Tanti lavori saranno sostituiti dall’intelligenza artificiale. Ma il suo avvento non sarà distruttivo per la società. E a dircelo sono i precedenti nella storia recente. Intervenendo di fronte agli studenti del Politecnico di Milano, il presidente di Microsoft, Brad Smith, cerca di smorzare un po’ i toni negativi attorno alla diffusione dell’intelligenza artificiale. Non negando che il lavoro cambierà, ma facendo capire quanto, per gli esseri umani, sia una situazione già vissuta in passato: le auto hanno sostituito i cavalli e i computer hanno preso il posto che era delle macchine da scrivere.
“La tecnologia ha già avuto un impatto sulla società in passato” ha detto Smith. “Sono spariti alcuni lavori e ne sono nati altri.” Quando i cavalli non sono più stati il principale mezzo di trasporto, per esempio, non erano più necessarie tutte quelle figure che servivano per gestirli: chi dava loro da mangiare, chi si occupava di pulire le strade. Viceversa, la diffusione delle auto ha dato il via a nuove professioni: la produzione di pneumatici, i meccanici, le stazioni di rifornimento.
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Lo stesso è accaduto quando sono arrivati sul mercato i computer. “Le persone hanno dovuto imparare nuove skill, hanno dovuto specializzarsi” ha sottolineato Smith. Lezioni di storia che “possono insegnarci come il mondo del lavoro può cambiare”. A questo punto, c’è il passo successivo: quali saranno i lavori che saranno sostituiti dall’intelligenza artificiale? Quali invece si salveranno?
Saranno inevitabilmente colpiti i lavori più facili da automatizzare. “La radiologia”, secondo Smith, “sarà uno dei lavori che scompariranno a causa dell’IA. O i call center. In ogni caso, ci vorrà del tempo, ma già oggi dobbiamo pensare al futuro”. La discriminante sarà la nostra empatia. “Alcuni lavori non verranno sostituiti”, ha assicurato Smith. “Lavori in cui è necessaria empatia umana: infermieri, insegnanti, assistenti sociali. Non saranno sostituiti, ma anzi useranno l’intelligenza artificiale. Tutte le mansioni che hanno un qualcosa di umano, ma si serviranno dell’intelligenza artificiale nel loro lavoro”. E si creeranno altri campi: riconoscimento facciale, persone che insegnano ad altre come usare un’auto a guida autonoma, architetti di prossima generazione.
Una trasformazione, quindi, non una distruzione. Più skill digitali, soprattutto in segmenti come analisi dei dati per l’Internet delle Cose, lo sviluppo di intelligenze artificiali. Ma anche nel campo etico. “Chi garantisce”, ha detto Smith, “che i computer funzionino in modo responsabile verso le persone? Sono discipline che saranno gestite da persone con competenze e principi etici: non solo ingegneri e scienziati dei dati”. Motivo per il quale, secondo Smith, “se pensiamo al futuro, non è solo scienza, ingegneria e tecnologia. Molti lavori tecnologici richiederanno un background di tipo sociale”.
Non solo i giovani: tutti i lavoratori dovranno adattarsi ed evolvere costantemente le proprie skill digitali. Una visione prospettata da molti: la carriera si fa sempre meno “fissa” e sempre più mobile; bisogna continuare a imparare e a conoscere per adattarsi al mondo digitale. “Cambierà il percorso della carriera”, sintetizza Smith, “le regole del mondo del lavoro. Tutti dovremo imparare cose nuove, non solo i giovani”.
“Costruire sul passato esplorando il futuro” è il motto che Smith ha voluto lanciare. L’intelligenza artificiale impatterà su tutti i lavori; alcuni subiranno contraccolpi maggiori rispetto ad altri. Senz’altro il mondo digitale già oggi ci sta abituando a una formazione continua. Presto tale approccio sarà accelerato dall’avvento dell’intelligenza artificiale (sebbene sia impossibile fare previsioni sulle tempistiche). Motivo per il quale, Microsoft sta lavorando attivamente con le scuole di tutto il mondo affinché “le persone acquisiscano le competenze per gestire l’intelligenza artificiale”. Fermo restando che “servirà il contributo di tutti, non solo dell’industria tecnologica”.
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