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Cultura

Dalla rivoluzione digitale alla venture philanthropy. Fondazione Cariplo studia la beneficenza del futuro

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(Shutterstock)

Fari puntati sui megatrend a livello globale nel campo della filantropia per progettare le sfide del domani. La Fondazione Cariplo ha voluto mettersi in ascolto delle best practice internazionali e cogliere spunti in vista della propria programmazione per i prossimi anni. E lo ha fatto con il seminario che ieri ha visto partecipare i membri della Commissione Centrale di Beneficenza, del Consiglio di amministrazione, del Collegio sindacale e lo staff dirigenziale. Il primo di una serie di appuntamenti in programma nei prossimi mesi con addetti ai lavori, esponenti del mondo delle istituzioni, aziende e media al fine di rendere stabile il confronto su tematiche di cui Fondazione Cariplo si occupa ogni giorno.

“Accorciare le distanze tra le diverse componenti delle nostre comunità” è l’obiettivo che Giovanni Fosti, presidente di Fondazione Cariplo, ha voluto mettere al centro delle riflessioni di giornata, sottolineando come porre attenzione a “ciò che accade altrove può essere generativo, aprire pensieri inediti, permettere azioni nuove”. Pur mantenendo inalterata la “grande attenzione sulle dinamiche e le esperienze nazionali, su cui ci confrontiamo costantemente all’interno dei gruppi di lavoro in Acri, l’associazione che riunisce le fondazioni di origine bancaria italiane”.

“Abbiamo cominciato a impostare la nostra azione, fin dall’insediamento dei nuovi Organi a giugno, negli incontri delle specifiche commissioni Ambiente, Arte e Cultura, Servizi alla Persona e Ricerca Scientifica – ha precisato Fosti –, consapevoli che il primo passo debba essere la conoscenza approfondita e la ricerca di una lettura condivisa. Vogliamo dare un contributo concreto per accorciare le distanze che si stanno dilatando tra le persone, i luoghi, le organizzazioni”. E ancora: “Dobbiamo innanzitutto comprendere a fondo i problemi su cui desideriamo incidere e in seguito trovare soluzioni efficaci, convinti che occorra lavorare sempre di più insieme, collaborando con istituzioni, fondazioni, no profit e realtà profit. Ognuno facendo la propria parte su questioni che riguardano tutti e soprattutto con senso di responsabilità verso le generazioni future”.

In apertura dei lavori è toccato a Guntram Wolff, direttore del think tank belga Bruegel, illustrare le principali sfide globali e i megatrend che caratterizzeranno la società nei prossimi 15 anni. Tra i temi: cambiamenti climatici, sostenibilità, biodiversità, impatto della tecnologia sul lavoro, coesione sociale, movimenti migratori, invecchiamento della popolazione. A seguire, una riflessione di Luca De Biase, giornalista del Sole 24 Ore, sul tema delle connessioni intese come stimolo a osservare il contesto moderno, connotato da dinamiche complesse generate anche dalla digitalizzazione.

Gianpaolo Barbetta, responsabile dell’Osservatorio e Valutazione di Fondazione Cariplo ha invece proposto una panoramica della filantropia e del ruolo delle fondazioni a livello globale, prima di lasciare spazio alle testimonianze di due fondazioni europee con cui Fondazione Cariplo collabora da anni: la portoghese Calouste Gulbenkian e la King Baudouin Foundation del Belgio. Luis de Melo Jerónimo, direttore della Gulbenkian, ha condiviso l’esperienza, l’approccio strategico e la visione della sua fondazione, impegnata dal 1956 nei campi dell’arte, del sociale, della scienza e dell’istruzione. In particolare, Jerónimo ha sottolineato l’importanza di continuare a sostenere l’innovazione sociale anche attraverso investimenti a impatto e venture philanthropy, in un’ottica di complementarietà rispetto alla tradizionale attività erogativa.

Luc Tayart de Borms, direttore generale della King Baudouin Foundation, invece, ha tracciato il bilancio della pluridecennale esperienza della fondazione belga a sostegno della crescita e dello sviluppo del terzo settore. Ha inoltre evidenziato come, per la programmazione e il raggiungimento degli obiettivi a medio e lungo termine, sia importante mettere al centro e valorizzare il capitale umano e le relazioni, oltre al patrimonio finanziario e reputazionale.

Spunti e approcci coerenti alla visione di Fondazione Cariplo che il presidente Fosti ha riassunto così: “La Fondazione Cariplo opera in un territorio che la sua storia ha reso denso di opportunità e agisce sulle aree di disagio occupate da chi a tali opportunità non è in grado di accedere. Accanto ad aree di eccellenza culturale, scientifica, economica, permangono ambiti di povertà materiale e sociale. Aumenta il divario tra persone e territori che hanno accesso al benessere, alla cultura, a una buona qualità di vita, e persone che ne sono escluse. Così come sta crescendo il divario tra il centro delle città, le periferie e le aree interne, tra contesti ambientali più e meno vivibili, tra chi vive in condizione di fragilità e chi è in grado di cogliere le opportunità sociali, tra i bambini che praticano una vita sana e quelli che assistono inconsapevoli al peggioramento delle proprie condizioni, tra chi può ambire a un’esistenza migliore e chi ha disperatamente e implicitamente rinunciato al futuro”.

Uno scenario in cui “coabitano nei nostri paesi e nelle nostre città persone che vivono a pochi metri o pochi chilometri le une dalle altre, ma lontanissime per opportunità, aspirazioni, possibilità di riconoscersi come parte dello stesso destino, costruttori di un futuro comune. Accorciare queste distanze – ha concluso – è la condizione necessaria per permettere a chi vive nel nostro territorio di ricominciare a essere e sentirsi parte della stessa comunità. Per fare in modo che un territorio che, insieme ai suoi cittadini, nel corso degli anni ha saputo creare valore diffuso, non si impoverisca, non si ripieghi, ma sia sempre più inclusivo e generativo di soluzioni”.

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