Management Tip by Roberto D’Incau, LANG&PARTNERS Younique Human Solutions
La società evolve, i tempi cambiano: da una settimana lavorativa di sei giorni la settimana, con un unico giorno di riposo, nel secolo scorso siamo passati a una settimana lavorativa di cinque giorni. E se questo fosse il momento di passare invece a una settimana lavorativa di quattro giorni, a parità di stipendio?
E’ quello che ci si chiede già, insistentemente, in alcuni paesi, più attenti di noi al work life balance.
Nella lontana Nuova Zelanda, ad esempio, ci sono già degli esperimenti di successo: l’azienda Prospect Guardian ha recentemente promesso di consentire a tutto il suo personale di lavorare quattro giorni a settimana. L’azienda ha poi erogato una survey, e i risultati sono stati che la produttività è rimasta esattamente identica, con i lavoratori meno stressati e più felici del loro eccellente work life balance. Semplicemente erano molto più produttivi nei giorni in cui erano in ufficio.
“La nostra azienda ha ottenuto una migliore produttività e maggiori efficienze sul posto di lavoro,” ha dichiarato Andrew Barnes, il fondatore dell’azienda, a The Guardian. E “la settimana lavorativa di quattro giorni non ha creato nessun inconveniente per noi.”
Anche nel Regno Unito ci sono degli esperimenti già in atto in questo senso.
Jonny Tooze, che dirige un’agenzia digital a Londra, ha introdotto nella sua azienda la settimana lavorativa di quattro giorni “dopo aver visto l’energia e l’entusiasmo dei nostri team aumentare in seguito a una bank holiday, un weekend di tre giorni” come ha dichiarato in una intervista alla BBC.
“Abbiamo condotto una survey per capire come la settimana lavorativa di quattro giorni ha influenzato la felicità delle persone e i livelli di stress, e finora il nostro team ha risposto davvero positivamente. Sono riusciti a fare più cose di cui sono appassionati nel loro tempo libero, godere di un fine settimana più lungo, visitare amici e parenti o fare progetti personali. Il loro giorno libero in più inoltre ha permesso loro di fare tutte quelle cose di normale amministrazione che di solito occupa una parte significativa dei nostri weekend. ”
Ha poi aggiunto che il livello di produttività è “rimasto costante”.
E in Italia? Non so se siamo già pronti in Italia per una settimana lavorativa di quattro giorni, ma certamente è vero che a causa dell’always on, al fatto che siamo connessi 24 ore su 24, in realtà lavoriamo molto più delle fatidiche otto ore dei nostri padri, che finite le ore di ufficio riuscivano a staccare completamente in quanto non reperibili con cellulari e mail.
Oggi invece, è molto più difficile staccare, e di fatto le ore lavorative reali sono molte di più delle otto previste.
Avere una giornata di lavoro d’ufficio in meno non significa di fatto non lavorare tout court, significa potere occuparsi delle proprie cose, e in più di essere sufficientemente connessi, se ci dovesse essere un tema urgente.
E’ una riflessione che si comincia a fare nel mondo e a cui potremmo iniziare a pensare anche noi italiani. La mia opinione è che bisogna in ogni caso andare oltre il concetto, superato, che si lavori solo in ufficio: per certi lavori, smartwork a parte, avere una giornata off può essere utilissimo per pensare e per organizzare meglio, strategicamente, la settimana lavorativa successiva, e per pensare ai progetti con un po’ più di respiro: un vantaggio anche per l’azienda.
“Il 20% del tempo che passiamo al lavoro è sprecato, dobbiamo lavorare meno e più intensamente. Nella mia azienda non si posso mandare mail dopo le 17.30 e prima delle otto del mattino” ha dichiarato recentemente Brunello Cucinelli, “re del cashmere” e imprenditore illuminato. E se lo pensa lui, che ha costruito con grande successo un impero del lusso, possiamo credergli.
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