Il presidente americano Joe Biden sembra essere deciso a mantenere una delle sue promesse elettorali più famose, cioè far pagare più tasse alle persone più ricche statunitensi. Infatti, nell’ambito della proposte per il bilancio 2023, Biden ha inserito la Billionaire minimum income tax, ossia un’aliquota fiscale minima del 20% su tutte le famiglie americane che abbiano un patrimonio superiore ai 100 milioni di dollari.
Secondo la Casa Bianca, sarebbe una misura che andrebbe a impattare sullo 0,01% più ricco degli americani. Non un provvedimento radicale, ma acquisisce i connotati della notizia perché di fatto è la prima volta che Washington prende di mira direttamente la ricchezze dei miliardari.
La tassa riguarda anche azioni e obbligazioni
Come riporta Forbes.com, la tassa andrebbe a colpire anche gli investimenti in azioni e obbligazioni. Ma mentre ora il pagamento delle tasse scatta solo quando azioni e obbligazioni vengono effettivamente ceduti sul mercato per un profitto, la nuova Billionaire Tax conteggerebbe anche l’apprezzamento del valore degli investimenti di un miliardario (anche se questi non vengono realizzati).
Secondo il piano di Biden, i miliardari che pagano un’aliquota fiscale inferiore al 20% del loro reddito per i guadagni non realizzati dovrebbero pagare tasse aggiuntive per compensare la differenza, mentre quelli che già pagano più del 20% non dovrebbero versare tasse aggiuntive. Secondo le prime stime governative, la tassa raccoglierebbe circa 361 miliardi di dollari nel prossimo decennio, con più della metà delle entrate provenienti dai soli miliardari.
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Una strada difficile
Se la proposta è già definita, non è altrettanto chiaro se questa possa effettivamente fare breccia al Congresso. Già a ottobre, infatti, la contrarietà di un solo senatore democratico, Joe Manchin, aveva fatto affondare un’iniziativa simile. È da vedere se nel frattempo Biden sia riuscito a convincerlo, dal momento che il Senato americano è attualmente diviso equamente tra repubblicani e democratici (50 a 50) e, solo in caso di parità, può votare la vicepresidente Kamala Harris che presiede l’assemblea. Manchin all’epoca aveva dichiarato in sostanza che le persone più ricche non dovrebbero essere penalizzate, perché in grado di produrre ricchezza per il Paese.
400 famiglie miliardarie pagano meno dell’americano medio
Biden tuttavia sembra voler proseguire per la sua strada. A maggior ragione dopo che l’Office of Management and Budget della Casa Bianca e il Council of Economic Advisors hanno stimato che 400 famiglie miliardarie hanno pagato in media l’8,2% del loro reddito in tasse federali tra il 2010 e il 2018, anche meno dell’americano medio. Secondo il Tesoro, gli americani più ricchi sono causa della maggior parte dell’evasione fiscale poiché i contribuenti a reddito più elevato hanno le risorse finanziarie per “attingere ai servizi di contabili e consulenti fiscali che li aiutano a proteggerli dall’assumere la loro vera responsabilità fiscale sul reddito”.
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I miliardari che sarebbero favorevoli
Sebbene le resistenze a un tale aumento delle tasse ai miliardari possa risultare indigesto a molti, in passato diverse persone facoltose americane hanno espresso il desiderio di pagare più tasse. È ll caso di 102 paperoni, che si fanno chiamare Milionari patriottici e contano tra le loro file diversi americani. A capeggiarne le fila c’è Abigail Disney, l’erede del celebre Walt. Il loro appello è stato chiaro: “Fateci pagare più tasse” , si legge su una loro missiva dello scorso gennaio. “Mentre il mondo ha sofferto in questi due anni, molti di noi possono dire di aver visto aumentare la loro ricchezza durante la pandemia. Pochi di noi, forse nessuno, può invece dire onestamente di aver pagato la giusta quota di tasse”.
Secondo uno studio condotto dagli stessi Millionari patriottici insieme a Oxfam e ad altre organizzazioni non profit, un’imposta sul patrimonio progressiva, che parte dal 2% per chi ha più di 5 milioni di dollari e sale al 5% per i miliardari, potrebbe raccogliere oltre 2.500 miliardi di dollari, abbastanza a livello globale per sollevare 2,3 miliardi di persone fuori dalla povertà e garantire assistenza sanitaria e protezione sociale alle persone che vivono nei paesi a basso reddito.
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