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Wirecard nel caos tra miliardi mancanti e buchi nella gestione

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Un altro scandalo finanziario travolge la Germania. Dopo la frode fiscale, soprannominata “Cum-Ex”, il paese tedesco si ritrova a dover gestire una nuova situazione senza precedenti all’interno del mondo fintech a causa di Wirecard, la startup bavarese divenuta in pochi anni un colosso finanziario.

Dopo le voci iniziali, la società tedesca (che offre soluzioni per i pagamenti elettronici, la gestione dei rischi e l’emissione di carte di credito a oltre 7.000 clienti) a partire da giovedì 18 giugno ha acceso su di sé i riflettori di tutto il mondo.

Dopo aver sospeso Jan Marsalek, membro del consiglio di amministrazione della società (proprio il 18 giugno) e aver accettato le dimissioni (19 giugno) di Markus Braun, ceo e maggior azionista del gruppo (al suo posto è stato nominato ceo ad interim James Freis), Wirecard, in un comunicato stampa diffuso nella giornata di ieri, ha ammesso che quasi 2 miliardi di euro di liquidità (con precisione 1,9) che dichiarava di avere in cassa “molto probabilmente non esistono”. Di conseguenza, la fintech bavarese ha deciso “di ritirare i risultati finanziari più recenti” e ha inoltre ammesso che i conti degli altri anni potrebbero essere inaccurati.

Una notizia che, inevitabilmente, ha gettato più ombre che luci sulle figure proprio di Jan Marsalek e di Markus Braun. Per essi, infatti, secondo quanto riportato da diversi giornali tedeschi, il tribunale di Monaco sta valutando l’accusa di falso in bilancio e il mandato d’arresto.

Wirecard: il tracollo delle azioni in Borsa

Sulla base di quanto emerso negli ultimi giorni, a cui si aggiunge da una parte che la società tedesca è in trattativa  con le sue banche creditrici per il proseguimento delle linee di credito e dall’altra che sta valutando di ridurre i costi (attraverso la ristrutturazione, la cessione o la cessazione delle unità di business e dei segmenti di prodotti), il titolo Wirecard, quotato alla Borsa di Francoforte, è andato incontro a un crollo senza precedenti. 

Solamente nelle ultime tre sedute di contrattazioni, compresa quella di ieri, le azioni sono scese dell’86%, passando quindi dal prezzo di 100,40 euro per azione (registrato giovedì 18 giugno alle ore 10.30) a quello di 14,13 euro per azione. Un vero e proprio tracollo che intacca ovviamente anche la capitalizzazione di mercato, passata da 24 miliardi di euro (massimo di due anni fa) a 1,8 miliardi di euro. 

Infine, è importante evidenziare che, come riportato anche da Forbes.com, la società fondata nel 1999 proprio da Markus Braun era già finita nel mirino del Financial Times che da 18 mesi lavora a un mega dossier proprio su Wirecard. In tutto questo, l’agenzia americana Moody’s, dopo aver declassato a spazzatura l’azienda, ha deciso di sospendere il suo rating di credito a causa delle “informazioni insufficienti o inadeguate”.

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