piattaforme già esistenti? Probabilmente no, perché DesignItaly.com non vuole riunire i grandi nomi del made in Italy, internazionalmente riconosciuti, semmai i designer emergenti, gli artisti dell’artigianato e le piccole aziende che per arrivare sul mercato internazionale hanno necessariamente bisogno di un supporto esterno. L’idea è quindi quella di offrire prodotti di qualità di marchi non ancora popolari e piccole imprese. “Vogliamo raggiungere le pmi di secondo livello, gli artigiani”, spiega ancora Ferrari. “Parliamo anche con chi ha tre o quattro negozietti, con le cooperative, con i nuovi designer. Facciamo riferimento anche ai brand, ma comunque poco conosciuti, che abbiano magari una rinomanza locale”.

Per combattere un colosso come Amazon sul suo terreno, Ferrari punta a quindi a una maggiore personalizzazione e a una maggiore gestibilità delle consegne. “Ci sono tre tipi di concorrenza per noi: le piattaforme internazionali con cataloghi italiani; i siti italiani che vendono design, che però spingono prodotti a basso prezzo utilizzando strategie promozionali; e infine le nicchie, pensiamo ai mini marketplace di gioielli. Il problema delle piattaforme internazionali è che non vendono i prodotti del made in Italy, li tengono semplicemente in catalogo”.

Al contrario DesignItaly offrirà ad artigiani e imprese un modello chiavi in mano, proponendo una serie di servizi: dalla creazione del catalogo alla gestione dei pagamenti, dalla raccolta e gestione degli ordini fino alla logistica e al marketing. Ma anche di più: “Vogliamo raccontare storie, aiutare i piccoli produttori con la comunicazione, raccontare il design italiano nel mondo”. Naturalmente perché il cerchio tracciato dall’ex banker si possa chiudere è fondamentale l’opera di ricerca delle manifatture italiane che costituiranno il centro di DesignItaly. È per questo motivo che da qualche mese un team di collaboratori, ma anche Ferrari in prima persona, sta percorrendo su e giù lo Stivale. Alla ricerca di quelle eccellenze nascoste spesso custodite nei più piccoli borghi del cuore d’Italia.

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