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Come due giovani imprenditrici stanno rivoluzionando la pausa pranzo

Micaela Illy (a destra) e Olivia Burgio sono le co-fondatrici di EatsReady.

Articolo tratto dal numero di aprile 2019 di Forbes Italia. Abbonati. 

“Pensa di mettere insieme Soldo, Satispay e i buoni pasto: ecco quello che facciamo”. L’efficace sintesi è di Micaela Illy, 25 anni, che insieme all’amica e coetanea Olivia Burgio è co-fondatrice di EatsReady, una piattaforma per ordinare pranzi, colazioni e cene tramite smartphone, tablet o pc. Una descrizione che forse non rende giustizia all’impegno che ogni giorno le due ragazze dedicano alla crescita della startup. Un business che, per quanto giovane, sta contribuendo ad innovare il mondo del food, in particolare il redditizio mercato dei buoni pasto: basti pensare che vale circa 3 miliardi di euro nel nostro Paese, con quasi 2,5 milioni di lavoratori che usufruiscono dei ticket e circa 150mila esercizi convenzionati che li accettano.

Il servizio, fondato nel 2017, permette agli utenti di scoprire i migliori ristoranti della città, consultare i loro menu, pre-ordinare e pagare, ricevere offerte premium e ritirare usando le esclusive corsie preferenziali in-store. “Il nostro obiettivo”, spiega Micaela, “è quello di far risparmiare tempo ai lavoratori durante la pausa pranzo e allo stesso tempo aiutare i ristoratori che si affidano al nostro servizio a semplificare la gestione dell’attività”. Le fa eco Olivia: “Il nostro canale principale restano le aziende. Proprio per questo negli ultimi mesi abbiamo dato un indirizzo più b2b alla startup”.

La scelta di lanciarsi nel mercato corporate – e adottare quindi una strategia b2b2c, business to business to consumer, arriva dopo il fallimento a settembre di Qui! Group. Un segnale che ha aperto le porte a un ripensamento del modello di servizio dell’intero mercato del ticket restaurant. EatsReady ha fatto il primo passo, a luglio del 2018, interpellando l’Agenzia delle Entrate, che si è pronunciata a favore della possibilità di utilizzare l’app come strumento per fornire servizi di mensa aziendale. Godendo dello stesso trattamento fiscale dei buoni pasto – essenziale per garantire la deduzione dei costi ai datori di lavoro e l’assenza di tassazione per i lavoratori – EatsReady ha potuto così offrire alle aziende il suo sistema di pagamento digitale per i pasti, con le stesse modalità applicate fin qui agli utenti privati.

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Ad oggi la startup ha raccolto circa 1,2 milioni di euro di finanziamenti, ma un altro round è alle porte. Con i capitali raccolti, spiegano Micaela e Olivia, verrà migliorata la piattaforma per utenti e ristoratori, e perfezionato il programma di loyalty (fedeltà) per gli utenti. Inoltre, verrà portato avanti il progetto di espansione territoriale, che prevede il consolidamento della presenza nelle città italiane, con l’ambizione, chissà, di oltrepassare un giorno i confini nazionali. “Lavoriamo anche con co-working come Copernico”, spiegano le due giovani. “Abbiamo accordi con 350 ristoranti tra Roma e Milano e a breve apriremo anche a Torino. Stiamo sondando un possibile ingresso sul mercato spagnolo, ma non prima del 2020”.

“In futuro”, osserva Micaela, “voglio provare ancora con le startup, magari avvicinandomi al mondo dell’agricoltura e della sostenibilità ambientale, due tematiche a me care. E poi, fra un bel po’ di anni, mi piacerebbe rientrare nell’azienda di famiglia”. Il futuro prossimo di Micaela e Olivia sarà centrato però su EatsReady: “Rimaniamo focalizzate al 100% sulla startup. Siamo convinte di poterla far crescere in modo importante nei prossimi mesi”, assicura Olivia.

Due donne molto determinate, in un Paese, spiegano, caratterizzato ancora da una netta prevalenza maschile, anche nel mondo dei giovani imprenditori. “In molti contesti ci siamo trovate a essere le uniche donne e le più giovani. Noi ci abbiamo creduto. Era quello che volevamo fare e quando c’è la passione e il divertimento, gli ostacoli si possono superare”, dice Micaela. “Abbiamo conosciuto molte persone fantastiche nel mondo startup: ambiziose, determinate a portare avanti la propria idea di business, restando in Italia”, aggiunge Olivia. Ai più giovani, le due imprenditrici consigliano di non lasciarsi scoraggiare dal timore di andare incontro a un insuccesso: “In Italia fallire è ancora considerato un disonore”, sottolineano entrambe. “Negli Stati Uniti, non è così. Bisogna istillare anche da noi l’importanza del fallimento: sbagliando s’impara”.

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