Articolo di Rachel Sandler apparso su Forbes.com
Mentre gli Stati Uniti lottano per somministrare un numero sufficiente di vaccini contro il coronavirus, lo stato di Washington ha scelto un partner insolito per accelerare il processo di distribuzione: Starbucks.
Aspetti chiave
- Starbucks, che ha sede a Seattle, impegnerà diversi dipendenti per lavorare su “efficienza operativa, modellazione scalabile e competenza e supporto nella progettazione incentrata sull’uomo”, ha annunciato lunedì il governatore Jay Inslee.
- Anche se le sedi di Starbucks non fungeranno da siti di vaccinazione, tuttavia la società ha affermato che utilizzerà la propria tecnologia ed esperienza logistica per aiutare nella selezione dei siti e “ottimizzare gli stessi con principi di progettazione e soluzioni incentrate sull’efficienza del throughput (la capacità effettiva di un canale di telecomunicazione)”.
- L’obiettivo della partnership è quello di aumentare il processo di distribuzione dello stato di Washington che, come molti stati, si stanno muovendo lentamente a causa degli aspetti logistici e di approvvigionamento.
- Gli Stati hanno già attivato diverse collaborazioni con società private e farmacie, come Walmart, Kroger, CVS e Walgreens, per la distribuzione di vaccini. La partnership con Starbucks però è unica per Washington, perché è tra i primi stati a coinvolgere un’azienda che non ha un chiaro legame con l’assistenza sanitaria.
La citazione
“Starbucks non è un’azienda sanitaria, ma gestiamo 33mila negozi su larga scala, servendo 100 milioni di clienti a settimana”, ha affermato Kevin Johnson, ceo di Starbucks, in una conferenza stampa. “E abbiamo un team di livello mondiale di ingegneri progettisti incentrati sull’uomo che lavorano sotto la direzione dello stato e di fornitori di servizi sanitari, come Swedish, Kaiser Permanente e altri, con Microsoft e molte altre aziende per supportare la creazione di un modello scalabile di centri di vaccinazione”.
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In cifre
Secondo i dati del CDC, Washington ha somministrato solamente il 35% delle dosi ricevute dal governo federale.
Scenario
Negli Stati Uniti la distribuzione dei vaccini è iniziata in maniera molto lenta. I dipartimenti sanitari locali stanno affrontando diverse sfide logistiche e di approvvigionamento con poche risorse. Sono, infatti, tanti gli operatori sanitari (tra i primi a ricevere la priorità) a dover rifiutare la somministrazione del vaccino. L’amministrazione Trump ha lasciato molta autonomia agli stati nell’elaborazione di un piano di distribuzione per i vaccini, anche se il presidente eletto, Joe Biden, ha affermato che quando entrerà in carica riporterà in capo al governo federale un ruolo decisamente più attivo.
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