Contenuto sponsorizzato da The Adecco Group
Lo smart working sta prendendo sempre più piede anche in Italia soprattutto da quando è stato riconosciuto dal punto di vista giuslavoristico e normativo. Da non confondere con il telelavoro, per smart working s’intende una modalità più flessibile di esecuzione del rapporto di lavoro, basato su un accordo tra datore di lavoro e dipendente. In pratica, il lavoratore può svolgere le proprie mansioni in parte al di fuori dell’ambiente aziendale, senza vincoli di orario e di luogo, senza postazione fissa e, naturalmente, con il supporto di strumenti tecnologici.
“Lo smart working però è molto più che la possibilità di lavorare in un luogo diverso per favorire la conciliazione tra vita professionale e privata”, osserva Monica Magri, HR & Organization Director di The Adecco Group Italia. “Implica un nuovo approccio manageriale che si fonda su un patto di chiarezza con i collaboratori e che consente una maggiore autonomia e flessibilità nella scelta di spazi, orari e strumenti di lavoro ma anche una diversa responsabilizzazione rispetto ai risultati. È un’evoluzione culturale che supera definitivamente la logica del “controllo” rimuovendo vincoli e modelli ormai inadeguati, abbracciando il concetto sempre più attrattivo di personalizzazione, flessibilità e fiducia”. Essenziale – spiega Magri, è avere un’organizzazione capace di identificare degli obiettivi chiari, condivisi tra azienda e lavoratore e mettere a fuoco precisi kpi che consentano di verificare facilmente e in maniera oggettiva se la modalità alternativa di organizzazione del lavoro funziona ed è efficiente. Questo significa quindi ripensare in modo più “Smart”, ovvero con una nuova “intelligenza” nel sapere leggere, comprendere, raccogliere idee e informazioni e creando relazioni basate sempre più sulla chiarezza e la collaborazione. Infatti in questo scenario quello che veramente è fondamentale, è la capacità di responsabili e collaboratori di attivarsi ed essere proattivi anche nel co-creare obiettivi di sviluppo e nel costruire relazioni fiduciarie.
“Lo scorso febbraio, dopo un’accurata fase di analisi e preparazione, abbiamo avviato in The Adecco Group un progetto pilota di smart working, coinvolgendo inizialmente circa 300 dipendenti. Entro gennaio 2019, a meno di un anno dall’avvio del test, il pilota sarà allargato a tutti gli oltre 2000 collaboratori. Siamo i primi nel nostro settore ad aver introdotto il lavoro agile e una delle pochissime aziende ad averlo esteso su tutta l’organizzazione, non solo nell’head quarter, ma in tutte le filiali sul territorio, dove ovviamente le difficoltà organizzative sono maggiori”. “Sottolineo spesso che lo smart working non è solo una modalità che incontra le esigenze delle donne e delle mamme ma è uno strumento di work life balance per tutti i lavoratori. Consente infatti di interrompere la routine liberando energia, con un impatto sulla produttività individuale ma anche sul benessere del singolo. Permette al lavoratore di riappropriarsi di una propria dimensione individuale, personalizzando, almeno in parte, la gestione del suo tempo. I benefici oltre che nei risultati sono evidenti, più in generale, nel clima che si respira in azienda”. Nel caso di The Adecco Group Italia, spiega Magri, lo smart working si integra alla perfezione nel nostro modello organizzativo, che prevede obiettivi molto chiari e forte spirito di condivisione. “Inoltre, una volta partiti con il pilota abbiamo constatato come all’interno degli uffici, si sia realizzata spontaneamente una ri-organizzazione efficiente del lavoro, in modo da concentrare determinate attività nei giorni previsti per il lavoro agile. Sicuramente vengono incentivate lo sviluppo della capacità di pianificazione, il pensiero critico e la capacità di attivarsi per ricevere e dare feedback al fine di supportare il miglioramento continuo della performance.”
Vale la pena ricordare”, spiega Magri, “che questo modello favorisce diversi tipi di inclusione e la sostenibilità in senso lato: tra le altre ha un impatto positivo su quella ambientale, anche per le ripercussioni in termini di riduzione dell’inquinamento e risparmio energetico”.
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