Creare una rete di persone in gamba per aiutare gli italiani a ottenere stage nelle aziende più prestigiose o ad avere i consigli delle menti più brillanti per avviare la propria startup. Il tutto completamente gratis. È un sogno? No, si chiama LeadTheFuture ed è l’idea di tre giovani ragazzi italiani: “Tutto è nato al liceo Valeriani di Imola”, spiega a Forbes.it Matilde Padovano, tra i fondatori del progetto, “io, Emanuele Rossi e Francesco Capponi ci siamo conosciuti alle Olimpiadi di matematica e informatica. Qualcuno di noi aveva già iniziato a fare domanda in università prestigiose, in Italia e all’estero, quindi abbiamo iniziato a incontrarci, a scambiarci consigli su come superare i colloqui. Io sono riuscita a entrare a Cambridge e mi si è aperto un mondo davanti agli occhi. Da allora abbiamo pensato di aiutare altri ragazzi a fare lo stesso”.
Il progetto è nato 2 anni fa e conta ormai una community di più di 300 persone, selezionate tra oltre 1500 candidati, che sono seguite da un mentor: un esperto, una figura guida. “L’obiettivo di LeadTheFuture è creare un contesto in cui ogni studente possa crescere e formarsi all’interno di una comunità”, spiega la fondatrice. “Siamo il più grande programma di mentorship in Stem (le discipline di studio che hanno a che fare con scienza, tecnologia, ingegneria e matematica, ndr) in Italia e tra i nostri mentors ci sono ricercatori leader mondiali di università come Stanford, Harvard o MIT, imprenditori, manager e dirigenti delle più influenti aziende tech come Google, Apple e Salesforce”. La lista è molto lunga, sono tutti italiani: sul sito di LeadTheFuture si può vedere una foto, la bio e sapere dove lavorano. Alcuni di loro sono molto giovani.
Come Matilde Padovano, del resto, che ha solo 21 anni, è all’ultimo anno di studi presso l’Università di Cambridge e studia informatica. “Cosa farò con la fine degli studi? Ho ricevuto offerte da Fecebook e Google, sono ancora indecisa, ma penso che andrò avanti a fare ricerca in università con un dottorato a Cambridge o Stanford”. Nella sua prima estate di vacanza ha avuto l’opportunità di fare un’esperienza lavorativa a Google, nella sede di Zurigo: “Ciò che più mi ha sorpreso è constatare come venga data da subito responsabilità agli stagisti”, spiega, “una cosa strana, anche perché qui in Italia lo stereotipo vuole che lo stagista faccia le fotocopie o il caffè. Lì invece sei un dipendente a tutti gli effetti, con tanto di benefit tra welfare e ristoranti in cui servono colazione, pranzo e cena all’interno dell’azienda”. Un’esperienza che ora Matilde, insieme ai suoi due colleghi, vorrebbe far vivere ad altri ragazzi, anche attraverso l’organizzazione di incontri personali con gli altri membri della community che in questo modo possono condividere i loro successi e ricevere suggerimenti dagli altri.
“Perché lo facciamo? È semplice, uno dei valori fondamentali in cui credo è il concetto di give back: io personalmente sono stata molto fortunata a incontrare le persone giuste, quindi mi fa piacere aiutare altri ragazzi a ottenere le opportunità che si meritano. Grazie ai nostri consigli, l’anno scorso più di 10 persone del nostro network hanno ottenuto uno stage in aziende come Google, Facebook o NASA, e ancora, molti studenti sono stati ammessi a università prestigiose quali Cambridge o la Normale di Pisa”.
LeadTheFuture sarà inoltre tra gli sponsor insieme a Google DeepMind di un evento molto importante per la comunità italiana: la Mediterranean Machine Learning Summer school. Un evento che porterà in Italia per una settimana alcuni dei migliori ricercatori al mondo nel campo dell’informatica. “L’obiettivo è favorire lo scambio accademico, in modo che i ragazzi che studiano nelle nostre università possano creare un network con altri ricercatori, che gli permetta di eccellere e promuovere la propria ricerca su scala mondiale”.
Tra gli obiettivi a lungo termine di LeadTheFuture, inoltre, c’è n’è un altro molto ambizioso: convincere le grandi aziende tech a investire direttamente in Italia, quindi portare le opportunità sull’uscio di casa dei giovani di casa nostra. Ma non solo: “La speranza è creare un network che faccia sì che anche gli italiani espatriati, i cosiddetti cervelli in fuga, continuino ad avere un rapporto professionale con il nostro paese, per contribuire alla crescita dell’Italia, anche se dall’estero”.
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