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Le storie dei 25 ragazzi nominati “Alfieri della Repubblica” da Mattarella

(Fonte immagine: www.quirinale.it)

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha conferito 25 Attestati d’onore di “Alfiere della Repubblica” a giovani che si sono distinti come costruttori di comunità, attraverso la loro testimonianza, il loro impegno, le loro azioni coraggiose e solidali. “Sono giovani che rappresentano modelli positivi di cittadinanza e che sono esempi dei molti ragazzi meritevoli presenti nel nostro Paese”, dice una nota del Quirinale.

Ecco chi sono, le motivazioni del riconoscimento che gli è stato attribuito e le loro storie.

Yuliya Amosava, 17 anni, residente a Roma – Per la capacità dimostrata nel trasformare dolorose esperienze personali in un percorso di crescita individuale, di solidarietà e di piena integrazione.
Nata nella Repubblica di Bielorussia, è arrivata la prima volta in Italia nel 2010 per ragioni sanitarie. Alcune difficoltà familiari, unite al disagio economico e all’emergenza ambientale, dovuta all’incidente nucleare di Chernobyl, hanno spinto Yuliya verso un programma di permanenza in Italia. Qui la piccola ha frequentato la scuola, a partire dalla quarta elementare, integrandosi subito e dimostrando una resilienza inaspettata. Ha chiesto di poter proseguire i propri studi nel nostro Paese, affidata alla famiglia che la accoglieva, e ha conseguito sempre buoni risultati. Nell’estate 2018 ha partecipato al campo scuola “Anch’io sono la protezione civile” e pochi mesi dopo ha chiesto, come regalo per il suo sedicesimo compleanno, di frequentare il corso per diventare volontaria della Croce Rossa Italiana. Nella Croce Rossa si è impegnata da subito con entusiasmo e dedizione, divenendo, all’interno del suo Comitato, punto di riferimento per i volontari più giovani e generatrice di idee e attività. Ha continuato a coltivare il forte legame con la famiglia d’origine e con la sua terra, ma l’impegno scolastico e sociale l’hanno sempre più radicata nel nostro Paese: così un’esperienza tanto dolorosa ha generato un percorso di crescita individuale e di apertura agli altri.

Alice Andreanelli, 18 anni, residente a Venezia – Per la sua opera di volontaria – insieme a tanti altri giovani – nelle operazioni di soccorso a Venezia durante l’emergenza provocata dall’alta marea dello scorso novembre.
Nata a Como, vive a Venezia dall’età di 4 anni dove frequenta il liceo scientifico. Ha molti hobby e pratica il rugby, che considera uno sport formativo per i valori che trasmette: lealtà, rispetto, fiducia nel prossimo e, soprattutto, lavoro di squadra. La passione per lo studio delle lingue l’ha portata a compiere un’esperienza di sei mesi in Nuova Zelanda, dove ha terminato il quarto anno di liceo e dove ha maturato idee più forti sul rapporto tra uomo, territorio e natura. Ha cercato di trasferire questa sua esperienza, e di esprimere uno spirito di comunità, divenendo parte attiva dell’Associazione Venice Calls. Quando è scattata l’emergenza per l’acqua alta, nel novembre scorso, i soci di Venice Calls, compresa Alice, si sono immediatamente mobilitati allo scopo di aiutare i veneziani e di rimettere in piedi la città, con le sue attività e le sue bellezze. Alice è stata molto attiva nel team che gestiva i tantissimi volontari accorsi – tremila in quattro giorni – e che ha cercato di rispondere al meglio alle numerosissime richieste di aiuto.

Virginia Barchiesi, 17 anni, residente ad Ancona – Per l’impegno profuso in difesa dei diritti dei bambini migranti e dei giovani rifugiati. Per la ricerca e la promozione di un linguaggio che cancelli i pregiudizi e aiuti l’inclusione.
Giovane volontaria, appassionata di letteratura e lingue straniere, fondatrice del gruppo “Younicef – Young for Unicef” della regione Marche. In questi anni ha organizzato eventi di raccolta fondi e di sensibilizzazione, diffondendo con passione la missione dell’Unicef nella sua realtà territoriale. Molto intenso è stato il suo impegno sul tema dei minori stranieri non accompagnati: ha organizzato nelle scuole numerose assemblee, fino a coinvolgere duemila studenti. Virginia ha, poi, collaborato alla realizzazione di laboratori sui diritti dell’infanzia dedicati ai bambini migranti e all’insegnamento della lingua italiana per giovani rifugiati. Si è distinta nel lavoro di promozione culturale, e in particolare nella ricerca di narrazioni che eliminino tracce di odio e pregiudizio: questo lo spirito del Ted Talk dal titolo “We Want to Belong!”, in occasione della Giornata mondiale del Rifugiato, e poi dei suoi contributi per il blog internazionale dell’Unicef “Voices of Youth” sulla guerra in Siria.

Pietro Bartoloni, 14 anni, residente a Roma – Per la costanza con cui ha seguito la nonna malata, trasferendo su di lei le conoscenze acquisite a scuola e divenendo di fatto suo “insegnante”. Così l’affetto del nipote è diventato anche cura proficua per la nonna.
Da anni sta vicino alla nonna Marisa, affetta da una malattia che provoca un progressivo declino cognitivo, e per lei rinuncia a parte del suo tempo libero. Quando ancora frequentava le elementari, Pietro le ha fatto scoprire l’Ipad e con questo strumento hanno scritto insieme, letto favole e libri, ascoltato la musica. Poi, utilizzando le conoscenze e le esperienze della scuola media, Pietro ha arricchito la comunicazione con la nonna, organizzando vere e proprie lezioni a casa a cui seguivano i compiti che l’anziana signora diligentemente svolgeva. Nonna Marisa sollecitata negli anni quotidianamente, è riuscita a mantenere una vivacità intellettuale. Lo stesso medico curante ha registrato la singolarità e sottolineato il valore di questi risultati positivi, attribuendone il merito alla tenacia del giovane Pietro e al modo con il quale è riuscito a interpretare la solidarietà tra generazioni.

Mavì Borrelli, 9 anni, residente a Crevalcore (BO) – Per la solidarietà mostrata ai ragazzi e alle persone con malattia oncologica, rinunciando ai suoi lunghi capelli per confezionare parrucche e donarle a chi è reso calvo dalle terapie.
Dopo aver seguito in televisione le storie di ragazzi ricoverati in ospedale con gravi malattie, la piccola Mavì ha domandato alla madre perché alcuni pazienti avessero i capelli e altri no. È rimasta colpita dalla risposta e ha deciso di donare 70 centimetri della sua folta chioma alla “Banca dei capelli”, associazione che crea parrucche con capelli veri per i malati oncologici. In una lettera ha spiegato la ragione e l’obiettivo del suo gesto: vedere “sorridere chi soffre”. La bambina non si era mai tagliata i capelli da quando era nata. Ripeteva che era sua intenzione “farli crescere lunghissimi e bellissimi”. Ma per compiere il suo atto di amicizia e di solidarietà ha deciso di fare una rinuncia.

Lorenzo Caprotti, 15 anni, residente a Trezzano Rosa (MI) – Per il coraggio mostrato nell’affrontare il difficile percorso di cura e per l’impegno nell’organizzazione di Winners Cup, speciale campionato di calcio tra ragazzi europei malati oncologici.
Durante la degenza ospedaliera è stato d’esempio per i coetanei e per gli adulti, mostrandosi ricco di iniziativa, saldo nell’affrontare le terapie e sempre capace di parole di incoraggiamento e conforto verso gli altri. È diventato un punto di riferimento per gli altri pazienti, in particolare nel gruppo degli adolescenti del “Progetto giovani” della Pediatria Oncologica dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, volto a migliorare la vita dei ragazzi in cura, attraverso un nuovo approccio culturale alla malattia oncologica pediatrica. Lorenzo è stato tra i promotori e i protagonisti della Winners Cup, il campionato di calcio delle oncologie pediatriche europee (organizzato a Milano) che ha lo scopo di dare sollievo, attraverso la pratica sportiva, ai ragazzi malati e di far conoscere la difficile realtà delle cure oncologiche tra gli adolescenti. Durante la Winners Cup, 250 ragazzi malati provenienti da otto diverse nazioni europee, hanno giocato e condiviso le loro storie. Il riconoscimento a Lorenzo è idealmente rappresentativo dell’intera comunità dei ragazzi malati di tumore.

Diego Costi, 15 anni, residente a Genova – Per aver inventato un gelato che, grazie ai suoi ingredienti e alle sue caratteristiche, può essere mangiato da chi è affetto dal morbo di Crohn.
Nel mese di luglio, durante uno stage presso una gelateria (all’interno di un progetto scolastico), la patologia costringe Diego al ricovero e a un’operazione. Uscito dall’ospedale Gaslini, decide di mettersi al lavoro con l’obiettivo di ideare e realizzare un gelato per chi soffre del morbo di Crohn. Il prof. Paolo Gandullia, il gastroenterologo che lo ha operato, ha sostenuto Diego nel progetto: “è stato dimostrato – sono sue parole – che un approccio dietetico selettivo e mirato può essere efficace nell’indurre e nel mantenere la remissione in pazienti con morbo di Crohn. Il gelato presentato di recente da Diego Costi contiene alcuni di questi alimenti selezionati”. Diego è stato aiutato anche dal papà, dal preside del Deledda International Alberto Damiano, dal maestro gelatiere della Cremeria delle Erbe Mario Rivaro. Il nuovo gelato è stato presentato ufficialmente al Salone Orientamenti a Genova e ora il proposito di Diego è diffondere la ricetta in modo che i malati possano farlo a casa con la gelatiera.

Loris Esposito, 14 anni, residente a Leno (BS) – Per aver realizzato una cintura che aiuta le persone non vedenti a orientarsi nel movimento grazie a un sistema di sensori a ultrasuoni.
L’idea della cintura nasce in seconda media per aiutare una amica non vedente, la quale cammina con l’ausilio del bastone. Fortemente incoraggiato e sostenuto da una insegnante, decide, insieme ad altri compagni, di creare anzitutto un libro tattile per la ragazza. Poi in prima liceo, stimolato da un corso pomeridiano di coding, Loris si è posto un obiettivo più ambizioso: aiutare la sua compagna a muoversi con più agilità. Il progetto, per il quale Loris sta studiando migliorie ulteriori, ha vinto a Milano il premio “Coolest project” (promosso dalla CoderDojo Foundation). Si tratta di una cintura che aiuta le persone non vedenti a orientarsi nel movimento, grazie a un sistema di sensori a ultrasuoni. Il premio ottenuto ha permesso a Loris di presentare il suo prototipo anche a Dublino (maggio 2019) per ricevere aiuti che potranno migliorare il prototipo e puntare alla sua produzione e commercializzazione. Sicuramente la sua amica sarà la prima a provare questa importante invenzione.

David Fabbri, 16 anni, residente a Scarperia (FI) – Per l’impegno contro il bullismo, per essere riuscito a trasformare la violenza subita in uno sforzo creativo, di denuncia e sensibilizzazione. Il suo cortometraggio sulla violenza nel mondo giovanile ha vinto un concorso scolastico e ora è diventato anche un libro.
A causa della sua dislessia, per cinque anni è stato vittima di bullismo. Lo aspettavano fuori da scuola per fargli lo sgambetto, gli buttavano a terra lo zaino, lo rincorrevano in classe, ed è anche capitato che si sono divertiti a rompere i tasti del suo pc. Un giorno un gruppo di tre-quattro bulli lo ha preso di mira in modo violento e lo ha aggredito pesantemente nello spogliatoio della palestra della scuola. David ha reagito realizzando un cortometraggio autobiografico, per sensibilizzare chi non è consapevole e per condividere le angherie subite, perché questo è il primo passo per farle cessare. Con il suo cortometraggio David ha partecipato e vinto il concorso indetto dal proprio istituto e dedicato alla violenza nel mondo giovanile. “Quando siete vittime di bullismo parlatene subito in famiglia. Tenere tutto dentro distrugge e basta” è il consiglio che dà ai suoi compagni. Ha pubblicato anche un libro con lo stesso titolo del video (“L’idea: No al bullismo”) e ha raccontato la sua storia anche in trasmissioni televisive.

Sofia Ferrarese, 16 anni, residente a Veneo Brugine (PD) – Per aver promosso la conoscenza della montagna e il rispetto della natura, per la passione e l’impegno con cui lavora al ripristino dei sentieri montani danneggiati dalla tempesta Vaia nell’ottobre 2018.
Sofia è una ragazza scout dell’Agesci, che si è distinta per la passione e per l’impegno nelle attività di ripristino e di ricostruzione dei sentieri montani danneggiati dalla tempesta Vaia. In questa azione costante, ha dato prova di amore verso la natura, di grande senso di responsabilità, di disponibilità al servizio dell’intera collettività. L’attività svolta da Sofia è parte di un progetto più ampio – “Sentieri Per Domani” – che ha visto fianco a fianco l’Agesci e il Cai, da sempre impegnati nella realizzazione di iniziative che hanno lo scopo di far conoscere meglio le montagne e di sviluppare nella comunità il rispetto dell’ambiente.

Mirco Frattura, 15 anni, residente a L’Aquila – Per la passione educativa e la capacità di mettersi in gioco, organizzando sport e laboratori per i più piccoli e divenendo un modello positivo per i coetanei.
Il percorso scolastico di Mirco è brillante, gioca a pallavolo con buoni risultati, è attivo anche nel volontariato. Da tre anni frequenta assiduamente il “Punto Luce” di Save the Children dell’Aquila, dove si è contraddistinto non solo per la presenza giornaliera, ma soprattutto per la sua capacità di iniziativa. Protagonista della programmazione estiva del centro, ha organizzato sport e laboratori per i bambini più piccoli.
Grazie alle sue qualità educative è riuscito a porsi come modello positivo per gli altri. Per questo è stato selezionato a rappresentare l’Italia in un progetto promosso dal gruppo francese Secours Populaire e dall’Arci italiana: il villaggio “Coupein Du Mond” (che si è svolto in Francia e ha visto la partecipazione di quasi cento ragazzi di diverse parti del mondo). Mirco era il solo italiano presente e ha saputo costruire relazioni positive con gli altri partecipanti, stringendo amicizie che perdurano. Al termine di questa esperienza, ha ricevuto i complimenti degli organizzatori per la sua grande capacità di mettersi in gioco.

Sebastiano Mattia Indorato, 16 anni residente a Sommatino (CL) – Per la dedizione con la quale si impegna ad affrontare le invalidanti difficoltà familiari di salute, e in particolare la cura del fratello, per il quale ha saputo, tra l’altro, ideare preziose modifiche al dispositivo medico che rende possibile il suo trasporto.
La famiglia di Sebastiano Mattia convive con malattie rare e gravi che hanno portato alla perdita di un piccolo congiunto e si sono ripresentate poi in un altro familiare, il quale ha bisogno di cure molto particolari e di assistenza continua. Sebastiano Mattia ha sempre mostrato grande disponibilità e generosità nell’aiutare la famiglia, acquisendo di volta in volta le competenze necessarie per assicurare continuità nelle cure, la giusta modulazione dei parametri nutrizionali, l’efficacia dei supporti respiratori, etc. L’attività di cura lo ha portato non di rado a rinunciare, silenziosamente e amorevolmente, alle più comuni attività ricreative proprie di un adolescente, mentre l’impegno scolastico è proseguito sempre con profitto.

Maria Gabriella Lucarini, 11 anni, residente a Camerino (MC) – Per l’attaccamento dimostrato a Camerino, città nella quale è cresciuta e di cui è diventata, dopo il terremoto, testimone della volontà di ricostruzione.
In seguito al terremoto del 2016, per quasi un anno, Maria Gabriella ha viaggiato dalla costa alla città per non spezzare i legami con i compagni e la maestra. Nonostante la giovanissima età, ha dimostrato un fortissimo attaccamento alla comunità in cui è cresciuta. La sua tenace volontà di tornare a vivere a Camerino, e di rivederla senza transenne, ha trascinato la famiglia, che stava seriamente pensando di trasferirsi. Nei giorni successivi al sisma Maria Gabriella, aiutata dalla mamma, ha scritto un testo pieno di poesia, che è diventato un simbolo e ha avuto un’eco anche fuori dal nostro Paese: “Cara città di Camerino oggi ti guardavo dalla finestra della mia scuola e ricordavo i bei momenti passati insieme, sono stati i nove anni più belli della mia vita, ti ringrazio per le belle risate che abbiamo fatto insieme, ti ringrazio per avermi fatto camminare sulle tue strade e continuerò a camminarci fino alla fine dei miei giorni”. “Per me sei importantissima e non lascerò che il terremoto ti distrugga un’altra volta. Ti prometto che se non ci sarai più, io ti ricostruirò con le mie mani e ci saranno anche le mani dei miei amici che non ti lasceranno sola. Starai sempre nel mio cuore”.

Tommaso Miglietta, 11 anni, residente a Lizzanello (LE) – Per le sue qualità di tamburellista e percussionista, coltivate sin dalla più tenera età, che lo hanno portato a essere un interprete apprezzato di musica popolare.
Tommaso inizia a suonare il tamburello come autodidatta a quattro anni. A sei anni si cimenta con la batteria. La sua musica trae ispirazione dai suoni e dai ritmi salentini. Diventa il batterista ufficiale del gruppo Terre al Sud, e nel maggio 2018 vince il Premio nazionale Fa.Re.Mi come miglior batterista under 18. Nonostante la sua giovanissima età, ha fatto molte esibizioni e collaborazioni importanti, partecipando ormai a più di 250 concerti in tutto il mondo. Ha preso parte a diverse trasmissioni televisive e, con la sua band, ha aperto concerti di gruppi famosi (da Eugenio Bennato ai Modena City Ramblers). Ha vinto premi in ambito territoriale e nazionale.

Carlo Mischiatti, 16 anni, residente a Grugliasco (TO) – Per la sua forza di volontà e il suo senso di solidarietà, che lo hanno portato a superare le difficoltà personali, a diventare uno sportivo e quindi a dedicarsi come istruttore alla crescita di altri ragazzi.
Carlo soffre di disturbi dello spettro autistico, ma nonostante questa condizione è riuscito a praticare lo sport con continuità e a diventare atleta in diverse discipline. Questo amore per lo sport lo ha trasmesso anche a molti suoi compagni, essendo per loro ormai un punto di riferimento. Carlo lavora come volontario alle manifestazioni sportive, e durante gli allenamenti segue i suoi compagni in qualità di istruttore. Nel 2019 è stato scelto come tedoforo e ha acceso il tripode dei campionati nazionali invernali Special Olimpycs. Nel Play the games Special Olimpycs Bowling si è piazzato al primo posto.

Manuela Moscarelli, 16 anni, residente a Potenza – Per la capacità di reazione dimostrata di fronte alle difficoltà e per essere diventata nel suo ambiente sociale un motore di iniziativa e di solidarietà.
Manuela vive in un quartiere popolare, alla periferia est di Potenza, con la madre e i due fratelli. Il lavoro della madre è stato a lungo precario. Manuela è un riferimento forte per i fratelli che cercano di seguirne l’esempio. Grazie alla sua tenacia e alla sua bravura, Manuela ha raggiunto ottimi risultati scolastici. Ha coltivato la propria vocazione per il teatro, conquistando apprezzamenti e vedendosi assegnare spesso i ruoli principali negli spettacoli. Svolge attività di volontariato al “Punto Luce” di Save the Children, dove è una presenza importante, e dove si è da subito distinta per le sue capacità e per il senso di responsabilità. Gli educatori nutrono una forte speranza in lei, anche perché nel tempo ha acquisito stima e considerazione presso i suoi coetanei, i quali fanno affidamento su di lei per tanti problemi oltre che, ovviamente, per le attività comuni.

Francesca Nardangeli, 18 anni, residente a Castelli (TE) – Per il generoso impegno in favore della sua comunità, per il contributo alla resilienza dopo gli eventi sismici del 2016 e 2017 e alla costruzione di reti di solidarietà in favore delle persone più fragili.
Il suo borgo, Castelli, in provincia di Teramo, è stato duramente ferito dal terremoto del 2016, e poi da quello del 2017. Nei mesi successivi al sisma, Francesca pur non avendo la disponibilità di una casa ha prestato soccorso alla popolazione in difficoltà, seguendo in particolare le persone più anziane, nei confronti delle quali manifesta una spiccata sensibilità. Fa parte del Gruppo giovani della parrocchia. In un paese colpito e con orizzonti incerti, Francesca è rimasta a Castelli insieme alla famiglia, sentendo sempre più forte il bisogno di spendersi attivamente per la comunità e per il territorio, partecipando e organizzando, con le autorità locali, diverse attività. Tra queste: il rilancio del turismo in uno dei borghi più belli d’Italia; la promozione delle sue famose ceramiche (i visitatori che giungono a Castelli trovano spesso proprio in lei una guida appassionata); il sostegno a bambini e anziani. Anche a scuola Francesca si è distinta per la sua azione di solidarietà in aiuto dei compagni fragili.

Great Nnachi, 15 anni, residente a Torino – Per le sue qualità di atleta, affinate pur tra difficoltà, e per la disponibilità che mostra nell’aiutare i compagni e nel collaborare alla formazione e all’allenamento dei più piccoli.
Great nasce in Italia, a Torino, da genitori nigeriani: qui vive e studia. Perde il papà a 5 anni e da allora si occupa assiduamente del fratello più piccolo. A scuola ottiene ottimi voti. Si appassiona allo sport, e come disciplina sceglie il salto con l’asta (“per avvicinarsi al papà che è in cielo”). Oggi è una promessa dell’atletica italiana: ha vinto due campionati italiani giovanili ed è riuscita a saltare 3,80, che sarebbe il record italiano cadetti. Questo record, però, non è stato subito omologato perché Great non ha ancora la cittadinanza italiana: è intervenuto il consiglio della Federazione italiana di Atletica leggera, aggiornando il proprio regolamento e consentendo così anche ad atleti stranieri ma residenti in Italia, tesserati per una società italiana e che frequentino scuole italiane, di veder riconosciuta la propria prestazione al pari degli altri atleti del nostro Paese. Great intanto continua a studiare e ad allenarsi, dimostrandosi sempre pronta ad aiutare gli altri e collaborando con gli istruttori dei corsi per i giovanissimi.

Maria Lucrezia Rallo, 17 anni, residente a Marineo (PA) – Per il talento mostrato nella scrittura e nella poesia, talento che è riuscita ad unire a un impegno di cittadinanza attiva e ad azioni concrete di volontariato e di solidarietà.
Studia con profitto, ed è impegnata nella scuola e nella società. Scrive per il giornalino scolastico, “La Pretesa”, da lei stessa promosso, sottolineando il valore della partecipazione per il rilancio del quartiere Brancaccio, che ospita la scuola. È impegnata sui temi della legalità, anche con iniziative che nascono dall’associazionismo.
Scrive testi in prosa e poesie. Ha partecipato, e vinto, concorsi letterari ideati per gli alunni delle scuole. A sedici anni ha scritto e pubblicato, presso la casa editrice La Zisa di Palermo, la sua prima silloge di poesie dal titolo “La lacrima dell’anima”.
Svolge attività di volontariato per l’inclusione di bambini dai 6 agli 11 anni, opera nell’oratorio “Padre Pino Puglisi” di Marineo raggiungendo anche i giovani e le famiglie più disagiate. Settimanalmente offre assistenza gratuita e volontaria ad anziane signore.

Nicola Salis, 18 anni, residente a Macomer (NU) – Per l’impegno con il quale ha promosso e organizzato allenamenti e gare di football integrato, attività nella quale possono giocare insieme, conoscersi e confrontarsi giovani con livelli di abilità diverse.
Nella sua scuola ha promosso la pratica del football integrato, dove alunni diversamente abili e non giocano insieme e si confrontano ciascuno con le proprie capacità. Nicola è riuscito a coinvolgere, con il suo entusiasmo, i compagni di classe negli allenamenti e nelle partite. Sono stati momenti, che hanno rappresentato occasioni preziose di incontro e di divertimento, e che hanno avuto riflessi positivi nella vita sociale, anche al di fuori della scuola. Gli incontri hanno consentito di approfondire le conoscenze reciproche e il rispetto per le diversità. Sono diventati strumento importante di crescita e integrazione. Nicola è anche un giovane molto impegnato nello sport, essendo il portiere della Macomerese calcio, che milita nel campionato di Promozione regionale.

Elena Salvatore, 9 anni, residente a Nola (NA) – Per aver richiamato con forza ed efficacia, attraverso un video, la sua città e la società intera al rispetto di chi ogni giorno è chiamato a superare gli ostacoli posti da barriere architettoniche, e non di rado dall’incuria di concittadini maleducati.
Elena, come noto grazie al filmato reso pubblico, ha bisogno di un dispositivo meccanico per spostarsi, e nel giugno 2019 ha registrato un video-appello, a nome di “tutti quelli che non hanno l’uso delle gambe ma sono su una sedia a rotelle”. Con un tono di voce garbato ma con grande determinazione, Elena chiedeva con il suo video più rispetto per i disabili. Così si è espressa: “Dovete avere più rispetto, civiltà, educazione. Ci mancate di rispetto ogni giorno, fatevene una ragione: noi esistiamo. Lotterò ogni giorno per dire no a marciapiedi senza scivoli, occupati da biciclette, scooter, auto e tavolini. Dico no alle barriere architettoniche, sì alla libertà di tutti”. Il filmato, pubblicato dalla madre sui social, è diventato presto virale. Dopo il video il sindaco della sua città ha chiamato Elena per incontrarla e ascoltare dalla sua voce le istanze concrete di cui si faceva portatrice.

Matteo Scalinci, 14 anni, residente San Pancrazio Salentino (BR) – Per l’impegno di volontario, pronto ad ascoltare e aiutare le persone più fragili. Per la passione e la competenza con cui diffonde preso i coetanei la cultura di protezione civile.
Ha cominciato a frequentare il mondo del volontariato partecipando ai campi scuola promossi dal Dipartimento nazionale della Protezione civile. Si è sempre distinto per le doti e la sensibilità verso le categorie più fragili del territorio. Da circa un anno frequenta stabilmente l’associazione impegnandosi in tutte le attività di diffusione della cultura di protezione civile, soprattutto nei servizi verso anziani soli. Lui stesso si reca in visita ad ammalati costretti a letto, riuscendo a instaurare un rapporto di fiducia e di ascolto attivo. È stato di esempio per i coetanei tanto da riuscire a creare un bel gruppo di volontari di Protezione civile junior. Nonostante l’impegno assiduo di volontario prosegue gli studi con buoni risultati e partecipa al gruppo parrocchiale di giovanissimi di Azione cattolica.

Cosmas Joel Wallbrecher, 19 anni, residente a Roma – Per il percorso della memoria che ha promosso insieme alla sua famiglia, coinvolgendo altri giovani. Per l’impegno attivo a prevenire e contrastare forme di odio, di razzismo, di antisemitismo che possono riprodursi nella società.
La sua famiglia, tedesca, vive da molti anni a Roma. La madre è nipote di un gerarca nazista e, dopo anni di silenzio e riflessione, ha deciso di far conoscere la verità su suo nonno e di promuovere, al tempo stesso, un percorso di memoria per i giovani, percorso che condivide con il marito. Ogni anno la famiglia Wallbrecher organizza una cerimonia con l’aiuto dei tre figli. Per fare i conti con la Shoah non bisogna rivolgere lo sguardo solo al passato. L’anno scorso il figlio Cosmas, allora diciottenne, resosi conto che, nella sua scuola, alcuni studenti erano coinvolti in iniziative e gesti collettivi inneggianti il passato fascista di discriminazione razziale, ha avuto il coraggio di rappresentare con discrezione questa situazione alla famiglia e all’Unione delle comunità ebraiche italiane. Per la presidente dell’Unione, Noemi Di Segni, Cosmas ha dato un contributo a prevenire forme di odio, che si esplicitano anche in riti nostalgici, e a difendere così da propagande insidiose sé stesso ed altri coetanei.

Maria Zagaria, 15 anni, residente a Casal di Principe (CE) – Per l’impegno e la tenacia con i quali ha sostenuto il suo progetto di realizzare una biblioteca a Casal di Principe: obiettivo raggiunto grazie a una mobilitazione che ha coinvolto la città e il mondo della cultura.
Maria ama i libri e la cultura, e grazie alla sua determinazione oggi la sua città, Casal di Principe, ha una biblioteca aperta ai giovani e a tutti i cittadini. Questa storia comincia nel 2016, quando Maria scrive al sindaco chiedendo “un posto dove confrontarsi e studiare con gli amici, dove i compaesani possano ritrovarsi e stare in compagnia a fare dibattiti su argomenti di attualità, ma soprattutto un posto dove coltivare la passione per la lettura”. Il sindaco le promette di realizzare il suo sogno e con l’aiuto di alcuni volontari di Solesino (Padova), i quali si rivolgono al Consorzio delle biblioteche della loro provincia, fa arrivare in Campania 1.500 volumi, la prima pietra della biblioteca. Manca ancora la sede ma viene divisa a metà la sala consiliare: la biblioteca nasce così nel Palazzo del Comune. Questa bella storia di riscatto ha avuto risalto nazionale e il mondo culturale si è mobilitato: sono arrivati libri da tutta Italia e alcuni scrittori si sono recati a Casal di Principe a parlare di cultura e libri con i ragazzi della biblioteca. Nell’aprile 2019 è arrivata a Casal di Principe anche la Fondazione Bellonci con i 12 finalisti del Premio Strega.

Pietro Zuccotti, 18 anni, residente a Peschiera del Garda (VR) – Per il talento e la dedizione offerta alla sua comunità al fine di promuovere il territorio, di rispettare l’ambiente, di far crescere il senso civico tra i giovani.
Pietro è impegnato nel volontariato sociale, in attività pedagogiche e di solidarietà. Con particolare cura si dedica alla conservazione della memoria storica e alla promozione del territorio. Essendo un abile disegnatore, Pietro ha partecipato alla realizzazione, tra l’altro, di una serie di tavole a fumetti, che sono state collocate sul lungolago gardesano, per invitare i turisti al rispetto della natura. Nell’ambito di un progetto dell’Unione europea, coordinato dalla Regione Lombardia, ha disegnato la mascotte simbolo di una campagna di conservazione ambientale. Ha anche ideato un libretto con lo scopo di sensibilizzare i ragazzi delle scuole elementari alle regole del codice della strada.
Pietro è anche uno sportivo e ha ottenuto buoni risultati nella disciplina della carabina olimpica.

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