Under 30

Come una mantovana under 30 ha portato le Hawaii in Italia con la sua Poke House

Vittoria Zanetti

Articolo apparso sul numero di gennaio 2020 di Forbes Italia. Abbonati.

Instagrammabili, super colorati, healthy, facili da ordinare con la modalità del delivery. Hanno tutte le caratteristiche per essere il piatto del momento, e in effetti i poke, soprattutto nelle grandi città, sono entrati a far parte in piante stabile della nostra dieta. C’è chi pensa che sia soltanto la moda del momento, paragonandolo magari all’exploit del sushi o dell’hamburger gourmet di qualche anno fa: probabilmente solo il tempo saprò dircelo. Quello che è certo è che dietro a questo trend si nascondono dei successi imprenditoriali come quello rappresentato da Poke House e dalla sua fondatrice Vittoria Zanetti.

Classe 1991, è cresciuta a Mantova ma ha trovato la sua casa ideale nella città di Milano, di cui è rimasta letteralmente innamorata. Un amore condiviso con quello per il food: “Quando mi sono trasferita ho iniziato a vedere una città dove si potevano provare tante esperienze diverse, soprattutto a livello di ristorazione. Io ho sempre amato cucinare e girare per i ristoranti: ogni sera ne provavo uno diverso”. Dopo la laurea in Science politiche all’Università Cattolica, ha iniziato a lavorare per qualche ristorante con il sogno di dare vita un giorno a un suo format. “Sono partita dal basso. Sono state esperienze toste. I superiori erano spesso molto severi. Quel periodo, però, mi ha aiutato molto con quello che sto facendo adesso”, racconta. Dopo l’esperienza nella ristorazione, si è concessa un periodo in Calzedonia nel dipartimento di marketing, eventi e pr. Un intermezzo che non ha fatto altro che rafforzare le sue certezze: intraprendere un percorso imprenditoriale nel mondo del food. 

L’illuminazione è arrivata durante il periodo trascorso in America, tra la California e la Florida, dove ha visto per la prima volta il poke, piatto tipico della cucina hawaiana: ciotole a base di riso combinate con pesce crudo, frutta, verdura e una varietà di topping. “Mi sono innamorata di questo piatto, dei locali che lo proponevano e delle persone che lo frequentavano. Ho deciso che dovevo portarlo in Italia”, spiega. Il progetto trova un alleato e socio ideale in Matteo Pichi, già fondatore di Foodinho, app di food delivery rilevata da Glovo per espandere le sue attività in Italia, con cui condivideva già un’amicizia. Nel novembre 2018 i due iniziano a lavorare al format: Vittoria si concentra sul prodotto e sulla parte operativa, mentre il suo socio si focalizza sulla parte di business development. “Siamo partiti in un mese. All’inizio abbiamo lanciato una piccola dark kitchen e successivamente abbiamo aperto il primo store a Milano: dopo poco tempo eravamo il brand più cercato sulle piattaforme di delivery”, racconta. “Io mi sono occupata del lato prodotto, della ricerca fornitori, di preparare le ricette con lo chef. Ho lavorato molto sulla standardizzazione del prodotto. Oggi abbiamo un laboratorio centralizzato a Rozzano che serve tutti i locali di Milano. La sfida ora è quella di raggiungere la stessa standardizzazione anche per i locali di Roma, di Torino e della Spagna”.  

Oggi, due anni dopo, i ristoranti sono ben venti e il fatturato è di 12 milioni di euro. Oltre ad aver allargato il proprio raggio d’azione ad altre città italiane come Roma e Torino, sono stati da poco aperti il primo store a Madrid e diversi a Lisbona. Un’espansione che non vuole fermarsi e che mira a città come Barcellona e Valencia. A dare manforte al progetto è arrivato a maggio anche un round di finanziamento da 5 milioni di euro guidato da Milano Investment Partners, il fondo di venture capital di Angelo Moratti. A convincere gli investitori avrà contribuito anche la resilienza dimostrata dal brand nel periodo dell’emergenza sanitaria e della chiusura dei ristoranti: “Abbiamo registrato perdite ingenti, ma ci siamo salvati grazie al forte incasso del delivery. Abbiamo fatto un grosso lavoro sul digitale per promuoverlo. Abbiamo inoltre creato alcuni virtual brand in 48 ore: uno di sushi, uno di insalate, uno di pollo fritto. Ci hanno aiutato ad aumentare il fatturato”, conclude. 

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