Articolo tratto dal numero di agosto 2019 di Forbes Italia. Abbonati.
Fare impresa per alcuni sembra facile come bere un bicchiere d’acqua. Per Giordano Riello, classe 1989, nato e cresciuto in una famiglia che fa impresa dai primi del ’900, è come respirare. “Io rappresento la quinta generazione e con orgoglio posso dire di essere cresciuto in fabbrica e allo stesso tempo di essere stato cresciuto dalla fabbrica”, racconta. “Ho fatto studi scientifici e ho proseguito poi con le licenze per il conseguimento del brevetto da pilota di linea”. Ma “il richiamo della fabbrica”, come dice lui, era troppo forte. Con questo spirito, insieme a due soci, Giordano ha creato Nplus, azienda manufatturiera specializzata nella produzione di sistemi di controllo elettronici.
Linguaggio forbito, elegante, e un’idea di imprenditorialità precisa, nella quale vita, passioni e lavoro si compenetrano una con l’altra. “La mia grande passione è sempre stata l’aviazione. L’ho portata come modus operandi anche in fabbrica. Le check list nella gestione delle fasi di volo e nel controllo delle emergenze, infatti, è molto simile al metodo necessario per guidare un’azienda. Nulla deve essere mai lasciato al caso, anche nelle rotte senza turbolenze, non ci si può permettere di distrarsi. Ogni volta che metto una mano sulla cloche e l’altra sulla manetta portandola in avanti e sento dentro lo stomaco la meravigliosa spinta dei motori che mi portano in volo, capisco che se non avessi fatto il pilota, forse, non avrei nemmeno fatto l’imprenditore”.
Umiltà? Anche. “La mia funzione è sempre molto trasversale in tutte le aree. Compresa quella produttiva: in diversi casi mi sono trovato a caricare e scaricare i tir con il muletto o saldare con lo stagno alcuni componenti a bordo delle schede elettroniche”, dice. Una pratica che gli ha consentito anche di capire fino in fondo il tessuto italiano delle piccole e medie imprese. I suoi vizi, le sue virtù. “Fare impresa in generale è difficile, fare impresa manifatturiera in Italia lo è ancora di più”, ammette. “Le difficoltà sono molteplici, dal costo del lavoro troppo alto, con salari troppo bassi che rallentano i consumi interni. Dai costi energetici spesso insostenibili. Non solo. Pensate che almeno un’ora di lavoro al giorno è persa per far fronte agli adempimenti burocratici. Eppure l’Italia mantiene la seconda posizione manifatturiera in Europa”.
Il segreto, secondo Riello, è quello di non perdere di vista le nostre origini. “Non dobbiamo dimenticare il valore che il made in Italy ha conquistato negli anni, a livello internazionale. Sinonimo di bellezza, di qualità, di efficienza ed innovazione. Racchiude in sé uno stile di vita che per noi è stato vincente e che abbiamo il dovere di difendere e valorizzare perché è il nostro asset più grande ed importante”. Quindi? “L’Italia non è il Paese ideale per fare impresa, ma è il Paese migliore per poterlo fare”. Un paradosso, certo, ma con delle opportunità. “Voglio dire che troverete più ostacoli di quelli che potrete immaginare, piangerete notti intere quando sarete vicini al fallimento. Ma quando vi rialzerete e guarderete indietro sarete molto più avanti rispetto ai vostri coetanei imprenditori in altri Paesi. Rimaniamo in Italia! Investiamo in Italia! Amiamo la nostra Italia!”.
Senza dimenticare di volgere lo sguardo sempre al futuro. “Ho ancora tanti sogni e progetti. Ma di questi sono abbastanza geloso, e anche un po’ scaramantico, preferisco non dirli per ora. Arrivare all’età di mio padre ed essere come lui: beh… quello sarebbe sicuramente il successo più grande”.
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