Articolo tratto dal numero di giugno 2019 di Forbes Italia. Abbonati.
“Sfatiamo un mito: le macchine non ruberanno il lavoro agli esseri umani”. Ne è convinto Terence Tse, docente alla business school Escp Europe e co-fondatore di Nexus FrontierTech, società internazionale specializzata nello sviluppo e nell’integrazione di sistemi di intelligenza artificiale per le aziende. Tse sarà uno dei relatori principali della conferenza “Human Intelligence in the era of Artificial Intelligence” (L’intelligenza umana nell’era dell’intelligenza artificiale), che si terrà il 21 giugno a Torino per celebrare i duecento anni di Escp Europe, la business school europea che dal 1819 forma i manager di domani.
“Ciò che le macchine hanno acquisito”, spiega il professore, “non sono competenze nelle attività fisiche, quelle svolte dalla classe operaia, ma competenze a livello cognitivo e tipiche dei colletti bianchi: questo perché le macchine sono molto più brave a farsi carico di attività basate sui testi”. Dichiarazioni che potrebbero preoccupare chi fa un lavoro da ufficio. Tse però rassicura: “Le attuali tecnologie basate sull’intelligenza artificiale sono in grado di raggiungere obiettivi molto specifici. A meno che la nostra attività lavorativa non sia limitata a un singolo compito, non vedremo mai un’eliminazione di massa dei nostri posti di lavoro”. Al limite, potrebbe essere automatizzata solo una parte delle nostre mansioni. Ciò non toglie che nel futuro le persone dovranno sviluppare nuove abilità. E non si parla solo di competenze digitali, ma anche di creatività, originalità, intelligenza emotiva. A dircelo, sottolinea ancora il professore, è “un’indagine realizzata da Pwc, che mette in evidenza come il 74% degli intervistati pensi che sia propria responsabilità aggiornare le proprie competenze, invece di affidarsi al datore di lavoro. Un altro studio, condotto dall’Institute for the Future, fa notare che il 73% dei decision-maker crede di dover essere più digitale per avere successo in futuro. Ciò suggerisce che sia le aziende che i lavoratori sono alla ricerca di nuove competenze”. Proprio lo sviluppo di queste caratteristiche è al centro dei corsi di Escp Europe.
Tra le business school più rinomate a livello internazionale e riconosciuta ai vertici dei ranking annuali del Financial Times, è stata la prima ad aver introdotto il modello multi-campus nel 1973. Con sei sedi a Parigi, Berlino, Torino, Varsavia, Londra e Madrid incarna oggi una profonda identità europea che le consente di fornire uno stile unico di formazione manageriale interculturale e dalla prospettiva globale. Forma ogni anno cinquemila studenti e cinquemila dirigenti, provenienti da cento paesi nel mondo, offrendo loro una gamma di programmi accademici in management, sia generici sia specializzati: lauree internazionali, master, mba, phd ed executive education, erogati in almeno due paesi e in lingua inglese.
Dal 2004, Escp Europe è presente a Torino. “Una cooperazione che vada oltre i confini geografici dei nostri stati e sia realmente multiculturale è il primo passo per emergere nel mondo di oggi”, spiega il presidente del campus, l’ex ministro e accademico Francesco Profumo. “L’integrazione con il mondo imprenditoriale, tra teoria e pratica”, continua il direttore Francesco Rattalino, “è uno dei motivi principali per cui gli studenti di tutto il mondo scelgono questa business school”. La filiale di Torino, riconosciuta e accreditata come “Università straniera in Italia” nel 2018, ha continuato ad aumentare il numero degli studenti ammessi: oggi sono oltre 300 i giovani iscritti di 40 diverse nazionalità.
“Qui alla Escp Europe”, spiega ancora Tse, “non solo comprendiamo la necessità di promuovere le competenze per affrontare le sfide future, ma cerchiamo anche di rimanere all’avanguardia dal punto di vista tecnologico”. E in tal senso, dalle parole di Tse si capisce come argomenti di cui si sente parlare ogni giorno, come i big data, non sono la vera avanguardia: “Contrariamente a quanto molti possono credere, i big data come elemento di vantaggio competitivo hanno probabilmente raggiunto la loro scadenza naturale. Mentre ci sono aziende, come i rivenditori attivi nel mondo dell’e-commerce, che sono in grado di raccogliere grandi quantità di dati relativi agli acquisti e ai comportamenti dei consumatori, molte più aziende, come quelle b2b e i negozi tradizionali, non sono state in grado di valorizzare questa possibilità. In altre parole, i big data favoriscono soltanto alcune aziende”. La risposta potrebbe essere proprio nelle soluzioni di intelligenza artificiale: “Le tecnologie di riconoscimento basate sull’IA oggi sarebbero in grado di aiutare queste aziende svantaggiate ad acquisire i dati corretti, piuttosto che i big data”. Alla luce di questi sviluppi, “alla Escp Europe dobbiamo preparare i nostri studenti ad affrontare i nuovi scenari. Questo è solo un esempio di quello che offriremo agli iscritti al nostro nuovo master in Digital transformation management and leadership, a partire dal prossimo settembre a Londra”.
In occasione del suo bicentenario, la business school realizzerà per tutto il 2019 una serie di eventi, nell’ambito dello European Festival: Designing Tomorrow’s Business, che a Berlino, Londra, Madrid, Parigi e Torino porteranno professori, imprenditori, esperti, politici e artisti a dialogare sui temi che andranno a incidere sull’economia e sulla società del futuro. A Torino, in particolare, si parlerà dei processi decisionali di domani, cercando di capire come le innovazioni tecnologiche andranno a trasformare il mondo del lavoro e il ruolo dei manager nelle organizzazioni. Oltre a Terence Tse, tra i relatori già confermati ci saranno il cofondatore e ceo di Talent Garden, Davide Dattoli, Anna Simioni, advisor presso The Boston Consulting Group, e Riccardo Viale, professore di logica e filosofia della scienza all’Università degli Studi di Milano Bicocca.
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