Natalia è un’imprenditrice di Genova. Ha aperto a Berlino, cinque anni fa, la pasticceria italiana Lato Dolce. Avendo un laboratorio “a vista”, la sua attività può rimanere aperta al pubblico. Alicia vive a Manhattan. E’ curatrice indipendente di arte. Federico è un avvocato italiano con studio a Malta, Hanoi e Singapore. Il virus gli ha chiuso tutte le frontiere e tutti i collegamenti aerei: l’ha bloccato nella città-stato da oltre tre settimane.
Un sondaggio informale, che coinvolge Berlino, New York City e Singapore, luoghi simbolo dove l’emergenza COVID-19 suona una partitura diversa dallo scenario italiano.
Tre domande per ciascuno a Natalia, Alicia e Federico – comparative di un mondo in cerca di una bussola comune.
Occorre avere un permesso speciale per uscire di casa?
NATALIA – Berlino
Per uscire non serve autocertificazione. Bisogna solo avere i documenti con sé. Sono permesse passeggiate e corse. Le passeggiate può farle anche un intero gruppo famigliare e la corsa al massimo due persone. La regola fondamentale è quella del distanziamento sociale, e i tedeschi essendo un popolo molto disciplinato lo attuano spontaneamente. C’è anche da dire che in Germania è consuetudine, quando un normale cittadino vede un comportamento scorretto da parte di un altro, avvisare la polizia. Culturalmente per noi italiani è una forma di delazione, non c’è dubbio, ma per loro è un normalissimo strumento del quale poi si occupa la giustizia civile in tempi rapidi. Forse anche per questo, per la paura di essere segnalati, quasi nessuno trasgredisce la regola del distanziamento.
ALICIA – New York City
Si può uscire liberamente, senza bisogno di permessi speciali o certificazioni. Non devi giustificare perché sei fuori casa. Quasi nessuno lavora a Manhattan al momento, tranne i lavori essenziali: ad esempio i portieri dei palazzi sono fondamentali qui. Le regolamentazioni speciali vigenti sono molto specifiche e riguardano solo i lavori ammessi e quelli no. I privati cittadini possono liberamente uscire da casa quando e come vogliono.
FEDERICO – Singapore
Poiché al momento la situazione è grave ma non di emergenza, si può girare ancora liberamente senza bisogno di permessi. Basta seguire le regole, che sono molto chiare e ben comunicate. Negli ultimi giorni sono state introdotte misure più severe, come il “social distancing” in tutti i locali pubblici. Tali misure sono molto concrete: al ristorante, per esempio, ci si può sedere solamente ogni due tavoli e i tavoli che non si possono utilizzare sono chiaramente identificati.
Quale ruolo hanno in questo momento i media locali: aiutano a far capire la situazione o aumentano la confusione o, addirittura, il panico?
NATALIA – Berlino
I media hanno usato toni molto, molto pacati, spiegando la situazione, tranquillizzando l’opinione pubblica perché non si creasse il panico. Quello che è stato annunciato dalla classe politica è stato messo in atto immediatamente, senza differenza tra comunicazione e realtà dei fatti. C’è un rapporto di fiducia reciproco e le autorità usano i social per dare comunicazioni e aggiornamenti di interesse comune, specie in campo economico.
ALICIA – New York City
L’impressione rispetto ai media è che tutto abbia una motivazione, una connotazione essenzialmente politica. Quello che viene raccontato, sia in forma critica che elogiativa, ha una netta dimensione propagandistica. L’opinione pubblica sta quindi fruendo delle notizie nella piena consapevolezza che si stanno avvicinando le elezioni e francamente è un po’ delusa dal fatto che ogni notizia – sia medica, che scientifica, che statistica – sia riconducibile in modo così netto a un qualsivoglia colore politico.
FEDERICO – Singapore
I media hanno un ruolo fondamentale. Singapore ha una condizione politica particolare: è un Paese molto piccolo, con una leadership forte, un’opposizione che non fa sciacallaggio e funzionari molto ben pagati, quindi raramente proni alla corruzione. Ha fatto della trasparenza uno dei propri tratti caratteristici, quindi i dati trasmessi dovrebbero coincidere con la realtà. Esiste una App governativa, che si chiama “TraceTogether”, che raccoglie dati in forma assolutamente anonima, essendo collegata unicamente al proprio numero di telefono e, tramite geo-localizzazione e Bluetooth, avvisa, in caso di contratti con soggetti sospetti, e dà istruzioni precise sul da farsi.
C’è un canale WhatsApp governativo, che consente di sentirsi parte della stessa comunità, e uno Telegram (Mothership.sg – è anche un sito), che trasmettono aggiornamenti molto frequenti, sintetici e comprensibili. Oltre a diramare le notizie ufficiali, i video del Primo Ministro e degli altri componenti del gabinetto, spiegano anche con fumetti e meme a quali rischi, anche di natura legale oltre che sanitaria, si va incontro in caso di violazione delle norme, e non mancano di raccontare storie che scaldano il cuore, per far vedere anche il lato positivo di questa pandemia. Nel suo ultimo video alla nazione (27 marzo) il Primo Ministro Lee è stato molto chiaro. Non bisogna abbassare la guardia, probabilmente misure più severe saranno introdotte per alzare, parole sue, una diga che argini la marea che probabilmente si abbatterà con la seconda ondata. Restando in metafora, ha detto che le dighe non sono perfettamente impermeabili, ma qualche goccia inevitabilmente passa ed è compito di tutta la comunità asciugarle il prima possibile. Non ha esagerato in retorica e non ha indorato la pillola.
In campo economico, qual è la percezione diffusa nell’opinione pubblica sull’operato del Governo: si stanno adottando misure efficaci per contrastare la recessione?
NATALIA – Berlino
Sono state promesse misure di sollievo che sono già operative. Operative vuol dire con denaro accreditato sui conti correnti di piccoli artigiani, attività commerciali e artisti. Ma anche di chi vive solo grazie al welfare. Tra il momento della domanda e quello dell’accredito passano pochi giorni. La risposta del Governo è seria e la preoccupazione economica per ora è limitata. Culturalmente inizia a far breccia un disegno di clausura soft per la terza età, essendo un ceto di popolazione non produttivo, per permettere a chi anagraficamente è parte del meccanismo economico di poter uscire e produrre, riaprendo le grosse fabbriche – ad esempio il settore automobilistico – che ora hanno chiuso.
ALICIA – New York City
Tutti pensano in prospettiva economica, cercando di fare proiezioni razionali sugli scenari futuri, settore per settore: scuola, lavoro, salute, pensioni. Inoltre è chiaro a tutti che ciò che il Presidente Trump dice in merito alle linee guida sulla salute e alla relativa azione federale, è legato alla sua campagna per la rielezione. Si percepisce grande attenzione verso la strategia elettorale, piuttosto che ai piani puramente sanitari. È un modo per conquistare gli Stati blu? O per cementare il consenso dei suoi elettori in quelli rossi? La domanda nell’opinione pubblica è quindi una sola: c’è una precisa strategia elettorale dietro alle politiche federali contro la pandemia?
Io vorrei che da tutto questo derivasse un’azione sociale più ampia e prevalesse un senso di solidarietà globale. Siamo tutti parte della famiglia umana e forse questa crisi catalizzerà la politica e i comportamenti individuali intorno a temi fondamentali come l’azione per il clima, l’inquinamento e i rifiuti. Il distanziamento – psicologico, sociale e geografico – non può durare a lungo. Serve compassione e mutuo soccorso.
FEDERICO – Singapore
Le misure adottate sono state eccezionali sotto tutti punti di vista. Eccezionale è stato il ricorso alle riserve, e non, al debito. Eccezionali sono le entità di queste misure, perché il primo pacchetto di stimolo è pari a 48 miliardi di dollari di Singapore, ossia superiore al primo pacchetto italiano, per un’economia che però vale meno di un sesto di quella italiana. Fondo sovrano Temasek è rapidamente intervenuto acquistando quote importanti di società strategiche, come Singapore Airlines, che ha dovuto cancellare il 99% delle proprie operazioni. Lo Stato sovvenziona corsi di riqualificazione professionale e sussidia i salari dei dipendenti delle imprese private. La percezione è comunque negativa: Singapore è un’isola che vive di servizi e scambi con tutto il mondo e non potrà reggere troppo a lungo alla chiusura e alla successiva crisi dell’Europa e degli Stati Uniti. Per non parlare di un possibile crollo economico anche in Cina, la cui capacità produttiva non è assorbita dai consumi internazionali. C’è anche timore dal punto di vista sanitario in merito alla seconda ondata che dovrebbe arrivare in Cina e nei paesi colpiti per primi, contemporaneamente all’aumento dei casi in quelli che all’inizio sembravano immuni, come Indonesia, Malesia e Tailandia.
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