Articolo tratto dal numero di giugno 2021 di Forbes Italia. Abbonati!
“Italia regina del contante”, “Italia Paese liquido”. Pochi mesi prima della pandemia, i titoli dei giornali fotografavano un Paese in ritardo nella transizione verso i pagamenti digitali. Oggi, nonostante la nostra economia resti basata per oltre l’80% su banconote e monete, l’Edelman Trust Barometer – indagine annuale condotta in 28 Paesi del mondo -, vede gli italiani al secondo posto a livello continentale per fiducia nei pagamenti elettronici, alle spalle degli olandesi.
Nel 2020, le transazioni digitali in Italia sono state 5,2 miliardi. Secondo i dati dell’Osservatorio sui pagamenti digitali del Politecnico di Milano, sono passate dal 29 al 33% del valore totale dei pagamenti. L’ammontare complessivo delle operazioni è stato di 268 miliardi. La crescita ha riguardato soprattutto i pagamenti contactless, saliti del 29%, e quelli tramite smartphone e dispositivi indossabili, aumentati dell’80%. Il cosiddetto mobile commerce ha raggiunto una penetrazione del 51% sul totale dell’e-commerce. “Da anni era in atto un processo che i lockdown hanno accelerato”, spiega Maria Teresa Minotti, director di PayPal Italia. “Gli effetti sono stati evidenti soprattutto in settori come il food & grocery, che da anni rappresentavano una grossa fetta dell’e-commerce in altri paesi europei. La spesa online è diventata un’abitudine diffusa nel nostro Paese solo dalla scorsa primavera”.
I dati della stessa PayPal riflettono la tendenza. Nata a Palo Alto, in California, conta oggi 392 milioni di conti attivi. Nel 2020 ne sono stati aperti, in media, 250mila al giorno (+135% rispetto all’anno precedente). In Italia, i conti attivi sono arrivati a 8,7 milioni. “Le abitudini di utilizzo di PayPal ci lasciano pensare che il numero di clienti, in realtà, sia più alto”, aggiunge Minotti. “Spesso più persone – per esempio un’intera famiglia – utilizzano un unico conto PayPal. In un Paese in cui il grande ostacolo alla digitalizzazione dei pagamenti è sempre stato la diffidenza, uno dei risultati più importanti che abbiamo ottenuto è stato persuadere le persone che il nostro era un sistema sicuro. In questo senso, la caratteristica principale del servizio, ossia non trasmettere i dati finanziari al momento della transazione, è stata determinante”.
Fu proprio questa l’idea che ispirò la creazione di PayPal nel 1999. Fondata, tra gli altri, da Peter Thiel ed Elon Musk, la società è stata controllata da eBay tra il 2002 e il 2015. Oggi è presente in più di 200 mercati. Per i consumatori, il servizio è gratuito. “L’idea di fondo è quella di un portafoglio elettronico che permette le stesse azioni che compiamo con quello fisico”, afferma Minotti. “Nel portafoglio tradizionale teniamo strumenti come carte di credito e di debito, contante, prepagate e altri possibili mezzi di pagamento. PayPal offre le stesse opzioni, ma in formato digitale. E, poiché operiamo su una piattaforma globale, è come avere a disposizione tutte le valute del mondo”.
Secondo Minotti, una spinta all’adozione del digitale in Italia è arrivata dall’introduzione, nel 2016, di PagoPA, il sistema per i pagamenti elettronici alla pubblica amministrazione. PayPal è tra i metodi disponibili sulla piattaforma dal 2017, tramite una partnership con Intesa Sanpaolo. Tra il 2019 e il 2020, PagoPA è passata da 51,9 a 101 milioni di transazioni (+94,6%). Il valore totale dei pagamenti è cresciuto da 8,3 a 19,8 miliardi (+138,6%). Per il 2021 sono previste 180,6 milioni di transazioni, per una cifra complessiva di 34,7 miliardi. “Il pagamento alla pubblica amministrazione non è mai una spesa di piacere, come l’acquisto di un paio di scarpe o del biglietto aereo per le vacanze. È ancora più importante, perciò, potere svolgere questa operazione in tempi rapidi. Il digitale permette di risparmiare code – e quindi tempo – per azioni comuni come il pagamento delle multe o delle rette scolastiche. Può semplificarci la vita e migliorare la relazione tra cittadini e pubblica amministrazione”.
A maggio PayPal ha annunciato una partnership con PayTipper, l’istituto di pagamento di EnelX. “Come dimostrano anche i dati previsti per il 2021, il margine di miglioramento è ancora molto ampio. Perfino la nostra base di clienti, che pure ha un alto livello di digitalizzazione e ha familiarità con il servizio, spesso non sa che è possibile pagare la pubblica amministrazione per via elettronica. Su questo fronte, resta da fare un lavoro di comunicazione”.
Un margine di crescita esiste, del resto, in tutto il settore dei pagamenti digitali. Malgrado i progressi dell’ultimo anno, resta da colmare il divario accumulato in passato. Una rielaborazione Pwc di dati della Banca centrale europea racconta che, nel 2019, gli italiani compivano 77 transazioni elettroniche pro-capite all’anno, contro le 177 della media europea. Il rapporto 2021 della Cashless Index Society, istituita da The European House – Ambrosetti, vede l’Italia al 23esimo posto nell’Unione europea nell’uso dei pagamenti digitali.
“Esistono ancora ostacoli tecnologici e infrastrutturali, a partire dal digital divide tra Nord e Sud e tra grandi e piccoli centri”, dichiara Minotti. “I pagamenti sono una delle tante sfaccettature del problema. Basti pensare a tutti quegli studenti che hanno avuto difficoltà nei mesi di didattica a distanza perché non avevano una rete internet adeguata. E non cito l’esempio della scuola per caso: è da lì che bisogna partire per costruire una cultura scientifica e tecnologica. Quella che serve non solo per capire la tecnologia e usufruirne, ma anche per crearla”.
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