Non tutte le professioni possono naturalmente essere svolte senza una presenza fisica sul luogo di lavoro. Chi però in questi giorni di isolamento forzato ha avuto la possibilità di lavorare in smart working si sarà accorto di quanta stanchezza si accumuli a fine giornata dopo una serie interminabile di call, videoconferenze e lavoro routinario comunque da svolgere (ai quali spesso si aggiunge la convivenza con la famiglia negli stessi spazi casalinghi). Si lavora quanto e più di prima? Se pensate di essere i soli a crederlo sappiate che non è così. Tanto da rendere lecito ritenere che effettivamente un innalzamento dell’asticella a carico dei (tele)lavoratori sia già avvenuto.
Le prime conferme arrivano da una ricerca condotta da OnePoll per conto di Citrix Systems, fornitore statunitense di sistemi di business continuity. La ricerca ha coinvolto 5.000 lavoratori intervistati in tutto il mondo, anche in Italia.
La maggior parte dei dipendenti si sta adattando al lavoro da casa e ritiene che diventerà “la nuova normalità” per il modo di lavorare.
Una nuova normalità
Il lavoro a distanza è un concetto completamente nuovo per la maggior parte dei dipendenti. Meno della metà degli oltre 10.000 lavoratori intervistati in sei paesi ha dichiarato di aver lavorato da casa almeno un giorno alla settimana prima dell’epidemia di Coronavirus:
- 33 % (Stati Uniti)
- 26 % (Francia)
- 34,4 % (Australia)
- 42,6 % (Germania)
- 22,1 % (Italia)
- 45 % (Regno Unito)
Ma i tempi cambiano
E ammettono che lavorare a distanza è stato un adattamento. Tra le principali sfide citate dagli intervistati in tutti i paesi:
- Isolamento dai colleghi
- Mancanza di interazioni faccia a faccia
- Difficoltà a separare il lavoro dalla vita personale
Si lavora di più
Tuttavia, la maggior parte dei dipendenti ritiene che dotati degli strumenti giusti, possano rimanere coinvolti e lavorare in modo più o più produttivo da casa come in ufficio. Ecco quanti tra gli intervistati hanno affermato di lavorare un numero di ore pari o superiore a quello precedente l’isolamento forzato:
- 77 % (Stati Uniti)
- 60,9 % (Francia)
- 80,8 % (Australia)
- 76,2 % (Germania)
- 70.80 % (Italia)
- 68,2 % (Regno Unito)
E più della metà in tutti i paesi ha dichiarato che i livelli di produttività sono uguali o superiori:
- 69 % (Stati Uniti)
- 62,9 % (Francia)
- 69,6 % (Australia)
- 74,20 % (Germania)
- 78,9 % (Italia)
- 62,70 % (Regno Unito)
“Il lavoro a distanza implica un modo completamente nuovo di pensare e operare e può essere un adattamento difficile per dipendenti e datori di lavoro”, afferma Donna Kimmel, chief people officer di Citrix. “Ma gli affari devono continuare, anche in tempi di crisi. E come chiarisce la ricerca di OnePoll, le aziende che offrono ai propri dipendenti gli strumenti giusti possono aiutarli a effettuare la transizione, ed emergere più forti quando le condizioni miglioreranno”.
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