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28 ottobre 2025

Lo smart working torna a crescere in Italia, trainato da Pa e grandi imprese

In controtendenza le piccole e medie imprese, dove continua a diminuire: -7,7% nelle Pmi e -4,8% nelle microimprese
Lo smart working torna a crescere in Italia, trainato da Pa e grandi imprese

Forbes.it
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Tornano a crescere gli smart worker in Italia dopo il calo del 2024. Nel 2025 si contano circa 3,57 milioni di lavoratori che operano in modalità agile per almeno una parte del loro tempo, con un incremento dello 0,6% rispetto all’anno precedente.

L’aumento più significativo si registra nel settore pubblico, dove gli smart worker sono oggi 555 mila, pari al 17% dei dipendenti della Pubblica amministrazione, in crescita dell’11% rispetto al 2024. Segue il comparto delle grandi imprese, che registra un rialzo dell’1,8%: qui oltre la metà del personale (53%, pari a 1,95 milioni di lavoratori) lavora da remoto.

In controtendenza le piccole e medie imprese, dove lo smart working continua a diminuire: -7,7% nelle Pmi e -4,8% nelle microimprese, con una quota di lavoratori agili che si ferma all’8% del totale. Questo quanto emerge dall’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano.

“Lo smart working in Italia è oggi una realtà consolidata, soprattutto nelle grandi imprese”, ha detto Mariano Corso, responsabile scientifico dell’Osservatorio Smart Working. “Sempre più organizzazioni abbandonano modelli tradizionali in presenza per adottare modelli ibridi che alternano il lavoro in sede a quello da remoto, in cui l’obiettivo è costruire un equilibrio virtuoso tra le due modalità, garantendo coesione di team, autonomia individuale e mantenimento del legame con l’organizzazione”.

Grandi aziende e Pmi

Nelle grandi imprese, solo il 15% dei lavoratori svolge attività da remoto per un numero di giorni inferiore a quello previsto dal contratto, principalmente per la necessità di recarsi in sede in caso di urgenze o emergenze. Nella pubblica amministrazione la quota sale al 28%, ma in questo caso la scelta di limitare il lavoro agile è dovuta soprattutto a motivazioni personali.

Nelle Pmi circa la metà dei lavoratori rispetta i giorni di lavoro da remoto stabiliti dagli accordi, mentre il 22% utilizza questa possibilità meno del previsto. C’è però anche un 15% che ne fa un uso maggiore, grazie alla maggiore flessibilità e alle deroghe rese possibili da un approccio organizzativo più informale.

Tra coloro che non lavorano in modalità agile, il 21% ritiene che potrebbe svolgere almeno la metà delle proprie attività da un luogo diverso dalla sede aziendale, mantenendo la stessa efficacia e disponendo delle stesse dotazioni tecnologiche. Questo dato suggerisce un potenziale bacino di circa 3 milioni di nuovi smart worker, che riporterebbe l’Italia vicina al picco dei 6,5 milioni registrato durante la pandemia.

Fiorella Crespi, direttrice dell’Osservatorio smart working, ha detto: “Il progresso dell’Artificial Intelligence rappresenta da questo punto di vista una sfida: l’automazione delle attività più ripetitive grazie all’AI libera risorse, consentendo di concentrare le energie su mansioni a maggiore valore aggiunto e offrendo alle persone spazio per creatività, formazione e per sé stessi”.