Questo articolo di Antoine Gara è apparso su Forbes.com.
Nell’aprile 2020 Michael Burry, l’investitore di hedge fund che guadagnò milioni vendendo alla scoperta i mutui subprime durante la crisi del 2008 e fu interpretato da Christian Bale nel film La grande scommessa, ha compiuto una mossa audace, nel pieno della pandemia da coronavirus.
L’hedge fund di Burry, Scion Asset Management, rivelò di avere acquistato il 5,3% di GameStop, rivenditore di videogiochi in difficoltà, a un prezzo tra i 2 e i 4,2 dollari ad azione, per un costo totale di 15 milioni. Il piano di Burry era spingere GameStop a utilizzare i soldi per ricomprare azioni, ritirando potenzialmente circa la metà dei titoli in circolazione. In una lettera dai toni duri indirizzata al consiglio di amministrazione, Burry ha esortato GameStop a sfruttare appieno la sua opzione di riacquisto da 300 milioni. All’epoca, 300 milioni era l’intera capitalizzazione di mercato di GameStop.
La mossa di Burry ha contribuito a innescare una delle operazioni più strane e più fuori controllo della storia della finanza, che ha generato miliardi di dollari di profitti per alcuni investitori, inclusi molti speculatori dilettanti, e ha causato perdite che potrebbero essere anche miliardarie per alcuni degli hedge fund più sofisticati al mondo.
Le azioni di GameStop sono salite da un minimo di 2,57 dollari ad azione in primavera, quando Michael Burry stava ancora costruendo la sua posizione, a oltre 240 dollari. Un massimo toccato durante il trading after hours, quando una banda di speculatori dilettanti usò la app di social media Reddit per assicurarsi azioni di GameStop. La successiva impennata delle azioni della società ha creato un effetto che ha ricordato a molti quanto accaduto nel 2008, quando la capitalizzazione di Volkswagen salì a 500 miliardi di dollari nel pieno della crisi. Una salita che portò a perdite di circa 30 miliardi di dollari per gli hedge fund.
Su sollecitazione di investitori come Burry, GameStop ha riacquistato azioni per circa 200 milioni di dollari dal 2019, e ha così ridotto la quota in circolazione del 38%. Il riacquisto, combinato con gigantesche scommesse contro GameStop da parte degli hedge fund, in un momento in cui l’azienda scontava il calo di vendite di videogiochi nei negozi fisici, ha portato le azioni della società a essere vendute alle scoperto come poche altre alla fine del 2020.
Entra in scena qui il thread wallstreetbets di Reddit, in cui per mesi gli utenti hanno cercato di costringere a vendere i titolari di azioni di GameStop e di far salire la quotazione della società. Quando GameStop ha preso slancio grazie all’ingresso tra gli investitori di Ryan Cohen, il fondatore dell’e-commerce di prodotti per animali domestici Chewy, e alla crescita delle vendite della PlayStation, gli utenti di Reddit hanno iniziato a fomentarsi. A gennaio è partita così un’operazione di compressione organizzata sui social media, che ha alimentato la crescita dell’881% del titolo di GameStop nell’ultimo mese.
La battaglia ha ricordato una simile resa dei conti di circa 15 anni fa, che vide però trader professionisti contro trader professionisti, e non, come quella di oggi, dilettanti contro enormi hedge fund. Nel 2006, il miliardario John Arnold sfidò Brian Hunter, dell’hedge fund Amaranth Advisors, con un gigantesco scambio sui future sul gas naturale. Il duello valse una fortuna ad Arnold, ma costò ad Amaranth 6 miliardi di dollari e portò il fondo alla rovina.
La valutazione di GameStop è volata a 14 miliardi di dollari. Ha reso così milionari alcuni piccoli investitori, a spese di fondi di alto profilo. L’hedge fund Melvin Capital, responsabile di una delle più grosse vendite allo scoperto di GameStop conosciute, ha registrato perdite enormi. Secondo quanto riportato dal Wall Street Journal, lunedì 25 gennaio era sceso del 30% e ha avuto bisogno del salvataggio da 2,7 miliardi di dollari dei miliardari Ken Griffin e Steven A. Cohen, rispettivamente di Citadel e Point 72 Asset Management, per restare a galla.
Quando lo short squeeze si è trasformato in un fiasco epocale per alcuni grandi nomi di Wall Street, sono intervenuti sulla questione anche due dei più grandi spacconi della Silicon Valley: Elon Musk e l’investitore Chamath Palihapitiya.
Palihapitiya ha preso parte attiva all’operazione. Ha acquistato delle opzioni call su GameStop che hanno apparentemente accelerato la compressione nel pomeriggio di martedì 26 gennaio. Dopo il tweet di Palihapitiya, il titolo di GameStop è salito da 90 a 147,98 dollari.
Lots of $GME talk soooooo….
We bought Feb $115 calls on $GME this morning.
Let’s gooooooo!!!!!!!! https://t.co/XhOKL1fgKN pic.twitter.com/rbcB3Igl15
— Chamath Palihapitiya (@chamath) January 26, 2021
Pochi minuti dopo la chiusura dei mercati, Musk si è unito alla festa con risultati ancora maggiori. Forte di decine di milioni di fan sfegatati in tutto il mondo e di un talento per far muovere le azioni con un singolo tweet imperscrutabile, il fondatore di Tesla ha scritto soltanto: “Gamestonk”. Ha aggiunto un link al thread di Reddit in cui era stata organizzata la compressione, e tanto è bastato per far compiere un balzo del 43% al titolo di GameStop nel trading after hours.
Gamestonk!! https://t.co/RZtkDzAewJ
— Elon Musk (@elonmusk) January 26, 2021
Ora il genio degli hedge fund Michael Burry, probabilmente la persona che ha messo in moto l’intero processo, dichiara che la compressione è “innaturale, folle e pericolosa”. In un tweet (che sembra avere cancellato in seguito), Burry ha affermato che la vicenda dovrebbe portare a ripercussioni legali e regolamentari.
Forse Burry sta cercando di chiudere il vaso di Pandora che ha contribuito ad aprire. O forse sta soffrendo di un po’ di Fomo (Fear of missing out), la paura di restare tagliati fuori dagli eventi. I 3,4 milioni di azioni acquistati da Burry per circa 15 milioni di dollari varrebbero 710 milioni con l’attuale quotazione: abbastanza da renderlo un quasi-miliardario.
Purtroppo per Michael Burry, i documenti esaminati da Forbes indicano che ha venduto la sua quota di GameStop prima che il divertimento iniziasse davvero. Il 30 settembre Burry possedeva solo 1,7 milioni di azioni, ed è più che probabile che abbia continuato a vendere verso la fine dell’anno.
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