Articolo apparso sul numero di agosto 2019 di Forbes Italia. Abbonati.
Nel 1992, la fiction made in Italy non esisteva. Tutte le produzioni televisive erano americane o asiatiche. Poi è nata Lux Vide, della famiglia Bernabei, ed è stato un crescendo di successi, a iniziare dalle 21 serate de La Bibbia, venduta in 144 Paesi. Oggi, la società guidata da Matilde e Luca, figli del fondatore Ettore, è leader in Europa. Ha molte ambizioni e aspira a crescere ancora, portando il meglio del settore nel mondo. Forbes ha intervistato i due fratelli. Che nel gioco di squadra paiono imbattibili.
Avete messo la sigla sotto le più importanti serie televisive degli ultimi anni: Don Matteo, I Diavoli, L’Isola di Pietro… Che cosa vi convince perché un’idea diventi un prodotto di successo?
Matilde: Una storia è significativa se presenta personaggi interessanti, che affrontino con sguardo originale i conflitti più urgenti del pubblico. Una buona idea per una serie deve avere una profondità tale da portare i personaggi per più stagioni.
Qual è l’ingrediente che lega temi tanto diversi e che li rende amati da target anche molto differenti?
Luca: I nostri prodotti, apparentemente più disparati, come Diavoli e Don Matteo, sono accomunati da uno sguardo sull’essere umano che, anche nelle condizioni più dolorose e inquietanti, ha sempre una possibilità di correggere i propri errori e ripartire. In cui tutti possano riconoscersi.
Vostro padre, che ha fondato nel 1992 Lux Vide, è stato un punto di riferimento importante: quale errore si è raccomandato di non commettere mai?
M: Ci ha sempre trasmesso il valore della disponibilità verso gli altri, la cura per la famiglia e per la comunità. Il suo desiderio: creare prodotti di qualità che condividessero questi valori con il pubblico, che va sempre rispettato e fatto crescere, non solo di audience. Abbiamo fatto una serie di prodotti di divulgazione culturale, serie tratte da romanzi, prodotti fra i più diversi, senza censurarci, nella convinzione che si possano condividere con chi guarda strumenti per vivere una vita migliore per sé e per gli altri. Dopo tanti anni in questa direzione, è stata un’immensa gioia, oltre che un onore, essere insignita del titolo di Cavaliere del Lavoro.
L: Nostro padre ci ha sempre suggerito di avere collaboratori più bravi di noi a cui dare fiducia. Così come riflettere molto prima di prendere qualsiasi decisione, senza timore di sbagliare. La cosa importante è non togliere fiducia ed entusiasmo al gruppo di lavoro, per lasciare posto al sogno.
La vostra avventura nasce da una passione coltivata in famiglia fin da piccoli. Che cosa l’ha fatta crescere fino a farvi diventare oggi il modello italiano che fa scuola anche all’estero?
L: Di certo il fatto di intrattenere piacevolmente un pubblico di tutte le età.
M: Mio padre e io abbiamo creato la Lux Vide nel 1992, Luca si è unito a noi due anni più tardi perché, fra gli otto fratelli, era quello con più passione per questo lavoro. Con il suo sogno, il babbo entrava in un segmento lavorativo in cui l’Italia era inesistente fino a qualche anno prima. È nato tutto con l’entusiasmo della novità, una sfida nazionale e internazionale. E vista la velocità con cui il mercato continua a evolvere, la sfida è sempre la stessa: creare valori attraverso nuovi linguaggi.
Qual è l’azzardo che vi ha fatto dubitare di potercela fare? E la scommessa che vi ha dato più soddisfazione?
L: Ci consideriamo una grande famiglia, ogni membro è importante e va valorizzato. Per i progetti creativi più ambiziosi, il ricorso alle coproduzioni è sempre stata la strategia vincente. Ci siamo trovati in diverse situazioni a cercare all’estero oltre 2/3 dei budget necessari, ma dobbiamo dare atto alla Rai del prezioso supporto e di avere sempre creduto nei nostri progetti. Un caso recente di rischio finanziario importante è stato la prima stagione de I Medici, dove ci siamo trovati, alla vigilia delle riprese e con un cast importante, capitanato da Dustin Hoffman e Richard Madden, con solo otto dei 24 milioni necessari. È stato grazie al coraggio imprenditoriale di Matilde che abbiamo deciso di esporci finanziariamente, certi che, com’è accaduto, avremmo trovato i partner giusti per raccontare un pezzo di storia del Rinascimento.
M: Senza la vision di Luca, che da grande produttore ha saputo raccogliere attorno a questo progetto un team di talenti, questa serie non avrebbe ottenuto il successo che ci ha consentito di convincere i partner, internazionali e nazionali, a proseguire questo viaggio per altre due stagioni.
Avete creato un master in scrittura per la fiction e il cinema alla Cattolica di Milano. Quanto lo sguardo dei giovani cambia le prospettive di una storia?
L: Il master è nato per formare scrittori ed editor ad hoc da inserire nel nostro sistema produttivo. In Lux Vide abbiamo sviluppato negli anni un modello di writer room mutuato dal sistema americano, che ci ha permesso di creare una lunga serialità di successo. Nel reparto editoriale abbiamo un’età media di 30 anni, generazione cresciuta con internet e on demand che ci aiuta a sviluppare un linguaggio nuovo e a concepire generi e storie adatti anche all’estero. E di coinvolgere un pubblico di teen e young adult. Don Matteo, alla sua 12esima stagione, è la serie Rai con il maggiore numero di ascolti fra i giovani in Italia.
Con tanti competitor internazionali, che cosa occorre per distinguersi e firmare una serie di episodi che inchiodino al video il pubblico?
M: Adattabilità, tempismo e un brand definito. Oggi i tempi sono velocissimi, una casa di produzione tv deve anticipare e prevedere le necessità dei committenti. Bisogna avere un paniere di prodotti ben fornito, con generi e formati differenti. In questa frammentazione è più facile emergere se i prodotti hanno un’impronta riconoscibile.
Pur avendo ruoli ben precisi nell’organigramma di Lux Vide, Matilde presidente, Luca ad, quanto il parere dell’uno condiziona l’altro? Ci sono veti, auspici cui vi siete ripromessi di non venire meno?
M: Senza prevaricazioni, mettiamo le nostre idee a disposizione dell’azienda. Spesso abbiamo opinioni differenti e per questo abbiamo fatto un patto…
L: …in caso di discussione, non chiudere la sera la porta dell’ufficio senza esserci chiariti, riappacificati.
Nel decidere gli investimenti, il vostro è un gioco di squadra? Quanto rischio siete stati in grado di prendere e quale non ripetereste?
L: Noi prendiamo tutte le decisioni importanti insieme, coinvolgendo e ascoltando i pareri di tutto il team. Pertanto, direi che non ci sono rischi che non ripeteremmo, perché abbiamo sempre imparato qualcosa anche dai nostri errori e questo ci ha reso una squadra sempre più unita.
Che cosa manca alla vostra esperienza per decretare il pieno successo di una mission che punta sempre all’eccellenza artistica?
L: Produrre una serie glocal per le piattaforme globali di Svod (subscription video on demand ndr), che offrirebbe l’opportunità di fare viaggiare la bellezza e l’identità italiana nel mondo. I nostri team creativi e di business sono già in contatto con le principali piattaforme, per sviluppare progetti ambiziosi.
Quali sono le nuove sfide oltre Netflix, su cui siete stati i primi a distribuire un prodotto italiano…
M: Il futuro dell’entertainment è già qui. Le operazioni di M&A che hanno avuto un impatto considerevole sulle acquisizioni recenti di società di produzione italiane, affiancati alla crescita dell’offerta di piattaforme Ott (Over the top, le imprese che forniscono, attraverso la rete internet, servizi e video ndr), stanno generando fenomeni di aggregazione e concentrazione con un effetto propulsivo sulla domanda di contenuti. Per Lux Vide è una grande opportunità, anche se siamo convinti che a fronte di una graduale e progressiva erosione della tv lineare, a beneficio dei servizi on demand, il futuro non sia a rischio. I broadcaster hanno necessità di rafforzare il portafoglio di produzioni originali, come dimostra l’alleanza dei grandi brand pubblici europei, che ci sta consentendo di produrre con la Rai una serie dedicata a Leonardo.
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