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Alla scoperta della Repubblica Dominicana, tra cultura e un’economia in crescita

Articolo di Antonio Leggieri tratto da Forbes di dicembre 2019. Abbonati

Mentre cammini per la Calle Las Damas, così chiamata perché María de Toledo e le sue dame di corte usavano passeggiarvi la sera, ti rendi conto che sei sulla prima strada lastricata del Nuovo Mondo. Volti lo sguardo e ti trovi di fronte alla facciata di Nostra Signora dell’Incarnazione, la prima diocesi d’America. La cattedrale, una delle tante istituzioni pionieristiche di Santo Domingo, fu consacrata nel 1541, cinquant’anni dopo lo sbarco di Cristoforo Colombo; per la futura Repubblica Dominicana, l’esploratore scelse un nome di battesimo simbolico: chiamò quella terra vergine La Isabela, in onore della sovrana Isabella di Castiglia, finanziatrice del suo viaggio di scoperta. A vederla oggi, la basilica mariana fa tenerezza, con le sue volte a crociera che all’epoca – se paragonate alle architetture gotiche strabilianti del Vecchio Continente – erano una scelta ardita, quasi spregiudicata per un mondo appena scoperto e con tante cose da imparare.

La cattedrale e altri 300 monumenti storici formano la spina dorsale della Ciudad Colonial, il cuore antico di Santo Domingo: un reticolo di edifici coloniali tra cui spicca la Alcázar de Colón, la casa di Diego Colombo, figlio del navigatore, affiancati da palazzi neoclassici e architetture art déco, che si fondono con strutture moderne in un mix vibrante che segna le varie anime di Santo Domingo. Ecco allora che tra un ristorantino che prepara il sancocho, lo stufato dominicano, e i bistrot di Plaza de España compare un centro culturale come la Casa de Teatro, con i suoi concerti dal vivo di merengue e bachata; ed ecco che, su Calle El Conde – a pochi metri dalla Casa De Tostado, museo di tradizioni indigene – spunta un bar iconico, la Cafetera, dove gustare il caffè locale. A far da cornice alla Ciudad, hotel e ristoranti che offrono cucina dominicana e internazionale, oltre a grandi centri commerciali e banche a ogni angolo, spie di un’economia stabile che cresce a ritmi del 7-8% annuo da almeno un decennio.

Santo Domingo è un buon punto di partenza per lanciarsi alla scoperta delle bellezze naturalistiche della Repubblica Dominicana. L’isola può essere attraversata in macchina da sud a nord in direzione Cascata El Limón. Per raggiungerla bisogna attraversare, a piedi o a cavallo, tre chilometri di foresta tropicale punteggiata da piante di ananasso e palme reali, prima di arrivare al cospetto de “El Salto”, come lo chiamano i dominicani: una possente cascata che precipita dalle cime della Sierra de Samaná con un balzo di 40 metri. Poco distante c’è Samanà, cittadina affacciata sulla baia omonima. Il cuore eclettico che batte nella capitale qui pulsa corroborato da istinti primordiali: ovunque è foresta, appena intaccata dall’attività umana dei villaggi come Sánchez o del capoluogo Santa Barbara de Samanà. A queste latitudini, la natura reclama in ogni direzione una visita. Quelle obbligatorie sono almeno due: il Parco Nazionale Los Haitises, un intreccio inestricabile di mangrovie, laghi e grotte ornate da disegni rupestri precolombiani e, dulcis in fundo, le zone per l’avvistamento balene: ogni anno a Samanà giungono dalle acque della Groenlandia migliaia di cetacei, che qui chiamano le ballenas jorobadas. I rituali d’accoppiamento, scanditi da sbuffi, capriole e melodie, sono uno spettacolo che merita da solo il viaggio.

Intervista a Neyda Garcia, direttrice turismo dominicano in Italia

Santo Domingo, la capitale. Perché merita una visita?

Perché unisce in un unico luogo tutte le sfaccettature della Repubblica Dominicana. È una città vivace, una meta gastronomica, una destinazione culturale e anche un riferimento per gli amanti dello shopping. La capitale è un polo per il business, trainato dalla stabilità economica del paese, con il suo centro congressi da 3mila persone sul lungomare di Malecón.

Quali sono le destinazioni migliori per i turisti italiani?

A seconda delle esperienze ricercate, si può decidere di dormire in un rancho a Jarabacoa, nel centro dell’isola, di fare glamping a Eco Del Mar (località marina a ridosso del confine con Haiti, ndr), o di scoprire gli itinerari del caffè nelle province di Salcedo e Bonao. Per gli amanti del turismo sostenibile, una delle destinazioni green più ricercate sono gli eco-lodge di Rancho Platon, a Barahona, con stanze costruite su alberi di palma.

La stagione fresca è alle porte. Gli appuntamenti da non perdere?

Lo spettacolo del whale watching a Samanà. Ogni anno, da metà gennaio a metà marzo, migliaia di megattere scelgono questa baia per l’accoppiamento, regalando ai turisti un’esperienza emozionante.

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