Nel 1998, da una idea di Alessandro Moroni nasce il Giardino di Pavia, la cui attività principale consiste negli allestimenti floreali e nella progettazione del verde. Cresciuto nella grande cascina di famiglia, per l’imprenditore lombardo la natura è praticamente una questione di DNA: “Questo lavoro è nato attraverso una grande passione per il mondo dei fiori e delle piante. Riescono a trasmettere serenità anche in una giornata particolarmente complicata. E avviata come attività secondaria, ha finito con l’assorbire nel corso degli anni gran parte del mio tempo”, racconta Moroni.
Qual è stato il suo percorso formativo e perché ha deciso di lanciarsi in questa professione?
Dopo il Politecnico di Milano, facoltà architettura, dove ho seguito tutti i corsi legati all’arte dei giardini, ho inaugurato la mia attività inizialmente per separare la progettazione del verde dallo studio di architettura. Ho avuto poi un incontro fortunato con la flower designer Marina Pogliani, da subito coinvolta per allargare l’ attività anche agli allestimenti floreali in modo da considerare a tutto tondo l’utilizzo del materiale vegetale. La mia sede è a Pavia, ed è una scelta voluta perché spesso le province sono sottovalutate a discapito delle grandi città mentre una realtà come Pavia risponde da sempre bene e con entusiasmo alle proposte del settore.
Con quali realtà aziendali collaborate? Ci sono anche nomi del mondo luxury?
Il nostro lavoro si rivolge ai privati spesso stranieri (feste, matrimoni) e alle aziende (meeting, fiere, eventi in genere). Abbiamo clienti molto importanti anche nel mondo luxury ma per scelta professionale preferiamo non rivelare la loro identità.
Ha mai pensato di collaborare con grandi realtà in futuro?
Non escludo di poterlo fare: ho uno spirito molto corporate e il confronto è per me di grande stimolo. I bei progetti nascono sempre dal dialogo e il mio obiettivo è mantenere l’anima sartoriale della mia attività ovvero ritagliata su misura delle esigenze dei miei clienti.
Ha mai ricevuto richieste bizzarre o dell’ultimo minuto?
Siamo sempre pronti a realizzare le richieste della nostra clientela anche senza troppo preavviso. Un marito, ad esempio, ha voluto trasformare di notte una stanza di casa in un giardino fiorito per salutare la compagna al mattino nel giorno del suo compleanno. Un altro ricordo invece è legato all’allestimento di un gigantesco bosco nella veranda del rifugio di Roseg Gletscher a Saint Moritz.
Come sta affrontando la crisi dovuta al Covid il suo business?
Sicuramente questo momento storico sta mettendo tutti noi a dura prova. Annullati quasi tutti gli eventi che avrebbero scandito il nostro calendario, ci siamo dedicati principalmente ai privati e alle loro abitazioni. Le persone hanno avuto la consapevolezza di avere una casa e uno spazio esterno. Siamo stati pronti ad aiutarli con fiori e piante, e ad allestire anche piccoli orti domestici. In generale, il laboratorio ha aperto quotidianamente le sue porte anche per piccole richieste floreali.
Quali saranno i vostri progetti futuri?
Nonostante quest’anno non sembra voglia dare molto spazio a progetti futuri, sto lavorando a un’idea più globale per il mondo de Il Giardino con il potenziamento della ricerca di oggetti legata ai viaggi che scandiscono da sempre il mio tempo libero. Lo studio di progettazione di interni è stato inoltre inglobato e stiamo sperimentando un piccolo B&B per chi desidera soggiornare in città.
Magari in futuro il suo business potrebbe spostarsi da Pavia?
Questa è una domanda che mi fanno spesso. Abbiamo curato in passato delle capsule collection in altre città. Non esistono problemi geografici, tutto può convivere senza esclusione di luoghi.
Che futuro avrà secondo lei questa professione in Italia?
L’Italia è un grande bacino di cultura e bellezza. Credo che ogni attività possa contribuire a questo fine.
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