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Come due giovani imprenditrici del cinema hanno realizzato il proprio sogno

Articolo tratto dal numero di agosto 2019 di Forbes. Abbonati

Questa è la storia imprenditoriale di due donne caratterialmente molto diverse ma con una passione in comune: il cinema. Che le ha portate a sfidare le regole del mondo dello spettacolo conquistando in poco tempo il grande pubblico. Da un lato Claudia Gatti, bionda e spumeggiante, dall’altro Benedetta Pontellini, indole decisamente più posata. All’età di 20 anni debuttano nel mondo degli spettacoli teatrali con la Godot Produzioni. Un esordio vincente, considerando che nel 2007 stabiliscono un record al Teatro Eliseo di Roma con lo spettacolo Giulio Cesare, 22mila spettatori.

È un’amicizia nata per caso, quella tra Claudia e Benedetta, frutto di un episodio a dir poco bizzarro: “Ci trovavamo al teatro Eliseo, quando durante le prove di un evento ho assistito a una discussione tra Benedetta e il direttore tecnico, che lamentava la scelta di riempire il teatro con la sabbia”, ricorda Claudia. Era il 2009. “Si immagini un teatro con trenta persone presenti, e questa 25enne che si rivolge con convinzione all’operatore dicendo: ‘Perché non possiamo regalare un’esperienza bellissima? Noi dobbiamo riempire le persone di bellezza, non dobbiamo accontentarci, non possiamo essere mediocri. Voi fate teatro, fate arte e il nostro lavoro è fare in modo che le persone tornino a casa con il cuore pieno di bellezza’. Quella sera sono tornata a casa e le ho chiesto l’amicizia su Facebook”.

Negli anni, la loro sinergia artistica e imprenditoriale si consolida e le due produttrici romane decidono di fondare Starlex. Benedetta e Claudia nel 2009 sono le prime in Italia a concepire una produzione non solo come cultura ma come industria, investendo i propri capitali in un trend ancora poco esplorato: la produzione di cultura. Ciò le ha rese una delle principali produzioni indipendenti, creando la prima società del settore, e forse, in un certo senso, anche una tra le più forti, perché completamente autonoma, fondata su un complesso e inesauribile sistema di generazione di capitale: si regge sulla produzione e viralizzazione di prodotto che genera un guadagno tale da poter essere investito in altri progetti capaci di produrre nuovi capitali.

L’ultimo lavoro delle due imprenditrici laziali si chiama 3+1 giorni per innamorarsi, una commedia romantica arricchita da accenti fantasy, che racconta la storia di un Cupido moderno, insoddisfatto del proprio ruolo, che desidera scoprire l’amore. Il film percorre, insieme a un cast d’eccezione, composto da attori come Myriam Catania, Lina Sastri, Marco Bonini e Mariagrazia Cucinotta, e con la partecipazione straordinaria di Maurizio Costanzo, le vie più belle della Città eterna.

Come è stato possibile portare avanti un progetto tanto ambizioso? “Che sia un film o un tour internazionale, ci piace volare alto, senza paracadute. È vero, auto-produrre un film in Italia, specie in questo momento, può risultare una scelta azzardata. Quando abbiamo iniziato, nessuna società aveva mai ragionato da vera azienda, noi avevamo intuito che quella sarebbe stata la direzione giusta e che ben presto i budget pubblicitari si sarebbero spostati in questa direzione; così abbiamo fondato Starlex marketing, che ha costruito un budget di oltre 300mila euro in pochi mesi. È stato faticosissimo, non lo neghiamo, perché ci siamo trovate contro un mercato di competitor più grandi, abituato a vivere di soldi pubblici e abbiamo combattuto contro ostacoli continui”, raccontano le due imprenditrici. Che incarnano alla perfezione quello che la nuova generazione dovrebbe rappresentare, un mix di determinazione, talento e perseveranza. “Qualche anno fa, quando io e Claudia ci siamo guardate in faccia e abbiamo deciso di portare nel nostro paese musical internazionali da 100mila euro di investimenti al giorno, mai avremmo creduto di arrivare ad un risultato simile. Oltre 202.000 persone, nell’ultimo anno, hanno varcato le porte dei nostri teatri, oltre 80 aziende internazionali hanno deciso di credere in noi investendo. E allora non possiamo non paragonare questo piccolo traguardo un sogno di sei anni fa, quando passavamo le giornate in una cantina a Furio Camillo, a parlare di tecnologia in teatro e spettacoli dal vivo in 4D. Anche allora ci credevano matte. Perché anche allora era più facile scendere dal treno piuttosto che salirci”. Quando si dice sognare in grande.

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