Articolo tratto dal numero di aprile 2019 di Forbes Italia. Abbonati.
Per loro natura i mercati finanziari sono fatti di alti e bassi. Ma annate come il 2018, segnate da pluridecennali primati negativi, con le borse in caduta libera e i prezzi delle obbligazioni giù, in barba al sacro dogma della correlazione inversa tra azioni e reddito fisso, mettono a dura prova anche i risparmiatori con i nervi saldi. E soprattutto chi di mestiere fabbrica fondi d’investimento. Perché se i listini crollano, gli investitori fuggono – vedi la raccolta netta negativa per 4 miliardi di euro subita dall’industria del risparmio nel quarto trimestre, con un bilancio positivo a fine anno di soli 10 miliardi tra nuove sottoscrizioni e riscatti, certifica Assogestioni, un decimo rispetto ai 97 miliardi messi a segno nel 2017 -. Il calo dei flussi inevitabilmente erode la redditività degli asset manager, già resa vulnerabile dalle nuove regole europee (Mifid2) che comprimono i margini dell’industria. Costringe a un cambio di passo. Riduce i budget. Mette sotto pressione i manager.
Ma c’è anche chi dalla bufera dei mercati è uscito quasi indenne. Perfino rafforzato. “Abbiamo raccolto due miliardi di euro in Italia, portando il patrimonio in gestione a quota 26 miliardi”, calcola Paolo Paschetta, country head per l’Italia di Pictet asset management, divisione del Gruppo Pictet – fondato a Ginevra nel 1805 – con 440 miliardi di euro di masse e 17 sedi in tutto il mondo. Cosa ha permesso alla società guidata da Paschetta di restare a galla mentre altri affondavano? “Il posizionamento sui mercati azionari, che valgono all’incirca il 50% delle nostre masse: l’emorragia più grave dello scorso anno, infatti, ha colpito il mondo dei fondi obbligazionari, con 25 miliardi di deflussi netti, penalizzando principalmente i gestori più focalizzati sugli strumenti a reddito fisso”.
Non è però solo questione di composizione del portafoglio. I fondi tematici, che sono il fiore all’occhiello dell’offerta di Pictet am, hanno mostrato una buona tenuta fino a metà novembre, soffrendo solo nell’ultimo scorcio dell’anno. E in una fase di performance molto deludenti per i fondi multi-asset, il prodotto di punta della casa in questo segmento, Mago, si è comportato bene, classificandosi tra i primi del suo gruppo di riferimento. “Conta però anche il servizio che offriamo alle reti distributive: la presenza sul territorio è fondamentale, lo è ancor più in fasi di mercato complicate. Nel 2018 abbiamo portato in aula 23.500 consulenti finanziari, realizzando 550 incontri formativi in 55 tappe in Italia, su temi che vanno dall’interpretazione dell’andamento dei mercati, alla costruzione di portafoglio alla finanza comportamentale”.
A proposito: cosa dobbiamo aspettarci dal 2019, partito con un rally di borsa travolgente? “Per adesso i timori di una recessione possono essere accantonati”, premette Paschetta. “Però, sul fronte macro, bisogna fare i conti con un rallentamento sincronizzato dei Paesi emergenti e sviluppati, con l’instabilità politica in Europa, dalla Brexit all’Italia, senza dimenticare l’esito incerto delle elezioni parlamentari a fine maggio. E poi ci sono i numeri delle aziende: ci aspettiamo una contrazione degli utili che forse non è correttamente espressa nei prezzi”. Morale: non bisogna lasciarsi sedurre troppo dalla ripresa galoppante dei listini, perché i nodi ancora irrisolti potrebbero far riemergere vecchi focolai di tensione.
“Tutti i nostri fondi d’investimento integrano nell’approccio di gestione l’analisi dei fattori ESG”
“La strada giusta da percorrere, se coerente con gli obiettivi dell’investitore, è quella di allungare l’orizzonte di riferimento, dal breve al lungo termine. E poi bisogna prendere in considerazione un ingresso dilazionato sui mercati, attraverso i piani di accumulo: un metodo validissimo non solo per chi ha pochi mezzi da destinare all’investimento, ma anche per i clienti private e high net worth, perché favorisce un atteggiamento più disciplinato e consente di smussare i picchi di volatilità, mettendo a fuoco un orizzonte di ampio respiro”. Questo approccio si sposa molto bene con le strategie focalizzate sui mega trend, campo da gioco su cui Pictet si sente a proprio agio, avendo lanciato il primo fondo tematico, specializzato sul biotech, nel 1995, seguito, cinque anni dopo, da un noto prodotto dedicato al business dell’acqua. “A livello globale abbiamo 50 miliardi di euro gestiti in strategie tematiche che investono in mega trend, con una quota di mercato del 17%, suddivisa su 14 strumenti. L’ultimo nato è Pictet SmartCity: su questa strategia convergono addirittura quattro tendenze secolari, demografia, urbanizzazione, sviluppo tecnologico e green economy”.
La sostenibilità, tema cui è dedicato anche il Salone del Risparmio 2019, in calendario a Milano tra il 2 e il 4 aprile, è in cima alle priorità nello sviluppo del business di Pictet am. “Molti studi hanno dimostrato che l’integrazione tra analisi finanziaria e criteri Esg, acronimo di environment, social e governance, è in grado di generare valore sul lungo termine”, spiega manager. Le aziende che hanno un modello di business sostenibile vantano infatti un minor costo dell’indebitamento e performance più stabili, perché i presidi sul fronte della responsabilità sociale e ambientale mettono l’investitore nelle condizioni di identificare le società meglio attrezzate a gestire rischi di natura extra-finanziaria: le meno esposte, quindi, a possibili sanzioni dei regolatori, problemi reputazionali e conflitti con i vari portatori di interesse (azionisti, lavoratori, comunità locali), che possono inficiare i risultati aziendali, portando a un improvviso e spesso inatteso deterioramento delle performance. “Siamo così convinti della validità di questo approccio all’investimento che, a differenza di altri operatori, non ci siamo limitati a lanciare prodotti dedicati: l’analisi dei fattori Esg è integrata nell’approccio di gestione di tutti i nostri fondi”.
Una scelta che pone Pictet am in posizione di vantaggio, in un momento che vede l’Europa impegnata a incoraggiare, con varie iniziative, anche sul fronte normativo, la crescita dell’investimento sostenibile. “Dal canto nostro, l’11 febbraio abbiamo aderito con entusiasmo all’iniziativa di Swisse Sustainable Finance firmando la lettera aperta ai rappresentanti di Ftse Russel, Morningstar, Msci, S&P Dow Jones Indices e Stoxx, affinché siano rimossi i produttori di armi controverse da tutti gli indici usati come base per la costruzione di prodotti di investimento attivi e passivi”, ricorda Paschetta. L’appello è stato firmato da oltre 140 tra asset manager, investitori istituzionali e wealth manager riconducibili a masse in gestione di quasi 7.000 miliardi di dollari a livello globale. Pictet rivendica inoltre un primato anche sul fronte dell’efficienza energetica. “Dal 2014, il Gruppo Pictet è carbon neutral, ovvero ha una impronta di carbonio pari a zero. Questo è stato ottenuto compensando un totale di 70 mila tonnellate di Co2, l’equivalente delle emissioni di Pictet fino al 2020, mediante il finanziamento di una serie di progetti nell’energia pulita”.
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